Conoscere l’islam
I Profeti nell’Islam

di Rosario Amico Roxas

Persone ’spirituali’, persone ’ispirate’, ’santi’ sono fenomeni comuni a molte religioni. Queste persone sono molte volte considerate ’persone profetiche’ o ’profeti’, perchè portatori di un messaggio di rinnovamento per le loro comunità religiose. Cercare una tipologia per descrivere tale fenomeno religioso non è facile. Ne propongo una, quella della distinzione fra ’profeti’ e ’saggi’, che senza avere la pretesa di coprire tutto il fenomeno può aiutare ad identificare alcuni tipi di queste persone ’spirituali’ che solcano e qualificano la storia delle varie religioni.

a. I Profeti.
Il profetismo in senso stretto sembra essere un fenomeno tipico delle religioni abramitiche, l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam, anche se in esse non mancano correnti ’sapienziali’. In queste religioni si parla di una ’rivelazione di Dio’ di cui il profeta e’ il ’latore’: egli è il porta-voce di Dio. Il profeta infatti è colui che parla ’in nome di Dio’, che porta una ’parola di Dio’. Le formule tipiche del linguaggio profetico comune alle religioni abramitiche sono: ’Così dice il Signore...’, ’Dio dice....’ ecc. In tale prospettiva il profeta manifesta la chiara coscienza di annunciare non qualcosa che proviene da sé stesso, frutto di una sua attività spirituale, ma una parola che viene da un altro, cioè da Dio. Anzi, in molti profeti si nota un conflitto fra i propri sentimenti personali e la parola che essi ricevono dall’esterno (vedi le esperienze di profeti come Amos, Isaia, Geremia ecc. ). Questa parola sembra imporsi con forza su di loro come proveniente da una potenza irresistibile, cioè da Dio stesso.

b. I Saggi.
In altre tradizioni religiose invece, ad es. nelle religioni greco-romane, nelle religioni orientali come l’Induismo, il Buddismo, il Taoismo ecc., le figure dei ’saggi’, ’filosofi’, ’sapienti’ ecc. sembrano dominare il loro mondo religioso, anche se in tali religioni non mancano voci ’profetiche’. I ’saggi’ parlano di verità, di illuminazioni ecc., che essi stessi hanno scoperto attraverso un determinato percorso spirituale, il più delle volte, ben inteso, molto faticoso e combattuto. Ora essi possiedono la verità e il loro linguaggio è quello di un insegnamento impartito indicante una verità alla portata di tutti, a condizione di seguire un determinato percorso, quello che essi stessi hanno compiuto e di cui sono diventati maestri.
Senza entrare in dettagli, proponiamo questa tipologia come aiuto per leggere le esperienze religiose delle varie tradizioni e come criterio per comprendere eventuali somiglianze e differenze che esistono fra di esse.

Quale "rivelazione"?
Se il profetismo in senso stretto sembra essere tipico delle religioni di tradizione abramitica, come è stato detto, tuttavia anche fra di esse esistono delle differenze. E queste si basano, a mio parere, sul diverso tipo di rivelazione che sta alla loro base.

a) La rivelazione-libro.
C’è un tipo di rivelazione che ha per centro un libro ’rivelato’ (la Bibbia, il Corano), e che si concretizza nella trasmissione di un testo scritto in cui va trovata la Parola divina. In questo tipo di rivelazione, che mi sembra essere caratterisco delle tradizioni ebraica ed islamica, il profeta è solo il ’portatore’ di una parola divina che prende corpo storico in un testo linguistico concreto (orale o scritto, questa non e’ una differenza fondamentale) che diviene il centro attorno cui si forma e si continua la comunità.

b) La rivelazione-persona.
C’è un altro tipo di rivelazione che ha per centro una persona (Cristo). In questa è la persona stessa, del latore della rivelazione, nella sua umanità che è la rivelazione della parola divina, perché è in essa che la parola divina ha preso corpo storico e si è resa manifesta. I profeti in tale tradizione sono solo testimoni di tale evento-persona, dei suoi atti e detti, e soprattutto della sua vicenda personale. Questo tipo di rivelazione mi sembra tipico del Cristianesimo al cui centro sta la persona di Cristo. Anche qui, senza entrare nei dettagli delle somiglianze e differenze, sviluppi e tensioni presenti nelle due tradizioni abramitiche, accenniamo a due attitudini che ne conseguono e che ci sembrano fondamentali e caratteristiche di esse.

c) Interpretare un libro.
Nella prima linea, cioè quella della rivelazione-libro, c’è la grande questione dell’interpretazione del testo rivelato, in particolare della ’legge divina’ in esso promulgata. È attraverso il testo scritto che occorre afferrare la Parola divina in esso contenuta, per poterla poi applicarla nel mutare delle circostanze storiche.

d) Seguire una persona.
Nella seconda linea, quella della rivelazione-persona, la questione è piuttosto quella della imitazione della ’persona-rivelatore’ (imitatio Christi), della sequela e comunione con essa per poter continuare la sua presenza ed essere suoi testimoni nel mutare delle circostanze storiche. Anche questa tipologia non intende né risolvere né esaurire la questione del profetismo nelle tre tradizioni abramitiche, ma è proposta come pista di riflessione e scambio.

