Lettera
Alla ricerca della verità

di Rosario Amico Roxas

I casi giudiziari più eclatanti, ormai, non vedono più in primo piano il colpevole e la vittima, ma il collegio degli avvocati, sia difensori che di parte civile.
Nei tribunali si respira il “relativismo della verità”; una verità che conta sempre meno a fronte dell’abilità degli avvocati di manovrare la Procedura penale, per difendere i loro assistiti dai rigori del Codice penale.
Un aneddoto, che amava raccontare un principe del foro, sintetizza questa verità
Si tratta dell’avv. On. Giuseppe Alessi, principe del foro siciliano e nazionale, fondatore della Democrazia Cristiana, che vide la luce nel suo studio in Caltanissetta, insieme a don Sturzo, Aldisio e pochi altri; ancora oggi vivente, avendo superato la soglia dei cento anni.
Egli racconta che in vita sua non aveva mia guidato una macchina, ma, per scommessa con gli amici, un giorno decise di prendere la patente. Era il periodo anteriore alla 2° Guerra mondiale e gli esami erano più una formalità. Fece domanda, prese il foglio rosa e, preso dagli impegni professionali, trascurò l’evento. Il giorno stabilito si presentò agli esami. Gli esaminatori gli sottoposero il caso di un incrocio, dove due automobilisti rischiavano di scontrasi se non avessero rispettato la precedenza.
Alla domanda “A chi spetta la precedenza ?”,
l’avv, Alessi rispose, da par suo, con un’altra domanda: “Ma io chi difendo ?”


Rosario Amico Roxas



Venerdì, 14 marzo 2008