Le reazioni alla conversione di M. Allam e la strategia papale.

di amina salina

«Magdi Allam sta prendendo in giro musulmani e cristiani. Ci offende». Cosi’ afferma il fratello Abdallah Kherraji dando voce ad una insofferenza che non accetta diplomatismi in materia di fede, nei confronti della conversione del vice direttore del Corriere della sera battezzato sabato da Papa Benedetto XVI durante la veglia papale con una eccezionale copertura mediatica. Kherraji che risiede a Treviso ed e’ un mediatore culturale marocchino, attivo nel coordinamento delle associazioni di immigrati «Cittadinanza Attiva», non ha peli sulla lingua: «Allam non è mai stato un vero musulmano - dichiara Abdallah, sottolineando di parlare da musulmano moderato come ritiene di essere - ha sempre strumentalizzato la religione per creare attrito e scontro, accusando l’Islam di essere violento, negando le moschee in Italia, schierandosi con Israele». Abdallah non condanna il Papa ed il battesimo sotto i riflettori in San Pietro ma l’uso mediatico che si e’ fatto di questo atto che dovrebbe essere mosso da pietà, amore per il prossimo, pace e spiritualità.

«Qualsiasi persona famosa che si converte diventa un motivo di pubblicità. E’ stato così anche per il mondo musulmano - continua - non approvo però il comportamento di Magdi Allam, sempre molto furbo a cercare visibilità con dichiarazioni di rottura e di scandalo». L’attacco da Treviso di Abdallah trova riscontro nell’indignazione delle maggiori testate e televisioni arabe in paesi segnati da decenni di colonialismo e sfruttamento selvaggio delle risorse o addirittura di occupazione militare da parte di paesi tradizionalmente cristiani. Khaled Amayreh, sul sito web di Hamas, Palestine-Info, afferma: «Il Vaticano non può sperare in buone relazioni con i musulmani e al tempo stesso continuare ad incitare all’odio e al razzismo nei confronti di una religione che ha un miliardo e mezzo di seguaci, compresi milioni di europei e centinaia di migliaia di italiani». Tra i ventimila ed i cinquantamila musulmani italiani pagano le tasse e parte dei NOSTRI soldi, compresi i denari dei non credenti e dei membri delle altre fedi non riconosciute, vanno a finanziare la Chiesa Cattolica.
E anche 138 intellettuali e leader religiosi musulmani firmatari di una recente lettera aperta al Papa per promuovere la pace mondiale, ricevuti in Vaticano a febbraio, hanno criticato la modalità in cui è stata realizzata la conversione del giornalista. Per bocca di Aref Ali Nayed, direttore del Centro regale di studi strategici islamici ad Amman, in Giordania, figura chiave del gruppo «A common world», i 138 hanno denunciato l’atto «deliberato e provocatorio di battezzare Allam in un’occasione così speciale e in modo così spettacolare» e chiedono alla Santa Sede di «prendere le distanze» dalla dichiarazioni del vicedirettore «ad personam» del Corriere della Sera.

«È triste che l’atto intimo e personale di una conversione religiosa divenga uno strumento trionfalistico per segnare punti» afferma Nayed, ed e’ pretestuosa la questione della libertà di coscienza sollevata dalla stampa vaticana perche’ non e’ assolutamente questa ad essere messa in questione. Le maggiori associazioni islamiche in Europa hanno già affermato piu’ volte di rispettare la scelta personale della conversione di un musulmano ad altra fede, scelta reiterata anche dall’Ucoii, « che hanno affermato di rispettare la conversione in se’ come libera scelta. L’importante è che ogni persona viva la sua religiosità in modo pacifico e rispettando le altre religioni» dice l’imam Izzedin El Zir, portavoce dell’Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia.« È un uomo adulto - aggiunge - libero di fare la sua scelta personale: in Italia ci sono diversi cristiani che abbracciano l’islam con la loro libera scelta, non credo ci sia concorrenza tra cristianesimo e islam a conquistare le persone. C’è dialogo positivo, e speriamo che vada avanti per la convivenza pacifica e la pace nel mondo».

L’esempio di Gesù e di Maometto sono per noi musulmani insegnamento e monito e ricordo perenne dei valori del credente: la verità, lo spirito di sacrificio, la fedeltà, la pazienza nelle avversità e la perseveranza nel bene». Lo afferma una nota dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, che sottolinea che «in questa altissima comunanza valoriale non c’è e non ci può essere alcun contrasto tra le persone che vivono e testimoniano la loro tradizione religiosa con amore e consapevolezza». La nota, diffusa sabato sera, non cita il battesimo conferito dal Papa a Magdi Allam ma condanna il tentativo di «scavare un fosso incolmabile tra le diverse comunità religiose», rilevando che davanti a questo «la stragrande maggioranza dei musulmani e dei cristiani in Italia ha risposto con compostezza opponendo ad un immaginario che si voleva orribile la certezza della conoscenza reciproca, della vicinanza, della colleganza, della condivisione dei valori e dei bisogni di tutti: la pace, la sicurezza, il lavoro e il rispetto». Per questo prima di fare una scelta definitiva occorrerebbe conoscere bene le due fedi. E non agire per motivi geopolitici o sotto la spinta di una situazione storica concreta.
Più critico per i risvolti mediatici e per quelli teologici, ma ugualmente rispettoso, l’imam Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità Religiosa Islamica, per il quale «non c’è nessun bisogno, per dimostrare l’amore per Gesù, di rinnegare l’amore e la fede per il profeta Mohammad, in quanto i musulmani hanno, all’interno della loro dottrina, il riconoscimento più alto della figura di Cristo e della Vergine Maria. Il mio rispetto per queste figure, così come per il mondo cristiano ed ebraico, lo vivo da musulmano». Per questo, spiega, «non capisco il perchè della scelta di aderire ad una religione precedente, rinnegando la tradizione, la cultura e la veridicità del messaggio islamico: qualsiasi apostasia, nel senso di qualsiasi rinnegamento di un messaggio profetico o di una rivelazione divina, è vista - ricorda - con forte perplessità».

