Il ventennale della moschea Al - Raman di Segrate (MI)

di Enrico Sciarini

Per degnamente celebrare i 20 anni della moschea Al - Raman di Segrate (MI), la prima in Italia, dal 16 al 30 ottobre scorso la comunità musulmana e l’Imam Ali Abu Swaima hanno organizzato qui a Segrate una serie di manifestazioni culturali, artistiche e sportive. In allegato invio due articoli apparsi sui quindicinali "Segrate Oggi" del 18 ottobre e del 5 novembre. Il primo riporta tra l’altro una sintesi della conferenza del professor Tariq Ramadan e, in appendice un commento che mi era stata richiesto dal parroco di Segrate. Il secondo è dedicato ad una tavola rotonda sul tema: " Il ruolo della moschea nella società occidentale".
Cordialmente,


Enrico Sciarini



Tavola rotonda " Il ruolo della moschea nella società occidentale"
Con una Tavola rotonda alla quale hanno partecipato illustri ospiti italiani e stranieri, la sera di venerdì 23 ottobre si sono praticamente concluse le celebrazioni del ventennale della Moschea di Segrate. Sul tema: “Il ruolo della Moschea nella società occidentale” hanno espresse le loro opinioni, il professor Stefano Allievi dell’Università di Padova, il dr. Alawi vicepresidente della Federazioni delle organizzazione islamiche in Europa, la professoressa Patrizia dal Monte dell’Organizzazione donne islamiche e il dr. Gad Lerner, giornalista e conduttore televisivo; moderatore il dr. Hamza Roberto Piccardo. Inizia il prof Allievi dicendo che gli immigrati si integrano meglio se trovano un luogo di culto per la loro religione. Chiede però che nelle moschee italiane insieme a quella araba venga usata la lingua italiana. Il dr. Alawi ritiene che in Europa le moschee sono luoghi di incontro e di conoscenza; indica in quelle di Stoccolma e di Dublino due esempi da imitare. Ritiene inoltre importante che gli imam che operano in Europa debbano anche essere formati in Europa per contribuire alla costruzione di un’identità europea fondata sul multiculturalismo e sulla interreligiosità. Gad Lerner, ebreo, ribadisce la sua ventennale amicizia con i musulmani ma chiede loro uno sforzo di apertura alla democrazia laica perché è in essa che si può avere una maggior presenza delle religioni. La professoressa Dal Monte mette in parallelo il valore delle moschee, delle chiese e delle sinagoghe come luogo di aggregazione sociale. Nella sala convegni del Centro Civico Milano 2 ad ascoltare le interessanti considerazioni era presente un folto pubblico.
e.s.




Tariq Ramadan
Tariq Ramadan è un quarantaseienne intellettuale svizzero - egiziano ed è un musulmano sostenitore di una reinterpretazione dei testi islamici e iniziatore dell’ Euroislamismo. E’ stato a Segrate lunedì 20 ottobre per tenere una conferenza nell’ambito del ventennale della moschea segratese. Il tema da lui trattato è stato proprio: “L’Islam, i musulmani e la moschea”. Ha esordito dicendo che i fondamenti religiosi e la loro applicazione necessitano di approfondimenti; uno di questi è la corretta traduzione della parola “Islam” che in Europa è definito “sottomissione”, mentre invece, più correttamente significa: “Conoscenza di sé stessi per conoscere Dio”. Anche la parola “Jihad”, spesso tradotta come “guerra santa”, è invece la lotta necessaria per ottenere la pace interiore. Con questo significato la Jihad non porta alla guerra, ma alla pace. A questo proposito ha espresso un concetto molto energico: “Si può avere la fede e non la pace”. Ramadan ha invitato i numerosi musulmani presenti a rendersi conto del nuovo significato da attribuire a tali due parole poiché il concetto si può estendere a tutto il Corano misurandosi con una interpretazione profonda e non con quella letterale. Ha poi affrontato il tema specifico della moschea indicando nella Kaba la moschea centrale di tutto l’Islam rappresentato nella sua essenzialità. Le altre moschee sparse in tutto il mondo dovrebbero tener conto del contesto culturale nel quale vanno ad inserirsi. Esse sono il luogo dove ci si prostra annullando sé stessi alla ricerca di Dio per liberare dal proprio ego la fede e la pace. Proseguendo ha detto che. “Il dialogo tra l’Uomo e Dio che si estrinseca nelle moschee deve condurre al dialogo tra i popoli”. Sull’argomento integrazione Ramadan ha introdotto il nuovo concetto di “contribuzione” con l’invito ai musulmani che vivono in Europa a dare il loro contributo alla convivenza con i popoli che li ospitano. I contributi che Ramadan chiede agli immigrati sono essenzialmente tre: - Rispetto per il popolo che li accoglie - Conoscenza del luogo che li ospita, incominciando dall’apprendimento della lingua. - Umiltà, che non significa sottomissione, ma profondo convincimento che nessuno è depositario della verità assoluta. Ha poi aggiunto: “Normalmente all’immigrato si chiede - Da dove vieni? - e questa domanda sottintende un riferimento al passato. La domanda da rivolgere dovrebbe essere - Dove vai? - perché con essa il riferimento è al futuro”. Ha concluso dando ai suoi correligionari sei consigli: essere fiduciosi, coerenti, comunicativi, creativi, disponibili e contestatori delle ingiustizie.


Enrico Sciarini


Commento
Le informazioni su Tariq Ramadan che si possono trovare in internet sono numerose. Si scopre che è nipote del fondatore del gruppo estremista “Fratelli musulmani” (quello che ha compiuto numerosi attentati in Egitto). Il padre è stato invece il fondatore del partito estremista Hamas (quello che ha avuto la maggioranza nelle ultime elezioni palestinesi). Con questi ascendenti non c’è da meravigliarsi che Tariq, pur essendo nato e cresciuto in Europa (Svizzera), non goda della fiducia di molti occidentali. Lo si accusa di essere un doppiogiochista, di tenere cioè un linguaggio diverso per il pubblico europeo e uno per i musulmani. I suoi sostenitori lo definiscono invece il Martin Lutero musulmano.
Sentito quanto ha detto nella conferenza di Segrate, mi pare che l’accusa di doppio linguaggio proprio non regga. Quanto invece a giurare sulla sincerità dei buoni propositi espressi nutrirei qualche dubbio. Per esempio, si potrebbe vedere nella sua auspicata funzione di pace delle moschee un cavallo di Troia per una futura egemonia dell’Islam in Europa. Più realisticamente credo che bisogna accettare la sfida senza temere di essere “islamizzati”. L’Occidente ha sempre battuto l’Oriente con la forza delle armi, la sfida futura è quella di saperlo battere con la forza della ragione.

Enrico Sciarini

Note:
- Tariq Ramadan ha tenuto la sua conferenza in francese. Nello stendere la sintesi del suo discorso più che della traduzione effettuata durante la conferenza, mi sono avvalso delle mie discrete conoscenze della lingua francese.
- La sintesi della conferenza sopra riportata è una forma più estesa e dettagliata di quella che apparirà sul quindicinale Segrate Oggi.



Lunedì, 10 novembre 2008