A proposito della moschea di Bologna
Una lettera ad una signora bolognese

di ZAHOOR AHMAD ZARGAR

Risposta ad una lettera di una signora bolognese che mi chiedeva, in relazione al problema della costruenda moschea di Bologna "indicazioni per cominciare a mettere le giuste basi per il nostro cammino, per far si che il nostro non sia solo un parlarci addosso, ma l’inizio di un cammino di fiducia verso l’altro per costruire insieme il presente allora si potrà parlare di moschee, di sinagoghe, di pagode, di cattedrali, o chissà cos’altro"


Gent.ma sig.ra Maria Pia,
non saprei come esserle utile, io che vengo dell’India, dove vivono insieme persone di diverse fedi, senza intromettersi negli affari religiosi degli altri, senza pregiudizi religiosi, senza dire agli altri come devono pregare o vestire. In India convivono moschee, chiese, templi induisti, buddisti e tanti altri, fianco a fianco, da secoli. L’India è un paese laico e democratico. La Costituzione indiana garantisce le libertà religiose nel vero senso; in pratica, ad esempio, la relazione con la comunità islamica (come con le altre religioni) viene regolata con un articolo della Costituzione che si chiama "muslim personal law" (legge personale dei musulmani). Così che:

1. I musulmani sono liberi di regolare la loro vita quotidiana secondo la legge islamica in tutte le sfere della vita, dalla nascita fino alla morte (matrimonio, divorzio, proprietà, costruzione dei luoghi di preghiera, gestione scuole religiose e non, nomina imam, ecc., ecc.) basta che non contrastino con il buon costume. In ogni caso, se qualcuno non è soddisfatto della legge islamica, può sempre rivolgersi al sistema giudiziario statale.

2. In India tutte le religioni vengono trattate in modo uguale, al contrario che in Italia, ad esempio, tutte le festività delle varie religioni hanno pari valore (gli uffici pubblici nazionali e statali rimangono chiusi durante le festività di ciascuna religione) e vengono denominate e celebrate come feste nazionali.

Scrivono i giornali: "Secondo il rapporto 2007 sugli immigrati presentato dalla Caritas, la strategia dell’aiutiamoli a tornare a casa si basa sul presupposto che il grosso dell’immigrazione italiana sia facilmente «sradicabile». Il Rapporto conferma esattamente il contrario: si consolidano i segnali di radicamento. I bambini e i ragazzi vanno a scuola, le famiglie fanno figli, aumentano gli acquisti di case e, nonostante una legge ancora piuttosto severa, aumentano pure le naturalizzazioni. Insomma, l’immigrazione è qui per restare. È quindi necessario dedicare molto impegno all’integrazione. Non siamo ipocriti. È normale che il grosso dello sforzo ricada sugli immigrati: loro devono imparare la nostra lingua, abituarsi ai nostri costumi, rispettare le nostre leggi. Però anche i nazionali sono costretti a compiere uno sforzo: accettare un profondo cambiamento del panorama umano che li circonda. Se vogliamo aiutare anche i nazionali nel loro difficile percorso verso l’integrazione, dobbiamo ridurre l’impatto dell’ostacolo principale: la criminalità di origine immigrata. Solo a questa condizione, si può tentare di convincere gli italiani di un’ovvia realtà: gli stranieri sono già in piccola parte nostri concittadini, lo saranno in numero crescente."

Come gli altri immigrati, i musulmani sono esseri umani e hanno desiderio di far crescere i loro figli in serenità per dargli un futuro migliore. Come gli altri immigrati, rispettano le leggi del paese e lavorano onestamente. A quanto mi risulta, i musulmani non hanno disturbato la tranquillità della città di Bologna, hanno un buon rapporto con i cittadini in generale e vogliono saldare amicizia e fratellanza con la cittadinanza. Inoltre, non deve pesare sui musulmani italiani cosa succede nelle altre parti del mondo. Secondo me, l’integrazione passa anche attraverso luoghi di preghiera dignitosi.

Secondo me, i problemi possono essere risolti con saggezza e con giusto approccio, creando un clima di fiducia e rispetto reciproco senza se e senza ma. Lei saprà che io guido la Comunità della Liguria e sono membro del Consiglio di amministrazione dell’ Unione delle Comunità ed Organizazioni islamiche in Italia, perciò conosco abbastanza la realtà islamica in Italia. Noi musulmani vogliamo fare tutto sotto le leggi italiane, ma noi abbiamo trovato un muro da parte del Governo che ha escluso i musulmani dalle Intese (come hanno avuto tutte le altre comunità religiose presenti sul territorio). Da anni, stiamo aspettando che il Parlamento approvi la Legge sulla libertà religiosa. In questo, anche voi cittadini italiani potete aiutarci, chiedendo al Governo che acceleri i tempi in modo che possiamo essere ancora di più vicini allo Stato e alla legalità in tutte le forme della vita civile e sociale.


ZAHOOR AHMAD ZARGAR



Giovedì, 08 novembre 2007