Mondo sciita
Risposta al Corriere della Sera

di Radio Italia

« Dialogate con belle maniere con la gente della Scrittura, eccetto quelli di loro che sono ingiusti. Dite [loro]: “Crediamo in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su di voi, il nostro Dio e il vostro sono lo stesso Dio ed è a Lui che ci sottomettiamo. » (Versetto 46, Sura del Ragno)

In nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso.
Il 30 Ottobre 2008, il Corriera della Sera, uno dei quotidiani italiani più letti, ha pubblicato un articolo riguardo alla nostra emittente.
Quello che addolora non è il fatto che il prestigioso quotidiano abbia usato termini ostili ed offensivi nei confronti della nostra emittente e del nostro paese ma il fatto che abbia cercato di perseguitare ed intimidire gli intellettuali che ultimamente sono stati intervistati da noi.
L’articolo, firmato da M. Antonietta Calabrò, inizia con un a dir poco stravagante e bizzarro paragone della nostra radio a quella che negli anni settanta ed ottanta trasmetteva da Praga.
Chissà cosa trova in comune la scrittrice dell’articolo tra una radio come la nostra, che diffonde i pensieri del mondo islamico e dell’Iran sulla politica internazionale con quella che trasmetteva dal blocco sovietivo?
Certo comprendiamo che il paragone è stato fatto intenzionalmente per offendere la nostra emittente ma per ora facciamo finta di non aver capito.
In seguito dopo un veloce cenno al fatto che la nostra emittente esiste dal 1995, l’articolo inizia con gli errori che non sono pochi.
Si dice che la nostra radio sia ormai l’unica al mondo, eccetto quella Vaticana, a trasmettere in italiano.
Perciò la scrittrice dimostra grandissima cultura nell’ignorare Radio Argentina, Radio Montecarlo, Radio Cina Internazionale, Radio Australia, Radio Russia, Radio Svizzera e un’altra miriade di Radio sparse nel mondo che hanno sezioni italiane. Ma non è ancora nulla.
La scrittrice ritiene il peso acquisito dalla nostra emittente al "protagonismo internazionale" del presidente Ahmadinejad e si scorda che la nostra emittente iniziò a svolgere le sue attività in maniera simile a quella di oggi nel periodo dell’amministrazione Khatamì, nell’ambito del progetto "Dialogo tra le civiltà", di cui Khatamì fu promotore.
Certo la nostra radio ha operato normalmente e sempre con nuove idee anche durante l’amministrazione Ahmadinejad.
Quì la scrittrice tenta di lanciare un secondo siluro(dopo quello del paragone a radio Praga) usando un certo tono in merito al presidente Ahmadinejad che ci preoccupa.
In realtà la collega non tiene presente che oggi l’Iran trasmette programmi in tutte le lingue del mondo e persino in lingua ebraica. Ciò perchè crede davvero nel dialogo tra le civiltà e ritiene che con lo scambio di idee si può gettare la base per creare pace e fratellanza tra i popoli e le nazioni.
Ma torniamo all’articolo: ecco che la nostra radio viene detta "impostata sui leitmotiv della strategia informativa del regime".
"Regime" viene chiamata quindi la Repubblica islamica dell’Iran, lo Stato che in assoluto è il più democratico del Medioriente; oggi l’Iran conta più di 200 partiti, ad ogni elezione c’è più del 70% di affluenza alle urne e la vita politica e veramente movimentata e combattuta alla pari di altre democrazie. Addolora tanto quel "regime" perchè noi iraniani abbiamo lottato a lungo per cacciare lo Shà e avere un governo democratico.
Ma proseguiamo.
Siamo accusati di "negazionismo sull’Olocausto","propaganda anti-Israele" e "propaganda anti-Usa".
Forse perchè abbiamo detto che non è giusto condannare alla prigione chi ha dubbi sulla versione ufficiale dell’Olocausto?
Scusateci è propaganda o verità il fatto che un giorno non si fa sera a meno che "i gentili soldati dell’esercito israeliano" non uccidano qualche civile palestinese?
