Intervista a Alessandro Ahmad Paolantoni, segretario generale dell'UCOII

a cura di Amina Salina

Alessandro Ahmad Paolantoni, segretario generale dell'associazione, 42 anni, sposato e padre di Nura e'  oggi una delle personalita' emergenti dell islam italiano.. Cittadino italiano, ha abbracciato l'Islam da nove anni e attualmente è anche vice presidente della Moschea "al-Huda" di Centocelle (Roma) dove insegna la corretta lettura del Corano ed i principi della Sharia ai nuovi musulmani. Quesya e' l intervista in cui spiega la linea dell UCOII rispetto all insieme dell islam italiano. Dopo le dimissione del direttore della Lega Islamica Mondiale Mario Scialoja dall organismo consultivo voluto dal Ministtro dell Interno e sostenuto dalla maggioranza di destra a Milano si aprono nuovi scenari per la comunita' islamica. Speriamo che attorno all UCOII si aggreghino in qualche modo gli elementi piu' seri e significativi delle varie associazioni islamiche quali che sia la loro linea in modo da costruire un organismo di fratelli e sorelle abnegati onesti e liberi da ingerenze esterne o statali. Quello che ci serve veramente per progredire.
salam
Amina Salina .

Quali significato hanno le recenti elezioni che hanno portato ad un rinnovamento nella dirigenza del’Ucoii?
Innanzitutto l’Ucoii è un’organizzazione che si fonda su un proprio statuto e le elezioni, come il cambio del vertice dopo due mandati, sono azioni regolamentate e richieste dallo statuto. Detto ciò, l’elezione di Izzeddin Elzir (Imam di Firenze, ndr), un giovane molto conosciuto per il lavoro esemplare fatto a Firenze, in particolare nell’ambito del dialogo interreligioso, è sicuramente un segnale di grande innovazione e rilancio dell’organizzazione.

Ma quali saranno allora le priorità del vostro impegno sia nella comunità islamica italiana che nel rapporto con le Istituzioni dello Stato?
La nostra priorità sarà il rafforzamento del legame con i centri islamici aderenti su tutto il territorio nazionale con visite sul territorio, assistenza legale e formazione specifica per una migliore organizzazione e maggiore trasparenza nella gestione. Su alcuni punti del programma ci sarà una continuità rispetto al mandato precedente a partire dalla ricerca di un’intesa tra lo Stato e la minoranza musulmana in Italia.

Un’intesa ancora bloccata anche perché i musulmani d’Italia continuano ad essere divisi e spesso in concorrenza tra loro. Avete una proposta per superare questa fase?
La richiesta legittima di un’intesa da parte nostra è l’interpretazione di quello che i musulmani ci chiedono, un riconoscimento ufficiale delle specificità religiose di una minoranza al pari di tutte le altre minoranze del Paese. Per il superamento delle divergenze tra le organizzazioni islamiche in Italia noi proponiamo e auspichiamo la nascita di una federazione dei musulmani in Italia sul modello francese. Un organismo unitario di tutte le maggiori organizzazioni islamiche unite sui punti condivisi e nel rispetto delle reciproche specificità. Questo rimane un nostro grande auspicio per operare per il bene della nostra comunità e del futuro del nostro Paese.

La vostra proposta di Federazione si scontra con un tentativo già in atto lanciato dal ministro Maroni quale è il Comitato per l’islam italiano da cui voi siete stati esclusi. A proposito di questo, come commentate la vostra esclusione?
Nessun commento, ma semplicemente una presa d’atto. D’altronde non abbiamo nutrito aspettative particolari sul Comitato. Come ho già dichiarato in passato, qualora il Comitato faccia proposte positive e utili per la comunità queste verranno da noi salutate favorevolmente. A noi oggi interessa che i musulmani d’Italia abbiano maggiore consapevolezza della loro presenza e del loro ruolo in Italia. Passare dal considerarsi una comunità a divenire minoranza di questo Paese. Cittadini uguali agli altri pur mantenendo la loro identità religiosa così com’è avvenuto per tutte le minoranze in Europa.

E’ un visione ottimistica che si scontra con un clima pesante che si respira oggi nelle aree del Nord dove la Lega Nord in particolare soffia sul vento dell’islamofobia e comunque rimane ostile all’apertura delle moschee.
La situazione nel Nord desta molta preoccupazione perché certe posizioni estreme mettono in seria discussione la libertà di culto, una libertà sancita tra i diritti fondamentali della nostra Costituzione. Come Ucoii abbiamo il dovere di difendere i diritti di quelle comunità impossibilitate ad ottenere permessi per poter pregare. Ovviamente il nostro impegno passa attraverso le azioni legali, i ricorsi e soprattutto un dialogo continuo con tutte le forze politiche per contribuire a cambiare un clima che non aiuta di fatto l’integrazione e la convivenza in alcune aree del Paese.

