Conoscere l’islam
«la zakat e l’elemosina»

di Patrizia Khadija dal Monte

Riprendiamo questo articolo dal sito www.islam-online.it


Nella parte precedente abbiamo accennato a come il digiuno di Ramadan formi una cosa unica con gli altri pilastri, sostegni di un’unica costruzione che tende a Dio.

Si tramanda da Ibn ‛Umar che l’Inviato di Dio (su di lui la preghiera e la pace divine) disse: "L’Islam è costruito su cinque [pilastri]: la testimonianza che non v’è divinità all’infuori di Dio, e che Muhammad è l’Inviato di Dio; il compimento della preghiera (as-salât); l’elargizione dell’elemosina rituale (az-zakât); il pellegrinaggio (al-hajj); il digiuno di Ramadan (as-sawm)." 

Abbiamo anche accennato a come ognuno di questi elementi sia rivolto verso il sostegno principale costituito dalla shahada. La fede quindi secondo l’islam non è un puro atto di coscienza, essa non è separabile dalle opere: "Secondo quanto riportato da Al-’Asqalânî, i santi delle prime generazioni di Musulmani (as-salaf) erano soliti dire che "la fede è retta credenza (i’tiqâd) nel cuore, parola pronunciata per mezzo della lingua, e opera secondo i pilastri..."1

Unità che il Corano enuncia in tanti versetti, nominando le tre dimensioni della religiosità insieme, i musulmani sono:

"Coloro che credono nell’invisibile, assolvono all’orazione e donano di ciò di cui Noi li abbiamo provvisti…" (II,3)

Numerosi hadith confermano i molteplici aspetti della fede:

Si riporta da Abû Hurayra che il Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) disse: "La fede consta di oltre sessanta diramazioni: e il pudore (al-hayâ’) è una delle diramazioni della fede".

Si tramanda da ’Abd Allah ben ’Amr che un uomo chiese al Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine): "Qual è l’Islam migliore?" Egli rispose: "Che tu elargisca il cibo, e che rivolga il saluto di pace a chi conosci e a chi non conosci."

Si tramanda da Anas che il Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) disse: "Nessuno di voi avrà fede sino a quando non amerà (yuhibb) per il suo fratello ciò che ama (yuhibb) per se stesso."

"Quello che invece intende il Profeta (su di lui la preghiera e la pace divine) è con ogni evidenza il fatto che la ’completezza della fede’ richiede una universalizzazione della misericordia che spinge a donare sia i beni materiali che le grazie spirituali: e quello che il credente maggiormente ’ama per se stesso’ è la vicinanza a Dio. Rimane infine da rilevare che questo hadith è analogo alle parole di Gesù riportate nel Vangelo secondo Matteo (VII, 12): "Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge, ed i Profeti."2 
 
 

La zakat, tassa purificatrice obbligatoria, è l’espressione rituale e quindi misurata di una realtà molto più vasta che è il dovere di solidarietà verso gli altri i cui confini sono le possibilità di ciascuno, ed è espressione del diritto dei bisognosi di ricevere una parte dei beni della terra. Più che un atto di generosità personale, è atto di giustizia, i beni della terra appartengono a Dio e l’uomo è Khalifa, mai completamente padrone, sul loro uso dovrà rendere conto. La zakat inoltre purifica i beni e il cuore di chi la compie dall’egoismo e dall’attaccamento alla ricchezza. Secondo la rivelazione coranica, la ricchezza non è male in se stessa, anzi se utilizzata per fare del bene può essere una condizione invidiabile, il Profeta, pace e benedizione su di lui, ha detto: ’Non vi sono che due persone veramente invidiabili: un uomo a cui Dio ha concesso delle ricchezze, rendendolo capace di spenderle nel Vero; e un uomo a cui Dio ha dato la sapienza (al-hikma), così che giudica secondo di essa, e la insegna.’ (da ’Abd Allah ben Mas’ûd)

Difficilmente, però, l’uomo non si lascia prendere dalla superbia, da un senso di autosufficienza quando la possiede, diventando così egoista verso gli altri e insensibile alle realtà spirituali:

Non mandammo un ammonitore a una comunità senza che coloro che vivevano nell’agiatezza dicessero: "Non crediamo in ciò per cui siete stati inviati".

Dissero: "Abbiamo ricchezze più grandi e figli, quindi non saremo castigati".

Di’: "In verità il mio Signore concede generosamente a chi vuole e lesina a chi vuole, ma la maggior parte degli uomini non lo sa".