Guantanamo ed AbuGhraib erano nostra propaganda?
I bambini iraqeni, afghani e palestinesi che urlano dal dolore e dalla paura non sono concorrenti dello Zecchino d’Oro e quindi qualcosa la dovevamo pure dire.
Ma lasciamo stare ancora una volta perchè la parte più grave deve ancora arrivare.
Usando toni degni dell’Incquisizione dei tempi di Galileo, si cerca di intimidire gli interlocutori della nostra radio.
Per loro sfortuna vittime dell’attacco sono gli ultimi intellettuali che con assoluta libertà ed assoluta buona volontà hanno risposto alle nostre domande sui temi di attualità.
In pratica "essere stati intervistati dalla nostra radio" viene presentata come una macchia nera nella vita di questi intellettuali.
E viene fatto pensare che essere intervistati da noi significa essere d’accordo con alcune nostre opinioni. Per correttezza dobbiamo spiegare che non è così e che abbiamo sempre intervistato persone sia favorevoli che contrarie ai nostri pensieri.
Ma ecco di chi si parla: si parte dal professor Franco Cardini, per poi arrivare a Maurizio Torrealta di Rainews24, l’europarlamentare Giulietto Chiesa, padre Alex Zanotelli e così via.
Non ci si limita all’intimidazione mediatica contro queste persone; e no perchè sono state anche contattate e a loro è stato chiesto perchè "parlino" alla nostra emittente.
Ora non è "grave" che intellettuali vengano perseguitati solo perchè hanno parlato con una "radio" iraniana e islamica?
Forse il Corriere, ringalluzzito dai pensieri di alcuni partiti che fanno volentieri i gestacci all’inno di Mameli e che snobbano persino gli italiani del meridione o forse animato dai ricordi di un passato che speriamo non ritorni mai più in Italia, ritiene "inferiori" i colleghi giornalisti iraniani o musulmani?
Un’altra domanda. Il Corriere della Sera, omette intenzionalmente di nominare il gentilissimo "Alberto Bradanini" ambasciatore della Repubblica italiana a Teheran che è stato intervistato dalla nostra emittente in occasione della Settimana della Lingua italiana nel mondo. La foto dell’Ambasciatore sta proprio sopra a quella di Maurizio Torrealta, uno dei giornalisti che il Corriere ha cercato di intimidire. Perchè non è stato criticato pure l’Ambasciatore? Oppure, anche la Settimana della Lingua italiana nel mondo fa parte dei "leitmotiv del regime iraniano" come dice la scrittrice dell’articolo?
E cosa dire di Prodi, Bertinotti, Luisa Morgantini(vice-presidente del parlamento europeo), del filosofo Gianni Vattimo e di tanti altri che abbiamo intervistato in questi anni?
Evidentemente per il Corriere sono tutta gente che va perseguitata per aver parlato con "la radio del regime iraniano".
Dalle righe del Corriere si apprendono solo termini offensivi ed accuse.
Sarebbe stato bellissimo che il Corriere della Sera avesse sostenuto le sue idee sulla nostra emittente ed il nostro paese usando argomentazioni e ragionamenti invece di accusare e basta. Soprattutto non possiamo accettare che un quotidiano dello spessore del Corriere abbia cercato di intimidire gli intellettuali che abbiamo intervistato.
Come testimonia il versetto del Corano all’inizio di questa lettera, la nostra cultura, quella islamica, ci insegna a dialogare con i cristiani(Gente della Scrittura equivale a cristiani ed ebrei/ndr) nel migliore dei modi e così faremo anche se le offese e le accuse saranno peggiori.
Vi diremo di più: sinceramente non proviamo rancore nemmeno per la scrittrice dell’articolo e per i colleghi del Corriere della Sera.
Amici, parliamone e dialoghiamo! Iran e Italia, Islam e Cristianesimo hanno la capacità e la ricchezza per dialogare.
Il nostro mondo ha bisogno di dialogo, amore e comprensione e non di accuse, offese e guerre.
Che Dio vi protegga

