Proposta per un dibattito sull’integralismo e sul fondamentalismo islamico.
La cultura musulmana... socialista

Parte terza


di Rosario Amico Roxas

Fu la piccola, media e alta borghesia che pilotò le rivendicazioni anticolonialiste, ma non poterono dirottare l’attenzione verso un sistema democratico, ritenuto emanazione di quello stesso Occidente che aveva esercitato il colonialismo sfruttatore.
I movimenti indipendentisti si lasciarono influenzare dalle rivendicazioni socialiste o pseudo-socialiste, dovendo scegliere una delle due parti in quel momento in piena guerra fredda: Est e Ovest del pianeta.
La religione divenne il valore aggiunto che richiamava le masse popolari, che non hanno mai chiesto “democrazia”, “libertà”, ma solo di essere ben amministrati e ben guidati, per dare in cambio la loro fedeltà al sovrano o al presidente.
C’è da notare che il termine "libertà", così come intendiamo noi dopo l’Illuminismo e la Rivoluzione francese, è intraducibile in arabo; per l’arabo la libertà si contrappone alla schiavitù, ma non comprende quei valore per i quali l’Occidente ha combattuto aspre battaglie.
Il tentativo, già dalla fine della seconda guerra mondiale, era quello di fondere insieme le basi della religione con il naturale nazionalismo arabo; ma per ottenere ciò ognuno dei “capi” doveva rappresentare una propria visione della religione, per cui spuntarono le più svariate confessioni delle quali si è fatto cenno nella seconda parte (I signori delle religioni).
La religione acquistò un uso strumentale, in grado di motivare l’esercizio del potere di fronte alle masse popolari e anche di giustificare gli antagonismi sociali.
Nacque, così, quella “armonia” sociale in grado di giustificare ogni repressione, ogni tentativo di cambiamento, perché non è lecito cambiare ciò che discende direttamente da Dio.
Le masse popolari finirono con l’accettare questo condizionamento, rifiutando di valutare il gioco conservatore e reazionario delle borghesie, che trovarono nell’identificazione tra religione e nazionalismo l’elemento di controllo.
Il coinvolgimento borghese è globale; non riguarda soltanto quella borghesia che si trova al potere, ma anche quella che vorrebbe arrivarci o quella che della esiste trae larghi benefici.
Si ripete, a distanza di alcuni secoli e di poche migliaia di kilometri, la realtà vissuta in Europa con i tre stati: aristocrazia, clero e popolo, nelle stesse proporzioni che portarono l’Europa alla Rivoluzione identificata storicamente come francese, ma in realtà europea.
Ovviamente, stante codeste proporzioni, l’idea democratica viene combattuta con ogni mezzo, anche contro quelle nazioni che vorrebbero esportare la democrazia, ma non nell’interesse dei popoli che devono continuare ad essere sfruttati, ma nell’interesse diretto che provoca l’indebolimento dell’intera struttura statale e sociale, per riproporre un neo-colonialismo di marca moderna: l’imperialismo capitalista.
Quando riesce a spirare flebilmente il vento della democrazia, allora è la stessa borghesia che riesce a servirsi delle masse popolari per neutralizzarne gli effetti, facendo appello ai valori della religione che gli esponenti dell’alta borghesi rappresentano.
Emerge l’uso del potere per il potere, per salvaguardare il contenitore finanziario delle rendite petrolifere e dell’indotto che genera, il tutto riservato ai pochi esponenti di quelle caste che, attraverso la predicazione religiosa impongono le loro dittature, perch’ il loro potere “discende da Dio”.
Rosario Amico Roxas
(continua)



Giovedì, 28 febbraio 2008