Marocco - elezioni
Islamisti in testa nei sondaggi

di Amina Salina

Alla mezzanotte del 25 agosto si è chiuso il termine per la presentazione delle candidature, e dal giorno successivo e’ iniziata la campagna elettorale per le elezioni politiche in Marocco, che si terranno il 7 settembre. L’attuale centrosinistra al governo si e’ rivelato una vera fregatura per il Marocco e nessuna delle promesse relative alla lotta alla corruzione ed al clientelismo si e’ avverata. Esattamente come in Turchia oggi i veri riformisti sono gli islamisti (il pjd e’ una specie di democrazia cristiana islamica) mentre i veri conservatori sono i laici. Il Re Mohammed VI, nonostante la pesante eredità lasciata dal padre, ha cercato contraddittoriamente di modernizzare il Paese senza riuscire a scalzare il potere dei notabili e destabilizzando ulteriormente la situazione spingendo per l’occidentalizzazione di un paese che resta profondamente e rigorosamente islamico. Il favorito di sondaggi e analisti è il Partito della Giustizia e lo Sviluppo (Pjd), di ispirazione islamica, visto che l’altro partito islamista, quello dello Skeihk Abdessalam Yassine, e’ ancora fuorilegge a causa della sua opposizione di principio alla monarchia alaouita di cui contesta la legittimità. Gli elettori marocchini sono chiamati a eleggere i 325 membri della camera dei rappresentanti, la camera bassa del parlamento di Rabat, in base al sistema proporzionale. I poteri della camera, come dell’intero potere legislativo, non possono essere comparati a quelli dei parlamenti europei - il re non è obbligato a nominare premier un membro della maggioranza, ad esempio - ma sono aumentati molto dopo la riforma costituzionale del 1996, e comprendono anche la possibilità di votare una mozione di censura contro l’esecutivo.
Nelle elezioni del 2002, le prime del regno del re Mohamed VI, il Pjd è passato da 14 a 42 seggi, un balzo in avanti che secondo alcuni sarebbe stato ancora maggiore se il partito avesse presentato candidati in tutte le circoscrizioni (e non nel 60%). Ora però sembra arrivata l’ora del Pjd e del suo leader, Saad Eddine El Othmani, che punta a ottenere «fra 60 e 70», trasformando il suo partito nella principale forza politica. El Othmani ripete che il suo non è un partito islamico, ma d’ispirazione islamica («come le democrazie cristiane europee») e che le sue priorità non sono le leggi che permettono la vendita dell’alcol o il velo delle donne, ma piuttosto la lotta contro l’ingiustizia sociale, a partire dal suo sintomo più flagrante ed evidente: la corruzione, particolarmente nella Giustizia e nella Sanità pubblica.
Il Marocco insh’Allah verrà giudato da un partito simile alla democrazia cristiana italiana che non imporrà con la forza il rispetto del diritto islamico tradizionale ma punterà in primo luogo sulle riforme e sull’educazione religiosa e non.

salam


amina salina



Lunedě, 03 settembre 2007