Lettera
Come e quando si parla della Scienza in Italia

di Germana Pisa

Non è frequente che si parli della Scienza in Italia (e dei ricercatori e dei docenti universitari e delle caratteristiche e delle esigenze della Ricerca e dei suoi protagonisti; di scoperte importanti, di brillanti intuizioni). In genere capita di leggere di ricercatori che hanno emigrato e che hanno potuto altrove raggiungere traguardi importanti, dei quali ci si gloria poi da quaggiù. (In sottordine, ma non tanto, avviene che si chiuda improvvisamente una rivista che aveva fatto della divulgazione scientifica di buon livello una bandiera, che otteneva consensi molteplici, che era molto apprezzata da giovani e non (Newton, della Rizzoli)

Accade che si parli molto di ricercatori e docenti in queste ore, per denigrarli pesantemente, anche dall’interno stesso della Università, da parte di "onesti cercatori" (vedi Avvenire ieri ).

In Italia si tolgono i fondi alla Ricerca e si tagliano le gambe ai ricercatori, sia mutilando possibilità, sia colpendo di disistima studiosi, del cui lavoro ci si è guardati bene di parlare nel tempo. Per esempio, il prof. Marcello Cini è un’autorità nel campo della fisica, ma lo scopriamo oggi nel momento in cui qualcuno dice di lui – e degli altri con lui che hanno espresso una opinione contraria all’invito del papa - che hanno una intelligenza vacillante (Avvenire sempre ieri ).

E ci si spinge, in altro spazio mediatico, a chiedere al rettore de La Sapienza di assumere provvedimenti disciplinari nei confronti di quei docenti, se non addirittura a chiedere di esonarli dai loro incarichi . ( Vedi lettera aperta della associazione AiBi pubblicata dal settimanale Vita. ) allegata.

Queste prese di posizione mi ricordano tristemente un periodo neanche tanto sepolto nelle sabbie del tempo. Quando fu che ce la si prese con determinate categorie di docenti?
Pensiamo forse che adesso la situazione sia meno gravida di rischi al riguardo? Starei attenta ad essere ottimista in questo campo. Le parole che volano in queste ore – e che spererei di dimenticare (come si tende a voler dimenticare un incubo ) – sono di una gravità assoluta e lanciano più di un campanello d’allarme. E in più direzioni. Perché se da un lato quella vicenda ha coperto di contumelie e teso ad isolare studiosi ai quali dovremmo essere grati, fa intuire che uguale assalto mediatico ci potrà essere domani nei confronti di altre libere manifestazioni del pensiero.

Si giunge - da radio Maria - a vedere la presenza di Satana nella Università
Si assiste alla presa di posizione di docenti che si mettono in luce per una adesione al papa e si vede come altro elemento di divisione sia stato introdotto nella società, proprio là in uno dei punti più sensibili, più delicati.
Link
http://www.vita.it/comunicati/index.php3?COMID=2653



Lunedì, 21 gennaio 2008