Islam e donne
La congiura mediatica islamofoba e il dibattito sulla violenza

di amina salina

"Non battete le serve di Allah" (hadith)

Alcuni attori mediatici, in prima fila l’onorevole Daniela Santanche’ e la presidente dell’associazione delle donne marocchine Souad Sbai stanno portando avanti una campagna martellante sulla questione della violenza alle donne islamiche.Per carità la questione della difesa dell’integrità fisica psicologica e spirituale delle donne e’ centrale. Una battaglia che di per se’ e’ onorevole ma che nel caso specifico e’ viziata da pregiudizi di fondo.
Tutti gli interventi della rappresentante di An inculcano l’assunto fideistico ed indimostrabile che le donne musulmane siano piu’ oggetto di violenza delle altre e che la causa della violenza sia l’appartenenza religiosa.

Qualche settimana fa su Raitre e’ stato mostrato il memoriale che le compagne della Casa della Donna di Roma hanno messo su per ricordare le vittime della violenza domestica in Italia nell’ultimo anno. Si tratta di circa duecento donne, il 98 per cento delle quali ITALIANE sposate o fidanzate ad ITALIANI uccise dal fidanzato o dal marito. Da dati statistici ufficiali appare che oltre il venticinque per cento delle donne nel mondo sono state almeno una volta vittime di violenza carnale o altri maltrattamenti fisici o psicologici.
Le donne musulmane quindi subiscono la violenza quando la subiscono ne’ piu’ ne’ meno delle altre.

Entrambe sostengono inoltre che la colpa di questa situazione e’ dei musulmani praticanti ed in particolare degli imam e responsabili delle moschee che coprirebbero o favorirebbero questa situazione.

Per la Santanche’ l’Islam e’ di per se’ una religione violenta mentre per la Sbai la religione non ha alcuna importanza se non come strumento contro le donne. Infatti com’e’ noto l’associazione delle donne marocchine di per se’, pur avendo attivamente partecipato al tentativo di costruzione della cosiddetta area islamica moderata assieme ad altree organizzazioni islamiche non UCOII, non ha mai attivamente fatto DAWA ma solo attività sociale e culturale.
In tutto cio’ non ci sarebbe nulla di male se non fosse per l’intento sottilmente antimoschee - al limite della battaglia antireligiosa - di questa ed altre iniziative. Mai sentito parlare la Sbai di educazione islamica ma solo di identità culturale marocchina che, permettetemi questo inciso, non e’ la stessa cosa. Distruggere una tradizione religiosa in due o tre generazioni e’ possibile se si insegna il folklore staccato dai significati delle feste , delle ricorrenze, dei gesti tipici di una tradizione culturale. E’ precisamente questo che vogliono i nostri avversari anche sedicenti "islamici" e statene certi per loro non sarà facile farlo con oltre 350 moschee in Italia. Tutti questi discorsi pieni di pregiudizi antireligiosi non portano altro che legna a chi dei musulmani vuole solo fare un gran falo’. Infatti questa polemica non difende affatto i diritti delle donne che sono strumentalizzate per una battaglia politica , crea fitna tra musulmane praticanti e musulmane "laiche" e disorienta l’opinione pubblica. Inoltre emargina pesantemente chi, proprio perche’ pratica attivamente l’Islam come modo ddi vita e non semplicemente come culto, intende difendere fattivamente le donne non solo dalla violenza ma anche dalla mercificazione che questa società fa delle donne stesse .

Attenzione. Nell’ambito della relazione tra vittima e carmefice e’ sbagliato attribuire a questi fatti QUALUNQUE giustificazione. Il violento infatti e’ assolutamente trasversale per ceto, istruzione, nazionalità. Solo esaminando piccoli gruppi si puo’ notare un certo numero di persone violente perche’ povere, disoccupate, drogate o alcooliste.
L’emarginazione puo’ aggravare un carattere violento e portare ad azioni estreme ma comunque una persona violenta e’ tarata di per se’ e lo sarebbe anche se la moglie fosse un angelo.

Dal punto di vista islamico non solo la violenza e’ condannabile ma e’ un tratto del carattere assolutamente incompatibile con una fede vera, vissuta e profonda. Infatti e’ addirittura una forma di shirk in quanto il violento si crede il padrone della sposa e dei figli, della persona oggetto di violenza mentre ad Allah appartiene ogni cosa e ogni creatura.

Come musulmane credenti, praticanti (e velate)
fedeli al Messaggio del Profeta e obbedienti ad Allah possiamo e dobbiamo difendere la donna musulmana non solo dalla violenza fisica e psicologica messa in atto da persone malate, perverse o che comunque mettono la nostra fede ed il nostro modo di vita in cattiva luce, ma anche dalla mercificazione di chi vorrebbe ridurre la creatura-donna in merce, in vendita al miglior offerente, un essere privo di personalità perche’ la società post-moderna ha bisogno di persone vuote senza ideali senza fede, prodotti plastificati
lucidi ed appetibili.

E che dire della violenza nascosta di chi in nome del facile denaro e credendo in una inesistente superiorità culturale di un occidente corrotto (dove sono moneta corrente l’usura, l’uso di alcool e droghe da parte di giovanissimi, la frode, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la schiavitu’, la promiscuità e la violenza sessuale, una libertà assolutamente esagerata perche’ basata sull’irresponsabilità, l’usura il gioco d’azzardo,) pur credendo non trasmette ai propri figli nessuna educazione religiosa facendoli crescere come gli animali senza la protezione delle Fede, senza ideali e senza valori??? Non e’ questa una violenza e anche delle piu’ dannose per la crescita di una gioventu’ onesta sana ed equilibrata ???

Per questo la donna musulnmana in questa società ha bisogno di autonomia ma anche di protezione, di libertà ma anche di fede sincera, di fiducia ma anche di appoggio da parte dell’uomo. Per questo gli uomini musulmani devono ricordarsi bene che sono loro e solo loro responsabili dell’economia familiare. Quanto e’ brutta la condotta di quei mariti che scoraggiati o depressi si riducono a vivere dei guadagni della loro sposa o del salario dei loro figli. L’Islam e’ una fede completa che necessita di individui attivi e responsabili non passivi e fatalisti. Talvolta e’ meglio star meno in moschea ma industriarsi a trovare denaro per la propria famiglia o per la causa islamica.

E particolare cura deve avere l’educazione delle bambine basata sulla purezza e sulle virtu’.

Questa jihad coinvolge allo stesso modo uomini e donne perche’ i primi non possono vivere da soli e viceversa.
Nessuna guerra tra i sessi nell’Islam ma solo una sincera fattiva profonda riscoperta della nostra fede.Senza la quale non c’e’ altro che tenga.

salam


amina salina



Luned́, 03 settembre 2007