Conoscere l’Islam
Saum ramadan

Parte II e parte III


di Tariq Ramadan

Saum ramadan (II)

obbligo e condizioni

La prescrizione del mese di Ramadan è chiara nel Corano così come è detto nel versetto che abbiamo citato poc’anzi: kutiba alaykum-ssiyamu kamà kutiba ala-lladhina min qablikum, vi è stato prescritto il digiuno come era stato prescritto a quelli che vi hanno preceduto.

Andiamo quindi a quelli che sono al arkan as syam, i pilastri del digiuno e alle condizioni, ash-shurut.

La prima è evidentemente la niyya, l’intenzione “innama amalu bil niyyat” le azioni valgono per l’intenzione e quindi per quello che riguarda Ramadan dobbiamo sapere che l’intenzione di digiunare è necessaria.

La maggior parte dei sapienti ha stabilito che per il mese di Ramadan si può concepire l’intenzione all’inizio del mese e questa è sufficiente senza per altro formularla verbalmente. Concepirla e formularla nel cuore. Altri sapienti hanno considerato che sia preferibile e per alcuni obbligatorio rinnovarla ogni notte prima del fajr, prima cioè di iniziare il periodo d’astinenza.

La scuola hanafita ritiene che tale intenzione possa essere espressa anche durante la giornata stessa.

Quindi tutti i sapienti ritengono che l’intenzione dev’essere chiara all’inizio del mese e preferibilmente rinnovata ogni notte.

Non è questo il caso del digiuno al di fuori del mese di Ramadan, il digiuno facoltativo, supererogatorio. In base ad una tradizione riferita da Aisha (che Iddio sia soddisfatto di lei) i digiuno è valido anche se l’intenzione viene espressa durante la giornata stessa se dopo il fajr non si è ancora mangiato né bevuto alcunché. Un giorno infatti l’Inviato di Allah (pace e benedizione su di lui) andò da Aisha e gli chiese se c’era in casa qualcosa da mangiare. Alla sua risposta negativa disse: “Inni saymi” (invero digiuno).

La seconda condizione è l’astinenza a partire dalla prima luce dell’alba (un’ora e mezza circa prima della levata del sole) e fino al completo tramonto del sole, dall’assumere cibo o bevande e dai rapporti sessuali. Queste i due pilastri fondamentali affinché il digiuno sia accettato.

L’altra cosa che dobbiamo mettere in evidenza è relativa a chi? deve digiunare.

Deve digiunare il muslim, colui che riconosce l’Islam la sua religione e deve aver raggiunto l’età religiosamente adulta che coincide con la pubertà.

Non è male se nell’ambito familiare i bambini vengano progressivamente abituati al digiuno, con la massima attenzione al loro sforzo e al disagio che possa derivarne. Tuttavia l’obbligo si realizza intorno ai 13, 14 anni e quindi è bene insistere sulla necessità di fare molta attenzione alla sofferenza del bambino, che talvolta può essere dissimulata ma presente, e non fare del suo digiuno un motivo di fierezza che ignora il disagio del minore. Talvolta si dovrà addirittura intervenire obbligando il bambino a mangiare quando ci si accorgesse che la pratica può essere nociva alla sua salute e al suo sviluppo.

Altra condizione è quella relativa al fatto di essere nella propria residenza o comunque non essere in viaggio e in ultimo quella di essere in condizione di sopportare il digiuno.

Quindi

1-    essere musulmano

2-    avere raggiunto l’età della ragione

3-    poterlo sopportare.

Ecco dunque le tre condizioni che rendono il digiuno obbligatorio.

Vediamo ora quali sono le persone che possono non digiunare.

La prima di queste categorie riguarda gli anziani che in ragione della loro età potrebbero avere ripercussioni negative sulla loro salute o al limite sulla loro vita.

Inoltre questa categoria non potrà ragionevolmente sperare di recuperare il digiuno obbligatorio non assolto. Si tratta di persone che sono al termine della loro vita e non è pensabile che le loro condizioni possano migliorare. Esse dovranno versare la fidya, o cioè dovranno nutrire un povero per ogni giorno di digiuno obbligatorio non assolto per ragioni di forza maggiore.

Così come dice il Corano:

وَعَلَى الَّذِينَ يُطِيقُونَه ُُ فِدْيَة ٌ طَعَامُ مِسْكِين

“wa ‘ala-lladhyna yutiqunahu fidyatun taamu miskyn” (Corano II, 184), “…e per coloro che (che a stento) potrebbero sopportarlo c’è un’espiazione: il nutrimento di un povero”.