I vostri beni e i vostri figli non vi potranno avvicinare a Noi, eccetto per chi crede e compie il bene: essi sono coloro che avranno ricompensa raddoppiata per quel che facevano: saranno al sicuro negli alti livelli [del Paradiso].(XXXIV, 34-38).

L’Islam non ostacola l’iniziativa personale né condanna la proprietà individuale, e tuttavia non approva l’egoismo e l’avidità capitalistica, la condivisione è un dovere per il musulmano non un optional:

"…E siate generosi dei beni che vi abbiamo concesso, prima che sopravvenga la morte e qualcuno di voi dica:- O Signore! Concedimi una proroga ,anche brevissima affinché io possa dare in elemosina ed essere tra i virtuosi" ( Corano LXIII-10 )  

Il dovere di dare agli altri si fa più acuto nel mese di Ramadan:

Riporta Anas che fu chiesto al Messaggero di Allah, su di lui la pace e le benedizioni di Allah, "Qual è la migliore delle elemosine? Il Profeta rispose: è quella che si fa durante il mese di Ramadan (riferito da Al Tirmidhi). 

Il digiuno di Ramadan favorisce oltre l’avvicinarsi a Dio anche la coscienza di cosa significhi aver bisogno, esperienza della povertà e dell’uguaglianza di tutti gli esseri umani, e quindi del loro diritto su di noi.

"…E’ la volontà, da parte del musulmano, di prendere le distanze dal mondo per avvicinarsi al Creatore dei mondi. Questa dimensione spirituale è fondamentale, è l’espressione intima della verticalità. Ma la dimensione orizzontale si presenta come il complemento indispensabile poiché colui che digiuna entra in una sorta di comunione con i poveri della terra. Senza bere, senza mangiare, è incoraggiato a dare, a condividere ed a partecipare alla vita comunitaria. La privazione del corpo è la rivivificazione dell’energia spirituale."3 

Il forte legame tra Ramadan e zakat è evidente anche nella raccolta alla fine del mese nella tassa a favore dei poveri, la zakat al Fitr, come se l’avvicinarsi a Dio per forza culmini in un ritrovato senso di giustizia e solidarietà con i bisognosi, e ancora nella stessa espiazione prevista per chi non è in grado di sopportarlo:

Digiunate per un determinato numero di giorni, chi però è malato o in viaggio digiuni in seguito per altrettanti giorni. Ma per coloro che a stento possono sopportarlo c’è una espiazione, il nutrimento di un povero, e se qualcuno da’ di più è meglio per lui. Ma meglio è per voi digiunare, se lo sapeste…" ( Corano II, ; 182-185)

Ma non solo, tutto lo spirito del mese di Ramadan è impregnato da un’esigenza di particolare attenzione agli altri che va dal dono all’attenzione di non offendere, di perdonare le offese… Anas riferisce che il Messaggero di Allah, pace e benedizione su di lui, disse:

"Se qualcuno discute con un altro e lo insulta, dica il secondo: Sto digiunando, sto digiunando.",

"Donare dei propri beni in questo mese, quindi, ha un significato ancora più intenso rispetto alle donazioni che si fanno nel corso dell’anno. Nel Santo Corano ci sono diversi versetti che indicano chi sia più degno e bisognoso di ricevere un sostegno. "La carità non consiste nel volgere i volti verso l’Oriente e l’Occidente, ma nel credere in Allah e nell’Ultimo Giorno, negli Angeli, nel Libro e nei Profeti e nel dare, dei propri beni, per amore Suo, ai parenti, agli orfani, ai viandanti diseredati, ai mendicanti e per liberare gli schiavi (…)" (Sura II vv 177).

Insieme ai propri familiari Allah incoraggia i fedeli a ricordarsi degli orfani e dei diseredati. Dice ancora il Signore: "Il tuo Signore ti darà e ne sarai soddisfati. Non ti ha trovato orfano e ti ha dato rifugio? Non ti ha trovato smarrito e ti ha dato la guida? Non ti ha trovato povero e ti ha arricchito? Dunque non opprimere l’orfano, non respingere il mendicante e proclama la grazia del tuo Signore".(XCIII vv 5-11)

Prepariamoci quindi, nei giorni che verranno, ad occuparci degli orfani, magari con un’adozione a distanza e a ricordarci dei più bisognosi. Un gesto di generosità verso gli altri sarà una misericordia che facciamo prima di tutto verso noi stessi."4 

Il digiuno islamico quindi non può essere disgiunto da un ritrovato senso di responsabilità nei confronti dei bisogni degli altri, del mondo che ci circonda, ognuno secondo ciò di cui Dio lo ha provvisto… 

2- Continua



Mercoledì, 03 settembre 2008