Lettera
Il sacrifcio di Cristo fa la differenza

di Renato Pierri

Gentile direttore, giovedì sera, l’ennesima trasmissione di Bruno Vespa su Padre Pio; e tanto per simulare obiettività, tra gli invitati c’era l’ateo di turno; mai un credente che possa fare serie contestazioni teologiche. Ma questa è ormai storia vecchia. Volevo solo rilevare un errore del simpatico Piergiorgio Odifreddi, il quale ha detto suppergiù: "Se si chiede ad un cattolico perché preferisce il cristianesimo ad altre religioni, risponde che il cristianesimo è la religione dell’amore; ma il precetto «ama il prossimo tuo come te stesso» si trova già nell’Antico Testamento, e quindi anche l’ebraismo è religione dell’amore…”. Beh, diamo a Cesare quel che è di Cesare. Cristianesimo e amore si identificano: «Un comandamento nuovo vi do: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri» (Gv 13,34). Si tratta di un amore portato al limite estremo; un amore oblativo che non si ferma neppure davanti alla morte. Un amore che è centro della nuova alleanza. Così papa Ratzinger: "Dove sta la novità a cui Gesù si riferisce? Sta nel fatto che egli non si accontenta di ripetere ciò che era già richiesto nell’Antico Testamento, che leggiamo anche negli altri Vangeli…Nell’antico precetto il criterio normativo era desunto dall’uomo (“come te stesso”), mentre nel precetto riferito da Giovanni Gesù presenta come motivo e norma del nostro amore la sua stessa persona" (Udienza Generale 9/8/2006). Il sacrificio di Cristo fa la differenza.


Renato Pierri



Venerdì, 14 marzo 2008