«Quella di Magdi Allam è solo una libera scelta da rispettare». E’ questo il commento di Mario Scialoja, ex ambasciatore convertito all’Islam e consigliere del centro che gestisce la Grande Moschea di Roma, sulla conversione al cattolicesimo del giornalista Magdi Allam. Secondo Scialoja - che chiuse la sua carriera in Arabia Saudita e poi diresse per circa due anni l’ufficio italiano della Lega Musulmana Mondiale - non c’è nulla nel Corano che preveda una pena terrena per il musulmano che si converte« mentre invece il Profeta puni’ con la morte l’alto tradimento che causi strage tra i musulmani.»

Le motivazioni dell’ostilità del mondo islamico verso questo atto sono infatti piu’ di natura politica che strettamente religiosa. Purtroppo il colonialismo ed il neocolonialismo hanno costruito un immagine del cristianesimo come fede dell’uomo bianco, come strumento di dominazione a cui l’ecumenismo non puo’ ancora porre rimedio. Ne’ puo’ essere sollevata la discussione trattando Allam come un apostata quando non lo e’ o addirittura come un futuro martire cristiano. Chiunque conosca approfonditamente l’islam sa che la qualifica di apostata non si dà a chi semplicemente cambia religione ma a chi cambiando religione partecipa ad atti violenti in cui si mette a repentaglio la vita i beni la libertà di musulmani innocenti. Per questo i sapienti di tutte le scuole consigliano la rottura dei rapporti con quegli ex musulmani che abbiano un atteggiamento ostile o sprezzante nei confronti dell’Islam ma viceversa esortano alla tolleranza e al dialogo con chiunque si sia convertito per fede o per motivi materiali non abbietti.
Nessuno parla di pena di morte. Dice Francesco Zannini, professore di Islam contemporaneo presso il Pontificio Istituto di Studi Arabi ed Islamistica (PISAI): «Va detto subito che il Corano non dà indicazioni precise su questo tema». Anzi dice: «Non vi sia costrizione nella fede, perché la retta via si distingue bene dall’errore (Sura 2, 256)«. Gli altri testi del Corano solo alla larga possono essere interpretati come giustificazione ad uccidere. Essi parlano del far guerra (jihad cioe’ autodifesa, non guerra- nota mia ) contro i nemici dell’Islam. Ma la maggior parte dei testi che parlano di chi ha rifiutato la fede islamica, dopo averla accettata in passato, parlano al massimo di una punizione di Dio, alla fine della vita, in un giudizio finale. Gli stessi hadith (i detti del profeta), che trattano di questo argomento, non hanno molto peso. «E c’e’ ancora chi crede che un musulmano non possa convertirsi pena la morte».
Ma torniamo alle affermazioni del fratello trevigiano che ben esprimono i sentimenti della comunità islamica, Kharraji espone anche una speranza che e’ di tutti noi, che questa campagna islamofobica sia sospesa da Allam.. «Io non colpevolizzo il Papa - sottoliena Abdallah - anzi spero che Allam possa essere un buon cristiano, visto che non è stato un buon musulmano. Da arabo poteva fare di più per i musulmani, per far prevalere l’Islam non violento. Di fronte al problema si deve agire concretamente, non bastano le chiacchiere e le dichiarazioni che fanno tanto discutere ma non risolvono i problemi. Noi musulmani ci sentiamo strumentalizzati da questo giornalista che ha solo provocato rottura e odio. Sono certo di esprimere un pensiero condiviso da molti musulmani che vivono a Treviso». E per concludere aggiunge: «Noto che Allam ha la scorta da anni - conclude Abdallah - un servizio a suo vantaggio pagato da tutti noi, immigrati musulmani e italiani. Mi chiedo se è giusto che sia così». Purtroppo c’e’ il rischio che questa situazione si ripercuota gravemente sul dialogo interreligioso visto che questo Papa fa rimpiangere sentitamente il suo predecessore. Non dimentichiamo l’invito ad Oriana Fallaci evento privato per una persona gravemente ammalata che pero’ e’ indice di una scelta politica di parte. Poi il caso di Ratisbona faticosamente risolto dalla diplomazia vaticana. Ora quest’ altra grana non certo condivisa dalla Chiesa nel suo complesso. Il rischio e’ che si affermi una visione integralista e totalizzante dei «valori cristiani » e che questa versione neocrociata sia proposta - ed imposta - al mondo.
La Chiesa spende cifre enormi per l’evangelizzazione mentre lo stesso non si puo’ dire dei paesi islamici per la Dawa. E malgrado cio’ i cattolici romani sono in discesa in America Latina a favore delle Chiese riformate, mentre in Africa subsahariana l’Islam cresce a ritmi esponenziali. Per questo il tentativo veteroclericale di Papa Ratzinger rischia di non andare a buon fine

salam

amina salina



Mercoledì, 26 marzo 2008