Musulmani italiani
Seconda generazione: Tanta confusione ma si può essere musulmani

di amina salina

I media e gli studiosi che si occupani di musulmani di seconda generazione registrano la tanta confusione che c’e’ in giro tra le ragazze ma tutto sommato prova che si puo’ essere musulmane praticanti anche in Occidente.Non e’ una cosa scontata poiche’ in altri paesi europei c’e’ unamaggiore percentuale di giovani musulmani assolutamente alieni dalla loro appartenenza religiosa.Il quadro e’ contraddittorio e nulla e’ stabile spesso ci sono esigenze in contraddizione come la ragazza col velo che frequenta la discoteca. Non e’ un percorso facile.Inizia con il liceo e poi l’università scelte difficili per chi arriva da paesi poveri e lontani con lo scoglio della lingua e senza una famiglia colta alle spalle.Gli abbandoni scolastici sono ancora troppi e troppi anche i giovani che lavorano precocemente .Continua fra le difficoltà economiche con l’università a cui accede una minoranza mentre- come per i ragazzi italiani -tanti sono coloro che studiano e lavorano.Con risultati paradossali per cui ci sono ragazze musulmane che magari non fumano non bevono mangiano halal e leggono il Corano che ti ritrovi dietro un bancone di un bar dove chiaramente circolano birra e alcoolici.Anche perche’ alcool e maiale sono un problema anche per chi fa la cassiera nei supermercati o per chi lavora in cucina e perche’ comunque bisogna vivere.Certo sharaiticamente parlando non sono molti i lavori halal. lavorare in un call center ,gestire un negozio di abbigliamento o come segretaria oppure come infermiera o medico ,a rigore nemmeno in banca si potrebbe lavorare per via della riba.E le possibilità per chi studia sono davvero poche.Salima 23 anni cameriera e’ la prova di un processo di reislamizzazione difficile che esiste e ha percorsi carsici.Ahime’ lavora in un pub. Sul lavoro gli uomini non li guarda nemmeno e spera che non guardino lei "È un regola d’oro. Quando si lavora in un pub meglio non dare confidenza. Vale per me e vale per le mie amiche. Tutte romane da un paio di generazioni."Certo la sicurezza delle donne e’ a rischio in questi posti qua io mia figlia non ce la farei lavorare ma certe volte le ragazze decidono di testa loro e allora che fare??.Per un giovane le difficoltà sono minori al limite va in un cantiere ma una ragazza e’ doppiamente discriminata.Randa invece vuol fare la giornalista e la famiglia la incoraggia. «È il mio sogno fin da bambina, nel frattempo scrivo per Yalla, un giornale fatto dai ragazzi di seconda generazione». Randa studia alla Statale di Milano. "Poertare il velo è segno di grande coraggio."ma " chi assumerà donne con il velo?». In effetti la discriminazione lavorativa esiste eccome.Solo chi lavora nella pubblica amministrazione op gestisce un negozio e’ veramente libera di portarlo grazie alla legislazione protettiva che c’e’ in Italia.Po c e’ Loubna universitaria che porta il velo sopra i jeans e che vuole fare il medico .Del resto l’unico problema per le donne musulmane che escono la sera magari per una pizza o un cous cous oppure per uno spettacolo teatrale e’ la sicurezza.Come ha spiegato l’imam Samir Khaldi sharaiticamente non esiste alcun problema per una ragazza che debba andare ad istruirsi in un luogo diverso da casa propria se non quello di garantire la sicurezza della persona stessa e il rispetto della sua dignità di donna.Il preoblema vero e’ quando si rimane indietro dal punto di vista religioso e le tentazioni sono tante.Laurearsi e far carriera- sempre avendo acquisito anche la maturità religiosa- non solo e’ positivo ma torna utile al prestigio della famiglia della ragazza e della comunità stessa.-Nessuna posizione oscurantista quindi .Solo un po’ di chiarezza su quello che si puo’ e quello che non si puo’ fare.Una parte dei giovani musulmani italiani oggi fas riferimento al GMI che e’ l’associazione che dovrebbe risolvere queasti problemi dando un punto di riferimento ai giovani in via di islamizzazione.La dirigono giovani istruiti ed intelligenti che si misurano con i problemi di tutti i giorni e cercano di vivere l’Islam in modo completo e nello stesso tempo adeguato alla cultura europea.Già il fatto di discutere di problemi reali e profondi con dei sapienti come sta avvenendo in diverse città italiane e’ un bel passo in avanti per la seconda generazione.All’interno di essa ci sono i giovani figli di italiani musulmani che non parlano l’arabo e quindi possono oggettivamente sentirsi in difficoltà per questo nel loro percorso di avvicinamento a quello che e’ la loro fede.Naturalmente i media intervistano piu’ volentieri quelli che non hanno le idee chiare per dare dell’islam un quadro contraddittorio.Ci sono le tante storie individuali di giovanissimi come Mohammed italiano che diventa musulmano alla tenera età di 14 anni vero enfant prodige della situazione,come Ilaria Khadigia che fa shahada quindicenne dopo la conversione della madre, di Sara che fa la stessa scelta insieme al fidanzato (e oggi e’ madre di una bella bambina dopo il loro matrimonio).... e la storia potrebbe continuare a lungo.Tutti italiani che smentiscono il pregiudizio che fa dell’Islam una fede esotica fatta per un mondo lontano e che restituiscono alla nostra splendida fede la sua dimensione universale.L’Islam italiano e’ fatto di tanti "miracoli" di persone che secondo i luoghi comuni non avrebbero mai dovuto arrendersi ad Allah e che invece l’hanno fatto anche nelle condizioni piu’ difficili.E di questo ringraziano l’Altissimo tutti i giorni..

Quel che e’ certo e’ che non si puo’ piu’ tornare indietro e che l’islam italiano deve guardare all’Europa e ai paesi del Maghreb per progredire molto piu’ che ad altri riferimenti geopolitici.Molte delle questioni che sono state sollevate in Italia dalla seconda generazione sono già state risolte laddove la Umma e’ meglio organizzata e maggiore e’ la coscienza religiosa degli appartenenti.Il fasttore fede e’ decisivo e per fortuna la stragrande maggioranza dei giovani di seconda generazione si sente musulmano/a.E’ un importante punto di partenza per andare avanti.
Salam

amina salina



Giovedì, 22 novembre 2007