Lettera
Papa Wojtyla, come Francesco d'Assisi

di Miriam Della Croce

 

Nel libro “Perché è santo” scritto dal postulatore per la causa di beatificazione di Wojtyla, monsignor Slawomir Oder, si legge: “Nel suo armadio, in mezzo alle tonache era appesa sull'attaccapanni una particolare cintura per i pantaloni, che lui utilizzava come frusta e che faceva portare sempre anche a Castel Gandolfo”. Nessuna meraviglia. Wojtyla sicuramente come Francesco d'Assisi, ed altri santi, era persuaso che la "masturbazione è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato" (cf n. 2352 del Catechismo). E come mettere a tacere i sensi se non flagellandosi? Certamente il Papa aveva in mente l'episodio di San Francesco, che una notte, per farli tacere i sensi, si tolse la tonaca e prese a percuotersi violentemente con un pezzo di corda, dicendo: «Frate asino, così ti conviene restare, così prenderti le battiture. Perché la tonaca serve alla religione e porta in sé il sigillo della santità: non è lecito, a un libidinoso, rubarla!». Ma niente! La tentazione era incontenibile. Per domarla Francesco uscì nudo nel cortile, e s’immerse nella neve abbondante. Niente ancora! Allora il frate pensò di distrarre la mente e di fiaccare le membra, sino a che lo stimolo della carne non si fosse assopito. Cominciò a fare pupazzi di neve uno dietro l’altro, e  ben sette ne tirò su. Così passò la notte, il Poverello d'Assisi, sacrificando sonno e preghiere, per non cadere in un peccato inconsistente. E pensare che avrebbe potuto risolvere il suo problema in pochi minuti. Ma così va questo povero mondo.
 
Miriam Della Croce
 
P.S. L'episodio riguardante San Francesco è tratto fedelmente dal biografo del santo, Tommaso da Celano, Vita seconda - Fonti Francescane - Editrici Francescane.


Mercoledì 27 Gennaio,2010 Ore: 16:07