Lo stesso caso ricorre per il malato o l’infermo quando ci rende conto che la malattia sarà lunga o addirittura irreversibile: dovrà nutrire un povero per ogni giorno di digiuno mancato nel mese di Ramadan.

Coloro invece che sono malati ma non si trovano nella situazioni di cui sopra ricadono nella prescrizione coranica che dice: “faman kana minkum marydan aw ‘ala safirin fayddatun min ayyamin uhara” (Corano II, 184) “e chiunque è malato o in viaggio assolva in seguito altrettanti giorni”. Dovranno quindi recuperare i giorni non assolti per ragione di malattia temporanea o per il disagio viaggio. La stessa condizione è quella della donna che ha il suo periodo mestruale durante il mese di ramadan. Non digiunerà in questo periodo come del resto nel periodo di lochiazione post parto ma recupererà i giorni non assolti non appena possibile e comunque prima dell’inizio del ramadan successivo.

Anche la donna incinta si trova in una simile condizione, ritenendo che il digiuno possa esserle nocivo non lo attua. A questo proposito ci sono diversi pareri giuridici: Secondo Ibn Abbas (che Allah sia soddisfatto di lui) e secondo la scuola hanafita dovrà recuperare in seguito i giorni non assolti senza pagare altra compensazione. Secondo la scuola hanbalita e sciafeita dovrà recuperare i giorni se non digiuna per tutelare la sua salute, se invece lo fa temendo per la salute del nascituro dovrà recuperare i giorni e versare la la fidya, dare cioè da mangiare ad un povero per ogni giorno di digiuno non fatto. Quindi abbiamo visto chi sono coloro che possono digiunare e il tipo di recupero o compensazione che è dovuta.

Nella maggior parte dei casi è chiaro che il digiuno dev’essere recuperato, e dev’esserlo al più presto, anzi la cosa migliore sarebbe recuperare i giorni uno di seguito all’altro in quanto ciò ricreerebbe condizioni quanto più simili al periodo di digiuno non assolto.

Questo è consigliabile, ma i sapienti ci dicono che è possibile recuperare i giorni nel corso dell’anno che segue e prima che giunga il successivo mese di Ramadan e che non è obbligatorio assolverli uno dopo l’altro ma si possono disseminare nel corso dell’anno le mancanze dovute al viaggio, alla malattia, alla gravidanza, alla mestruazione o al puerperio.

Alcuni sapienti dicono inoltre che se qualcuno ha lasciato passare l’intero anno e si ritrova all’inizio del ramadan seguente senza aver recuperato, sempre in condizioni di forza maggiore o comunque con delle valide scusanti, allora assolverà al digiuno e poi continuerà a digiunare colmando il suo debito dell’anno precedente.

Se invece non ha recuperato solo per pigrizia o distrazione digiunerà, poi recupererà i giorni e comunque nutrirà un povero per ogni giorno mancato precedentemente.

Saum ramadan (III)

Le regole morali

Un’altra cosa che dobbiamo ricordare è quello che si chiama adab al syam, e cioè le regole morali di buon comportamento che sono legate a questo digiuno. Una disciplina personale che accompagna il digiuno e la nostra maniera di essere digiunanti.

Il Profeta (alay salatu wa salam) insistette sulla pratica di alzarsi durante la notte per mangiare e di farlo in prossimità del fajr. Egli disse: “tassaurufi, innaka fi sahuri baraka” alzatevi, invero nel sahur (nel pasto che precede l’alba) c’è una benedizione, una misericordia.

Si tratta di un hadith che ha il massimo della veridicità essendo compreso in entrambe le raccolte principali, quella di Buhari e quella di Muslim e quindi non possiamo trascurarlo.

Significa che foss’anche solo con un dattero o un bicchier d’acqua non dobbiamo trascurare quel momento, e specialmente se viviamo in Europa. E’ un momento importante, un momento benedetto, ci si sveglia prima della preghiera, si mangia insieme. E’ un momento nel quale la famiglia si ritrova, consuma una colazione e si prepara per la preghiera del sobh e quindi è necessario rispettarlo. E’ un momento di spiritualità e di lotta contro il sonno per svegliarsi. Purtroppo ci sono quelli che stanno svegli fino a tardi e mangiano all’una e mezza, le due e non  si svegliano né per il sahur e neppure per la preghiera e pregano solo quando si svegliano e questo anche nel mese di Ramadan. Questo non è affatto quello che il Profeta (alay salatu wa salam) ci ha insegnato. “tassaharu” alzatevi, rispettate questo momento del pasto della notte.