Radio Italia

Giovedì 6 Novembre 2008

Testo dell’articolo del corriere della sera



Il caso Chiesa, Cardini, padre Zanotelli opinionisti per l’emittente di Ahmadinejad

Gli italiani di Radio Teheran

ROMA - Una volta c’era Radio Praga. Adesso c’è Ra­dio Teheran. Cioè una radio che trasmette tutti i giorni in lingua italiana da una capita­le estera così come negli anni Settanta e Ottanta c’erano le trasmissioni nella nostra lin­gua dalla capitale cecoslovac­ca. Sezione ufficiale de La Vo­ce della Repubblica islamica, cioè la radio di Stato irania­na, probabilmente, è l’unica al mondo a continuare a far­lo, se si eccettua la Radio Vati­cana. In realtà, è stata creata già nel 1995, ma ha acquisito sempre maggiore peso negli ultimi tempi con il rinnovato protagonismo internazionale del leader Ahmadinejad. Le trasmissioni sono tutte impo­state, seguendo i leitmotiv della strategia informativa del regime: negazionismo sull’Olocausto, propaganda anti-Israele e anti-Usa. Ebbene, il settimanale Tempi ha sco­perto che tra i beniamini del­la emittente, quelli ai quali ci si rivolge spesso per un pare­re, che si tratti di Palestina o di Iraq, dell’islamofobia o del­la politica italiana, c’è il pro­fessor Franco Cardini. Sì pro­prio lo storico fiorentino, me­dievalista, esperto di Islam, che si è autodefinito «uomo d’ordine e di destra», spesso interpellato anche dal Secolo d’Italia, ma portato a esem­pio persino dal leader del Pd Walter Veltroni per i suoi at­tacchi ai tagli del governo a scuola e università.
Tra gli altri personaggi in onda spiccano Maurizio Torrealta di RaiNews24, Giulietto Chiesa, corrispondente del­l’Unità da Mosca già dai tem­pi dell’ex Urss e parlamentare europeo, il prete no global Alex Zanotelli, la scrittrice An­gela Lano, l’islamista della Sa­pienza, Biancamaria Scarda Amoretti, Claudio Moffa (uni­versità di Teramo), Maurizio Musolino della direzione del Pdci, il sociologo Stefano Al­lievi. Allievi, ad esempio, è stato, interpellato («Niente di strano, con l’Iran non siamo in guerra») soprattutto «sulla questione della chiusura del­le moschee in Italia a Treviso, Padova, ma anche in Lombardia, in zone dove è forte la Le­ga» sostiene. Cardini spiega: «Sì, mi chiamano da Teheran per delle interviste, ma non ho alcun altro rapporto con loro, né formale né informa­le. Dell’Iran si parla come se fosse già un Paese nucleare, ma non lo è, non ha neppure quello civile, mentre di altre potenze nucleari non si parla affatto». E sostiene che alla radio parla anche di storia del­l’arte: «Lo sapeva che senza le tecniche apprese dalla Persia non sarebbe stata possibile l’ogiva della cupola del Brunelleschi?». Con Zanotelli, af­ferma lui stesso, «il contatto è nato da quando ero ancora in Africa». A che cosa sono interessati? «Al mondo religio­so non violento, a quello che condanna le guerre in Iraq e in Afghanistan, a quello che dialoga con l’Islam». In effetti Zanotelli mette in guardia gli iraniani: «Oggi, caduto il co­munismo, ci si sta preparan­do a far vedere l’Islam come un nuovo nemico». «Sono cir­ca sei mesi che non si fanno più vivi» conclude Chiesa, ascoltato in particolare sulle sanzioni, «mai sull’11 settem­bre», su cui pure ha scritto un libro «Zero» in cui nega «la verità ufficiale».


M. Antonietta Calabro



Venerdì, 07 novembre 2008