Lettera
Don Sciortino e le regole della Chiesa

di Renato Pierri

Gentile direttore, la difesa della Chiesa a tutti i costi, e quindi il pregiudizio, può spingere una persona senza dubbio intelligente ed onesta ad affermazioni non rispondenti al vero. Don Antonio Sciortino rispondendo ad una lettrice che si lamentava delle regole severe della Chiesa specialmente riguardo alla sessualità, scrive: "Quelle che si definiscono regole, in realtà non sono altro che modi per incarnare i valori del Vangelo" (Famiglia Cristiana n.34). Don Antonio, dovrebbe spiegare che cosa mai hanno da spartire col Vangelo, "regole" come le seguenti, tanto per citarne tre: "Le persone omosessuali sono chiamate alla castità" (Catechismo n. 2359), e in questo caso per castità la Chiesa non intende quella degli sposi o dei fidanzati, bensì quella dei sacerdoti: rinunzia totale all’esercizio della sessualità. Altro passo: "La fornicazione è l’unione carnale tra un uomo e una donna liberi, al di fuori del matrimonio" (n. 2353). E questo perché la sessualità è "ordinata alla generazione dei figli". E se la donna, solo per fare un esempio, è in età non più fertile? Ugualmente fornicazione "gravemente contraria alla dignità della persona", stando al Catechismo. Ancora: "E’ intrinsecamente cattiva ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento...si proponga...di impedire la procreazione". Mi limito ad osservare che impedire la procreazione in alcuni casi può rispondere pienamente al comandamento dell’amore.

Renato Pierri



Venerdì, 29 agosto 2008