Sulla conversione di Magdi Allam
Magdi Allam ovvero: L’uso politico della Conversione!

di Aldo Antonelli

E così, dopo l’uso politico della Religione (vedi Giuliano Ferrara e il fu Marcello Pera) e l’uso religioso della politica (vedi Bendetto XVI e il fu Camillo Ruini) eccoci all’uso politico della Conversione!
L’amico Salvatore scrive:

Caro don Aldo,
Confesso che la conversione al Cristianesimo di Magdi Allam in mondovisione mi ha dato piuttosto fastidio.
Naturalmente non per un fatto di merito, ma per la scelta - che mi pare tutta politica - di farlo in diretta televisiva davanti a tutto il mondo, chiaramente voluta sia dall’interessato che dalla gerarchia vaticana.
Mi sembra che si sia voluto dare una specie di prova di forza, con un messaggio implicito del tipo "Gli arabi civili, istruiti ed integrati nel mondo occidentale stanno con noi e non con l’Islam". In questo gesto, come in altri simili, tipici dello stile del cardinal Ruini e di papa Ratzinger, non vedo niente di utile per aumentare la tolleranza ed il rispetto tra le diverse fedi, che vengono spesso dichiarate e poco praticate.
Qual’è la tua opinione in merito?


Rispondo.

Caro Salvatore,
il tuo disagio è anche mio, mentre la tua impressione per me è molto più che tale.

Ormai bisogna prendere atto che la gerarchia (grazie a Dio non tutta) che si ritrova in Ruini ed ha espresso nell’elezione di Benedetto XVI la propria identità programmatica è affetta da un vero e proprio autismo. Avendo perso il contatto con le realtà ha finito di rinchiudersi in se stessa, unicamente ossessionata di propagandare se stessa più che comunicare con l’Altro.

Da tempo in Vaticano sono scomparse la Parabole della ricezione e si sono potenziate le antenne per la trasmissione. Da quella parte, ormai, non si ascolta più, non ci sono più orecchi, ma una sola, enorme bocca che parla, parla, parla. Già J.B.Metz ebbe a stigmatizzare questo scandalo, denunciando un unidirezionalismo intraecclesiale nel quale il centro divorava la periferia: "Le Chiese del Terzo Mondo ci inviano impulsi di rinnovamento che noi non riceviamo o non accogliamo del tutto, perché li subordiniamo troppo rapidamente alle nostre concezioni note e spesso logore". Ora questo movimento a senso unico ha invaso anche i rapporti Chiesa-Mondo. Di qui questa mediatizzazione sovraespositiva di ogni evento, di ogni parola, di ogni gesto: dai discorsi del mercoledì agli angelus della domenica, dalle visite del papa alle parrocchie alle messe in piazza San Pietro, dalle assoluzioni papali ai battesimi "capitali". Il giorno di Pasqua ho voluto ricordare ai miei parrocchiani che il luogo proprio della chiesa non sono le piazze con il loro trambusto bensì la coscienza delle persone, con la "riservatezza" che le è propria. Lo spunto lo prendevo dal racconto che Pietro fa della Resurrezione, quando dice testualmente: "Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio..." (Atti 10, 40-41). Questa discrezione e questa riservatezza nella vita di Gesù sono una costante. La sua nascita avviene "dum medium silentium tenerent omnia". Prima della trasfigurazione nel Tabor Gesù, anche lì, sceglie dolo due dei suoi discepoli. Nell’Orto degli Ulivi porta con sè solo Pietro e "i due figli di Zebedeo". Insomma questa bulimia mediatica di una chiesa tutta autoreferenziale non ha niente a che spartire con l’etica evangelica e lo stile del suo fondatore. La "conversione" di Magdi Allam anche a me pone degi dubbi, ma mi crea ancor più problemi la necessaria e, per ora, lontana "conversione dei convertiti".

Aldo



Martedì, 25 marzo 2008