Il ruolo dei profeti
Il profeta assume spesso nell’immaginario popolare, ed in molta letteratura mediatica contemporanea, l’immagine di un tipo idiosincratico, a-sociale, in perenne conflitto con la tradizione religiosa della sua comunità. Occorre tuttavia domandarsi se tale immagine sia conforme ai tipi dei profeti che conosciamo nelle tre tradizioni abramitiche.
Il profeta è necessariamente un ribelle innovatore contro la tradizione religiosa della sua comunità in favore di una sua ispirazione privata, assolutamente personale ed insindacabile? O non è piuttosto uno che richiama la sua comunità ad una fedeltà più radicale al messaggio originale di Dio, messaggio che la comunità ha tradito con vari compromessi nello spazio delle sue vicende storiche?
Questi due aspetti, essere conservatore ed innovatore, non sono necessariamente contradditori. Anzi dalle vicende dei profeti reali si può notare che il profeta è critico e rinnovatore proprio perchè si richiama al messaggio divino originale comunicato da Dio alla sua comunità, prima di tutte le deviazioni in cui la sua comunità storica può essere caduta. Il profeta appare ’innovatore’, ’rivoluzionario’, proprio perchè ritorna alla radicalità del messaggio divino originario, proprio perchè ritorna al principio, ed in fine a Dio stesso, origine e fine di tutto il processo storico. La novità profetica consiste nell’esplicitare e rendere attuale quello che era presente fin dal principio: ’In principio non era così’, afferma Gesù (Mt. 19, 8); il comandamento ’nuovo’ è nello stesso tempo il comandamento ’antico’, afferma Giovanni (1Giov. 2, 7). Il profeta quindi non è né uno che accetta passivamente l’evolversi storico della sua comunità, ne’ uno che introduce arbitrarie innovazioni seguendo un suo gusto ed una sua ispirazione personali, adottando comportamenti idiosincratici, come le stars dei media. Egli invece è uno che sottopone la situazione presente della sua comunità al fuoco purificatore della parola originaria e fondante di Dio: è colui che mette l’uomo di fronte al Dio vivente che nella Bibbia è chiamato appunto ’fornace ardente’, fuoco ’perenne e purificatore’.
Il profeti nell’Islam
È stato notato dagli studiosi del testo coranico che i profeti in esso descritti appaiono modellati secondo tipi molto simili, omologhi, seguendo uno schema fondamentalmente unico, a-storico, di predicazione - opposizione - trionfo.
La ragione di ciò sta nel fatto che le storie dei profeti nel Corano non sono da intendersi come ’storie’ nel senso moderno del termine. Esse sono invece ’evocazioni’ (dhikr) di modelli profetici del passato indirizzate a Muhammed perchè alla loro luce egli possa interpretare la propria esperienza personale di predicazione, spesso contrastata da un’ostinata opposizione, trovando in esse guida e garanzia per la sua vittoria finale. Muhammed si sente infatti "...il legittimo continuatore della tradizione biblica e il solo erede della progenie di profeti israeliti che tramite Abramo risale fino a Noe’ e Adamo". Di qui nasce la profonda affinità fra la sua vicenda profetica e quella dei profeti biblici e non: egli infatti legge la loro vicenda e messaggio attraverso le proprie vicende e il proprio messaggio.
Tutte le missioni dei profeti descritte dal Corano hanno fondalmentalmente un contenuto o un messaggio unico: il monoteismo (tawhîd), identico a quello della predicazione di Muhammed, soprattutto quella del primo periodo, quello meccano. Durante questo periodo, si sa, l’elemento strettamente religioso era assolutamente prevalente su quello giuridico. Occorre in ogni modo sottolineare l’importanza rivoluzionaria del messaggio monoteistico, e questo contro una critica piuttosto superficiale di un moderno sincretismo, molto propagandato dalla moderna cultura dei mass media. Il monoteismo infatti intende spodestare ogni creatura da qualsiasi pretesa di divinizzazione da parte delle creature, cioè di farsi Dio o di mettersi al posto di Dio. La tradizione abramitica rappresenta da questo punto di vista una radicale rivoluzione rispetto alle culture antiche che la circondavano, in cui con tutta facilità si divinizzavano persone (i re-faraoni), cose (idoli) ecc., finendo nelle pratiche della magia e della stregoneria. Non è un caso notare che l’indebolirsi di tale coscienza monoteista di radice abramitica porta alla diffusione di simili pratiche magiche anche nelle tradizioni abramitiche stesse. Tali pratiche magiche, si sa, sono tornate di moda anche nelle nostre società moderne, che si vantano di essere ’razionali e secolarizzate’. Da questo punto di vista Muhammed ha svolto senza dubbio per la società del suo tempo un ruolo profetico presentandosi come il continuatore della tradizione abramitica. Tale coscienza profetica appare chiaramente nel testo coranico.
La rivelazione coranica infine si è conclusa con la sua codificazione del nel testo del Corano in cui la parte dogmatica e la parte giuridica sono strettamente unite in un insieme che secondo la lettura tradizionale del testo è inscindibile. Questa è la ’Legge divina’ (sharî’a) che è divenuta il centro delle interpretazioni e discussioni dei dotti musulmani.


Rosario Amico Roxas
(raroxas@tele2.it)



Giovedì, 06 dicembre 2007