Legalità?? Città sicure ma non sulla pelle dei poveri

di Amina Salina

Leggendo i giornali in questi giorni - forse e’ colpa del caldo e della penuria di notizie importanti - ascoltando le reazioni tutte uguali - con poche notevoli eccezioni come Rosy Bindi, la Caritas e la sinistra radicale - dei politici di fronte alle discutibili ordinanze dei sindaci contro lavavetri, mendicanti e clochards, emerge l’immagine di un paese confuso che se la prende in nome di una legalità astratta soltanto con i piu’ deboli ed indifesi, con le vittime, con gli ultimi. Si parla di rachet quando si tratta di fame. Molti obiettano che la questione dell’invasione di mendicanti lavavetri e clochards nelle nostre strade, specie nelle grandi città, ha travalicato i limiti di guardia. Ma non e’ colpa loro se lo Stato e’ assente.

Ai tempi del governo D’Alema, una decina di anni fa, la sociologa Chiara Saraceno redasse un importante libro bianco sulle nuove povertà. Il succo della questione rimandava al fatto che in Italia non e’ mai esistito un welfare che effettivamente redistribuisse le risorse. Di fatto il denaro che va allo Stato non viene redistribuito alle classi povere o poverissime anzi il sistema fiscale tartassa il ceto medio mentre l’aliquota per ricchi e ricchissimi e’ sempre la stessa. Da poveri e poverissimi lo Stato riceve poco ma dà pochissimo. I sussidi, anche nel caso di povertà estrema e di presenza di almeno tre figli minori in casa, non superano i 3000 euro l’anno, una cifra ridicola che non copre assolutamente le situazioni di bisogno estremo. Se poi si tratta di immigrati senza fissa dimora il discorso si fa tragico. Ecco perche’ ci sono immigrati ma anche italiani disposti a lavorare tra i fumi di scarico delle automobili dodici ore al giorno per dieci- quindici euro al mese.

Ecco perche’ ci sono cinquecentomila bambini italiani che lavorano e migliaia di famiglie anche italiane in alloggi impropri, baracche ed occupazioni.Tutto questo non tocca i sindaci o il ministro Amato, che parlano di legalità come se fossimo in Svizzera, dimenticando che questi poveracci sono stati multati per centinaia di euro, soldi che non avranno mai e che nessun concreto aiuto e’ arrivato dallo Stato, tranne il caso di Mohammed, il lavavetri anziano che e’ stato assolto per un lavoro vero nella città dove lavorava grazie all’interessamento dei cittadini e del sindaco. In qualsiasi paese civile i poveri godono di sussidi e case popolari, qui puoi solo morire se non hai una famiglia che ti mantiene. Per non parlare di coloro che si trovano in una situazione di emarginazione a causa dell’alcool o della droga.

Possibile che nessuno proponga altro che i soliti sussidi una tantum che non risolvono il problema strutturale della povertà estrema?? Problema che dovrebbe essere preso in carico non solo dai servizi sociali ma anche da quelli sanitari, con assistenza psicologica e progetti ad hoc per ogni persona che vive questa tragica situazione.

L’Italia ha una percentuale stabile di famiglie numerose povere, circa il 24 per cento del totale, ed una delle piu’ alte percentuali di famiglie povere con figli minori (dati Unicef)

Per questo lo Stato non puo’ ancora ignorare questi problemi o criminalizzare coloro che per necessità si inventano un qualsiasi lavoro senza la necessaria autorizzazione. Deve intervenire inserendo queste persone in un lavoro vero oppure lasciarli campare .

Altro che multe altro che galera. salam

amina salina



Luned́, 03 settembre 2007