La seconda cosa è un’altra cosa su cui il Profeta (pbsl) ci ha ordinato, e cioè di affrettarsi a rompere il digiuno non appena giunge l’ora del maghreb., per essere lucidi in quel momento, compresi nell’importanza del momento. Jibril (alay salam) quando venne al Profeta per fissare l’ora delle preghiere venne due volte all’ora esatta in cui il sole era tramontato.

Egli disse: “La gente rimarrà nel bene finchè affretteranno l’iftar  (la rottura) e ritarderanno il sahur (il pasto che precede il fajr, l’inizio del digiuno).

Ci ha invitato inoltre a rompere il digiuno con un dattero e se non troviamo un dattero allora con l’acqua. Disse: “inni al mae tahur” invero l’acqua è pura.

Tenendo conto di tutti questi elementi cosa dobbiamo capire?

 Che le due parentesi del periodo del digiuno sono costituite dalle preghiere: con quella del mattino si finisce di mangiare e si accoglie con la preghiera la giornata di digiuno, con gli angeli che testimonieranno che ci siamo alzati per assolverla e poi alla sera quando si rompe il digiuno e si prega immediatamente per poi prendersi il tempo di mangiare compiutamente.

Bisogna inoltre aggiungere quello che il Profeta ha detto a riguardo del momento in cui viene rotto il digiuno. Disse: “Inna lil saima inda al fitr dawata latu rabb” , al momento della rottura c’è un momento d’invocazione che non sarà rifiutato. Allah esaudirà colui o colei che al momento della rottura Lo invocherà.

Nell’adab del digiuno c’è anche il fatto di smettere tutto ciò che contraddice il digiuno e da questo di punto di vista è molto importante ricordare che in questo particolar mese dobbiamo tenere un comportamento misurato.

Il Profeta disse: “il digiuno non è soltanto non mangiare e bere”, “ smettere di dire parole vane”, “se qualcuno ti insulta, ti aggredisce dì: inni saymun inni saymi invero sono in digiuno, invero sto digiunando”.

Tutto il digiuno è connesso al controllo della propria lingua, a non accettare provocazioni e testimoniare che il digiuno cambia l’essere e che questo cambiamento dev’essere manifestato nel comportamento e nella disposizione generale nei confronti delle persone che stanno intorno a noi.

Il Profeta (pbsl) insisteva molto a proposito dell’uso regolare del siwak in questo mese e quindi al fatto di mantenere un’igiene scrupolosa della bocca. Quindi quelli che non potranno procurarsi un siwak  badino a lavarsi i denti, soprattutto al mattino dopo il sahur preparandosi così alla preghiera nelle migliori condizioni di igiene e di attenzione.

Per quanto invece concerne il fatto più eminentemente spirituale non dobbiamo mai dimenticare che Shahru Ramadan, Shahru al Qu’ran  il mese di ramadan è il mese del Corano e quindi si dovrà leggere molto il Libro di Dio, almeno una volta interamente nel corso del mese. In arabo avendone la possibilità o in traduzione per chi non conoscesse la lingua sacra. Leggere e meditare su quello che si legge. Non è questione di leggere e basta, bisogna leggere cercando di capire, riflettendo su quel che si legge. Leggere almeno un trentesimo al giorno, cercando nella giornata un momento da dedicarvi.

Certamente durante la serata c’è salatul tarawia, un altro elemento che partecipa alla dimensione spirituale del mese di ramadan. Il Profeta ha parlato della lettura del Corano durante il mese benedetto, ha detto che coloro i quali si sono alzati per leggere il Corano durante queste notti vedranno perdonate le loro colpe passate e future.

Ecco la doppia dimensione di syam ramadan, l’approfondimento della dimensione spirituale con un controllo della corporeità e un’attenzione alla rivelazione di Dio contenuta nel Corano.

Questo è molto importante se pensiamo a quello che l’imam Abu Hamid al Ghazali, nel XII secolo aveva scritto a proposito de digiuno mettendo in evidenza che c’erano tre livelli del syam ramadan: il digiuno del corpo, quello degli organi e quello del cuore. Il primo riguarda il cibo e le bevande, il secondo concerne soprattutto il controllo della lingua, come abbiamo già visto quando abbiamo accennato all’adab del digiuno, e quindi non parlare inutilmente, misurare le parole e astenersi dal vaniloquio e infine c’è quello del cuore che consiste nel estromettere da sè ogni dimensione negativa, aggressiva.

In questo periodo Allah ci da la possibilità di vivere pienamente queste tre dimensioni:la rottura del ritmo dell’alimentazione  e del corpo, la trasformazione in quello che diciamo e la profondità in quello che siamo.



Venerdì, 05 settembre 2008