Conoscere l’islam
Khutba di HRP ’id el fitr

di Hamza R. Piccardo

Riprendiamo questo articolo dal sito: www.islam-online.it


La Comunità dei musulmani  che fa capo al centro di culto e cultura islamici di via Santa Lucia, a Imperia  ha celebratofesta della fine di Ramadan ai giardini della Rotonda della Rabina ad Oneglia.
Oltre duecento persone hanno partecipato al culto previsto per il primo giorno del mese successivo a quello di ramadan, periodo durante il quale i credenti islamici, dalla prima luce dell’alba al tramonto del sole si sono astenuti da ogni cibo e bevanda e dalle relazioni sessuali.
Due i sermoni dopo la preghiera propriamente detta, nel primo l’imam che ha curato la comunità durante tutto il mese, ha ricordato i valori religiosi e quelli dell’unità dei credenti e l’invito a compiere sempre il bene. Il secondo tenuto da Hamza R. Piccardo responsabile della Comunità del Ponente Ligure ha insistito sulla necessità della trasmissione della fede e dei principi morali alle nuove generazioni.
Qui di seguito il testo della sua allocuzione


Bismillah ar rahmani ar rahim
Al hamdulillah rabbi al alamine
Wa salatu as salam ala rasulullah, wa alii wa sahbihi wa kulli muslimin ajmain
 
Con il Nome di Dio il Compassionevole il Misericordioso
Pace e benedizioni sul Profeta Muhammad, la sua famiglia, i suoi compagni, e tutti i musulmani
 
Cari fratelli e sorelle,
 
questo è il XVII ’id el fitr (festa della rottura) che festeggiamo in questa città, al hamdulillah! (sia lode a Dio)
 Il primo eravamo meno di trenta persone, oggi siamo molti di più e la moschea di via Santa Lucia ha faticato a contenerci nelle sere di preghiera e alla preghiera del venerdì, al hamdulillah!
 La nostra comunità sta crescendo e la presenza numerosa dei nostri ragazzi nelle scuole di ogni ordine e grado è il segno di futuro prossimo che caratterizzerà sempre di più questa città in termini multiculturali e multietnici.
 La sfida che il tempo ci lancia è quella della trasmissione dei valori della nostra fede e della nostra religione a queste nuove generazioni.
 Non è un processo facile, l’esperienze delle comunità dei musulmani in Francia e in Germania, ci hanno insegnato di quanti e quali rischi sia pregno.
 Oggi abbiamo in questo comprensorio una comunità sostanzialmente arabofona e una turca, Separate tra di loro, con scarsi contatti e relazioni se non quelle minime di lavoro e vicinanza.
 Questa separazione c’indebolisce e c’impedisce di avanzare in un processo di inserzione e di pieno godimento dei diritti che sia almeno pari a quello dell’inserimento nel settore produttivo e nella stabilità materiale.
 Se in molti di noi rimane la riserva mentale del ritorno al paese d’origine, a giustificare uno scarso impegno civile e sociale, è comprensibile dal punto di vista umano, ma miope di fronte al naturale svolgersi degli eventi.
 I nostri figli, nati o cresciuti in questo Paese, in questa città, sono ormai cittadini di questo Paese e di questa città, parlano l’italiano, ragionano in italiano e pensano al paese d’origine appunto come "origine", la terra dei nonni, il luogo delle vacanze, ma certamente non quello del loro futuro.
Bihdinillah (con il permesso di Dio) saranno un’energia nuova, forte e motivata e contribuiranno al progresso materiale dell’Italia, questo va da sé: saranno motivati, determinati, avranno la pedagogia del sacrificio fatto dai loro genitori, avranno dovuto subire l’estraneità, hanno dovuto, talvolta con fatica, imparare la nuova lingua, subire qualche discriminazione, qualche esclusione.
Vorranno emanciparsi dalla condizione di emigrato e avranno la forza e la capacità di farlo, inch’Allah.
 Ma oltre alla loro dimensione sociale, produttiva, saranno portatori e continuatori di quei valori e tradizioni che ci riuniscono in questo luogo?
Come ci hanno riunito nel digiuno, nella preghiera, nelle veglie notturne
 Rispondere a questa domanda significa interrogare noi stessi, chiederci qual è il nostro impegni di comunità e di genitori affinché l’islam non sia per i nostri figli solo una caratteristica del nome che gli abbiamo imposto, o dell’alimentazione o, al limite, delle consuetudini connesse alla ritualità.
Mohamed o Khadija che non pregano, non vanno mai in moschea, non conoscono quasi niente del Corano e della Sunna, non vivono da musulmani la loro adolescenza, potranno anche digiunare per consuetudine famigliare, ma, che Allah non voglia, rischiano di avere del digiuno solo la fame e la sete.
 E LA RESPONSABILITA’ SARA’ LA NOSTRA. Di noi come comunità, di noi come genitori.
Dobbiamo trovare insieme la maniera di fargli vivere la loro condizione di musulmani con fierezza e consapevolezza, con gioia ed entusiasmo.
Questo è un compito a cui ci chiama il nostro essere genitori e se c’impegneremo in tal senso ecco la vostra emigrazione non sarà stato più solo economica ma un’hijra fisabillah (emigrazione sulla via di Dio) , che Allah compensa in questa vita e nell’altra.
 Abbiamo bisogno di fratelli e sorelle che s’impegnino come maestri nel fine settimana, come allenatori sportivi, come organizzatori di gite e attività socialmente utili.
I nostri giovani sono un tesoro nascosto, trascurarli o peggio abbandonarli al mondo senza dar loro i migliori strumenti di navigazione è una colpa di cui dovremo rendere conto davanti ad Allah altissimo.
 ’id mubarak wa said (festa benedetta e felice) a tutti e tutte,
 Allah accetti e compensi ogni nostro sforzo sulla Sua via, non dimenticate chi soffre e chi ha bisogno.
 Wa salam alaykum wa rahmatullah wa barakatuhu
La pace sia su di voi e la misericordia di Dio e le Sue benedizioni


Martedì, 07 ottobre 2008