Dialogo Cristiano Islamico
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Dal Sir del 7-12-2001 Una settimana di mobilitazione dal 7 al 14 dicembre, per prepararsi
alla giornata del digiuno voluta da Giovanni Paolo II. Una "Settimana del
dialogo", durante la quale in diverse località italiane si terranno incontri
interreligiosi, conferenze e appuntamenti di preghiera, per riaffermare con forza che
"al dialogo non c'è alternativa". A lanciare la proposta sono i primi firmatari
dell' "Appello ecumenico al dialogo interreligioso" con il quale un gruppo di
teologi, pastori e ministri di culto chiedevano di istituire una Giornata del dialogo
cristiano-islamico". Lanciato su scala nazionale il 4 novembre, l'appello ha raccolto
oltre 300 firme. "Si tratta, sinora - scrivono i promotori dell'iniziativa - di una
pattuglia che si sta via via ingrossando, con l'intento dichiarato di sviluppare il
dialogo con l'islam", di "approfondire la conoscenza reciproca, di riflettere
insieme sugli errori del passato per impedire gli errori e le mostruosità del presente, e
di fornire un segnale in controtendenza rispetto alla logica del conflitto senza quartiere
oggi imperante su scala planetaria". Il 14 dicembre, giorno in cui i musulmani
festeggiano la rottura del Ramadan e i cristiani - su invito di Giovanni Paolo II -
dedicano questa giornata al digiuno e alla preghiera, può essere anche una occasione per
diffondere il testo dell'appello. Come si spiega il successo di adesioni che sta avendo il vostro
appello? "Abbiamo visto giusto pensando che il dialogo - anche per la congiuntura mondiale che si è venuta a creare dall'11 settembre in poi - non può più essere considerato un tema per specialisti. Chiede che il dialogo si traduca nella vita delle nostre città. Insomma stiamo passando da una fase in cui il dialogo era tema di pochi ad un'altra in cui il dialogo si fa questione trasversale e più aperta anche ai giovani perché richiama i temi della globalizzazione".
"Facendo in modo che la presenza diversa e diversificata, come
quella dei musulmani in Italia, non venga percepita solo come allarme ma come una
occasione di confronto. Un esempio molto concreto del primo atteggiamento è quello che
sta avvenendo nelle scuole dove addirittura si è arrivati a chiedere di togliere il
presepe o il crocifisso. Richiesta, assurda e inaccettabile, che nella maggioranza dei
casi non viene dai musulmani. Non si può costruire la laicità sulla sottrazione ma solo
per addizione. Perché l'altro diventi cioè occasione di interrogazione, di confronto e
credo anche di arricchimento. Mai deve venire meno la ricerca della verità". E le comunità islamiche? Credo ci sia bisogno di un salto di qualità perché il dialogo non si
fermi alle istituzioni ma coinvolga anche le comunità musulmane di base. Un salto di
qualità purché si dica con chiarezza che si accettano le regole del gioco in una
società pluralista, laica, rispettosa dei diritti di tutti. Pronti anche loro a vivere in
Paese che è diventato un mosaico delle fedi". |
"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi
Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996