L’Ucoii è stata spesso accusata di essere l’emanazione diretta del movimento dei Fratelli Musulmani in Italia. Di conseguenza di essere un’organizzazione estremista e pericolosa. Come rispondete a queste accuse?
L’Ucoii non ha nessun legame organico con i Fratelli Musulmani e non aderisce come organizzazione a nessuna corrente islamica particolare. Non abbiamo né l’interesse né il potere per egemonizzare dal punto di vista del pensiero la comunità islamica italiana. Il nostro compito è quello di cercare di rappresentare le istanze di tutti i musulmani in Italia senza alcuna distinzione. Chiarito questo, non escludo la presenza all’interno dell’Ucoii di persone legate al movimento dei Fratelli Musulmani, perché precedentemente legate nei loro Paesi d’origine a questo movimento. Questo non rappresenta sicuramente un crimine o qualcosa di illegale, tantomeno di potenzialmente pericoloso anche perché in Gran Bretagna e in Francia i governi non hanno avuto nessun problema a dialogare e lavorare insieme a soggetti ed organizzazioni chiaramente legate ai Fratelli Musulmani.

Siete stati accusati di antisemitismo per l’inserzione su un quotidiano in cui si equiparava l’uccisione di civili in Libano da parte dell’esercito israeliano alle stragi di Marzabotto. Come valuta quella polemica e qual è la vostra posizione nei confronti degli ebrei?
Quell’inserzione, a mio avviso, contiene due errori fondamentali: uno per le modalità con cui è stato redatto, l'altro nella tempistica. L’accostamento con Marzabotto poi, pur essendo un invito alla riflessione non è stato recepito neanche da quella parte politica a cui generalmente veniva attribuita simpatia per la causa palestinese e, all'epoca, simpatia nei confronti dell'Ucoii. Noi eravamo e siamo contro le aggressioni militari sioniste e a favore di una soluzione giusta e rispettosa del diritto internazionale per il popolo palestinese ed essere critici con il governo di Tel Aviv non ha nulla a che fare con l'antisemitismo. E’ una posizione per noi innanzitutto umanitaria nel non lasciare solo un popolo che soffre e di cui nessuno parla. Per quanto riguarda il dialogo interreligioso tra musulmani ed ebrei in Italia, credo che questo sia oggi collaudato anche grazie all’interessante esperienza comune tra il nostro nuovo presidente e il rabbino di Firenze. L’Ucoii da anni partecipa attivamente a numerose iniziative di dialogo interreligioso partire dalla giornata del dialogo cristiano islamico.

Quando si parla di islam, nell’immaginario comune c’è anche la parola donna.
Quale la condizione delle donne musulmane in Italia e come valuta le campagne mediatiche che sentenziano la condizione di sottomissione e violenza a cui le musulmane sarebbero sottoposte?

Nella società in generale oggi la condizione delle donne non è una condizione di parità. Per quanto riguarda l’associazione tra violenze domestiche e Islam, credo vi sia una grande mistificazione, non perchè il fenomeno non esista, ma perché i dati dell'Istat ci dicono che il fenomeno è purtroppo trasversale a moltissime famiglie italiane senza distinzioni etniche, religiose o culturali.
Per dirla con Amato si tratta purtroppo di “una tradizione siculo-pakistana”.
Per quello che ci riguarda da vicino abbiamo cercato di favorire un maggiore spazio per le donne nell’Ucoii, per cui oggi abbiamo eletta la prima vice presidente nazionale. Nel Consiglio Consultivo (Shura) ci sono donne e così anche nell’ Assemblea Generale e nel Consiglio dei Saggi. Le donne sono oggi presenti e attive in tutti gli organi dell’associazione e in numerosi consigli direttivi dei centri islamici a noi affiliati.

E sulla polemica sul cosiddetto burqa, o propriamente detto niqab. Qual è la vostra posizione?

L’Ucoii non incoraggia l’uso del niqab per questioni di ordine pubblico e per il dovere di rispettare le leggi del Paese in cui si vive. Dall’altra parte esiste anche la libertà di espressione per cui non abbiamo, credo, il potere di impedire la libera scelta di una persona attraverso leggi ad hoc che sarebbero chiaramente discriminatorie. Infine ritengo che tutta polemica sia assolutamente spropositata rispetto ai numeri effettivi di donne che indossano il niqab in Italia. Il dubbio che sorge è che dietro ci sia tanta propaganda e poca o nessuna volontà di aiutare realmente le donne.

Per concludere, molte delle questioni sollevate trovano ampio spazio nei media. Come valuta il ruolo di questi, in particolare nel trattare le questioni islamiche in Italia?
Oggi assistiamo a due luoghi comuni nella stragrande maggioranza delle rappresentazioni mediatiche. Le identificherei in due stereotipi di musulmani:  l’estremista e il cosiddetto "moderato". L' estremista che spesso rifiuta il dialogo, cerca lo scontro e conferma i numerosi luoghi comuni sull’Islam e sui musulmani. Dall'altra parte troviamo i cosiddetti "moderati", in realtà dei laici oltranzisti i quali più che volentieri attaccano l’Islam e criminalizzano i suoi fedeli. Fra queste due rappresentazioni estreme, che sono due facce della stessa medaglia, si colloca invece la stragrande maggioranza dei musulmani d’Italia o italiani che rappresentano la normalità. Donne, uomini, tanti giovani che lavorano e vivono pacificamente la loro pratica religiosa.
Questo popolo riteniamo rappresenti il vero volto del nuovo Islam d’Italia.

(27/04/2010)



Sabato 15 Maggio,2010 Ore: 18:12