Significative aperture alla Conferenza islamica internazionale a La Mecca
I musulmani creano un centro per «il dialogo fra civiltà»

di giovanni zavatta

La Mecca, 9. Forse è esagerato parlare di successo ma la Conferenza islamica internazionale per il dialogo - organizzata dal 4 al 6 giugno a La Mecca dalla Lega musulmana mondiale - ha fatto segnare indiscutibili passi avanti sulla strada delle buone relazioni tra le differenti fedi religiose. Il merito va principalmente al re dell’Arabia Saudita, Abdallah bin Abdulaziz Al Saud, custode delle due sante moschee (Mecca e Medina), da tempo impegnato a favore del dialogo tra islamismo, cristianesimo ed ebraismo. Abdallah, consapevole che il suo Paese è l’unico nel mondo arabo a vietare ancora sul proprio territorio ogni pratica religiosa che non sia quella islamica (in realtà anche in alcuni emirati vige la stessa regola), nel suo intervento alla conferenza ha difeso la sua apertura agli altri culti, "destinata a opporsi alle sfide portate dall’ignoranza e dalla ristrettezza di vedute affinché il mondo comprenda i precetti dell’islam, senza astio e malanimo".
La strada, ha detto il sovrano, passa attraverso i valori comuni alle tre religioni monoteiste, valori che "provano ripugnanza per il tradimento, rigettano il crimine, combattono il terrorismo". I partecipanti hanno raccolto l’invito del re saudita dando mandato alla Lega musulmana mondiale di istituire un Centro per l’interazione delle civiltà, al fine di diffondere la cultura del dialogo, e un Premio per il dialogo delle civiltà, entrambi dedicati ad Abdallah bin Abdulaziz Al Saud. Gli ulema - informa la Saudi press agency (Spa) - hanno chiesto al custode delle due sante moschee di metterli in contatto al più presto con personalità importanti, specializzate nel dialogo interreligioso in ambito musulmano, e con fedeli delle altre religioni e filosofie "per esaminare insieme le conclusioni presentate dalla conferenza e per trovare delle soluzioni ai problemi che affliggono il mondo". Re Abdallah, dal canto suo, agirà a livello internazionale, attraverso le Nazioni Unite, i Paesi del mondo occidentale e le organizzazioni internazionali. Gli ulema - riferisce la Spa - sono convinti che la strada scelta dal re saudita condurrà i musulmani e l’intera umanità "alla cooperazione, alla stabilità e alla pace tra tutte le comunità umane di diversa fede e cultura".
Nel comunicato finale, denominato L’appello della Mecca, si precisa che la conferenza ha trovato l’accordo sulla creazione di un Centro nazionale per le relazioni fra le civiltà che avrà come scopo quello di espandere il concetto di dialogo, formando e sviluppando le competenze richieste in funzione di basi scientifiche precise. Verranno organizzati congressi, colloqui e gruppi di ricerca per il dialogo con rappresentanti delle altre Chiese, culture e filosofie "riconosciute", ai quali parteciperanno accademici, giornalisti, responsabili religiosi. Il Premio Abdallah andrà a una personalità o a un’istituzione particolarmente impegnata nel dialogo interreligioso.
"La differenza tra le nazioni in materia di fede e di cultura - è stato sottolineato - è volontà di Dio: esse dovrebbero dunque servirsi dei loro valori comuni come fondamento di una cooperazione tesa al bene di tutti". L’invito è soprattutto alla società musulmana affinché parli di dialogo ("anche pubblicando libri sull’argomento"): si tratta di un "mezzo di comunicazione che trova le sue fonti nel Corano e nella tradizione dei profeti, i quali l’hanno utilizzato con i loro popoli". (giovanni zavatta)


(©L’Osservatore Romano - 9-10 giugno 2008)



Lunedì, 16 giugno 2008