Lettera
Lettera aperta alla sig. Falcone, sorella di Giovanni Falcone.

di Rosario Amico Roxas

Faccio parte della stragrande percentuale dei “sigg. Nessuno”, ed è proprio a nome della categoria che desidero scriverle, mettendo le mie parole accanto a quelle ben più importanti che Le sono state indirizzate. Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e tutti gli altri magistrati morti ammazzati dalla mafia, vengono celebrati nella ricorrenza del loro sacrificio e vengono anche esaltati per il loro “eroismo”. Ma è con il cuore in mano che desidero assorbire questi personaggi in questa nostra categoria dei “sigg. Nessuno”, categoria che viene ogni anno incrementata da migliaia di morti sul lavoro dei quali si parla pochissimo come se appartenessero ad un modo parallelo.
Vorrei tanto ricostruire la loro immagine liberata dall’alone di eroismo per colmarla di quella “normalità” che li accomuna ai tantissimi morti sul lavoro.
Perchè questo desiderio ? Desidero chiarilo con la semplicità dell’uomo della strada.
Se non ci fosse stata quella maledetta strage e non ci fossero state le altre stragi e gli altri attentati, con i tanti, troppi morti, questi che oggi vengono celebrati come eroi con le parole di circostanza, giusto per essere presenti al posto giusto nel momento giusto, avrebbero subito l’onta di essere indicati come “antropologicamente disturbati” e offerti al pubblico ludibrio con l’esigenza di sottoporti ad esame psichiatrico per accertarne le capacità di intendere, volere e, quindi, giudicare.
Morti in quella tragica maniera sono diventati “eroi”, ma non per loro volontà o loro scelta, bensì per l’altrui negligenza sforata nella connivenza.
Sono stati relegati in un limbo dove, certamente, si trovano a disagio, per questo nel cuore di noi “sigg. Nessuno” rimangono dei morti sul lavoro, quelli indicati come “morti bianche” per esorcizzare con il candore del colore la tragica realtà.
Indicandoli come “eroi” vengono collocati dove non avrebbero voluto mai trovarsi, assimilati ad un mafioso condannato all’ergastolo per duplice omicidio, diventato “eroe” per sua scelta e per sua volontà, in un malinteso concetto di eroismo per avere mantenuto l’antica legge mafiosa dell’omertà.

Rosario Amico Roxas



Domenica, 25 maggio 2008