I musulmani e Obama

di Amina Salina

Riprendiamo questo articolo dal sito www.islam-online.it



Il nuovo presidente americano si e’ tirato fuori prudentemente dalle delicate implicazioni di politica estera ed interna relative alla questione del rapporto tra musulmani e USA.Figlio di un keniota di fede islamica - a dir la verità non molto praticante-favorevole al multiculturalismo ed all’inclusione sociale non ha svolto pero’ pubblicamente la sua campagna elettorale nelle moschee andando invece a parlare presso associazioni cristiane ed ebraiche alcune delle quali lo hanno calorosamente sostenuto.Nonostante la maggioranza dei musulmani abbia votato per lui e solo non piu’ del venti per cento per Mc Cain, Obama non ha affrontato apertamente la questione dell’inclusione della comunità islamica nella vita politica e civile americana e del rapporto con paesi arabi e cultura arabo islamica. C’è amarezza rispetto ad alcuni episodi occorsi durante la campagna elettorale: quando McCain ha redarguito alcuni suoi sostenitori che avevano chiamato Obama “arab”, precisando che il suo avversario era invece “a decent family man”, in quello che a lui dev’essere parso un moto di correttezza politica ed invece era un atto di razzismo nemmeno tanto involontario . Ovviamente, la comunità araba si è offesa per il testo sottinteso: ovvero che un “arab”, al contrario, non può essere definito “a decent family man”.

L’incidente diplomatico si è sfiorato anche a Detroit, quando dei volontari al seguito di Obama impedirono a due donne velate di sedersi in prima fila ed apparire quindi accanto al candidato democratico. La vicenda finì su tutti i giornali e venne risolta con una telefonata di scuse e l’impegno a combattere questi atti discriminatori; la piena soddisfazione delle due signore venne pubblicamente espressa in una dichiarazione al New York Times nella quale accettavano le scuse e assicuravano che avrebbero continuato a sostenere Obama.

Eppure nel Minnesota abitato da una numerosa comunità somala, nel 2007 è stato elettoKeith Ellison, il primo rappresentante musulmano del Congresso Americano.

Sostenitore di Obama, si è fatto portavoce della frustrazione dilagante e si è speso perché si ponesse una maggiore attenzione al coinvolgimento nella politica di queste comunità. Studenti e giovani avvocati sono andati porta a porta per convincere i musulmani durante la campagna elettorale. Quella americana e’ una comunità musulmana di poco piu’ di 10 milioni di persone, pacifiche e favorevoli al multiculturalismo ed all’integrazione nel rispetto assoluto della fede dei padri.

Per quanto riguarda le reazioni a caldo l’Iran apre uno spiraglio a possibili trattative.

Da Ali Aghamohammadi, il più stretto collaboratore della Guida suprema, Ali’ Khamenei, arriva  - secondo La Repubblica on line, misurata apertura a Obama.

"Il presidente eletto ha promesso cambiamenti nelle politiche - ha sottolineato Aghamohammadi - c’è la possibilità di un miglioramento nei rapporti tra America e Iran se Obama mantiene le promesse fatte in campagna elettorale, compresa quella di non arrivare allo scontro con altri Paesi come ha fatto Bush in Iraq e Afghanistan". Per l’agenzia ufficiale iraniana Irna l’elezione di Obama alla Casa Bianca rappresenta una "catarsi nazionale" per gli Stati Uniti che in questo modo "hanno rinnegato l’era di George W. Bush".http://www.repubblica.it/news/ired/ultimora/esteri/rep_esteri_n_3394698.html.
Cauto ottimismo secondo Apcom per autorità palestinese ed entità sionista che hanno applaudito l’elezione del nuovo Presidente nonostante i timori dei sostenitori di "Israele" sulla questione iraniana. Da parte loro i Paesi arabi, per bocca del segretario generale della Lega araba, Amr Mousa, hanno espresso l’auspicio che il presidente eletto agisca in fretta intervenendo nel processo di pace e in qualità di "mediatore onesto" per risolvere il conflitto israelo-palestinese. Secondo varie agenzie di stampa anche per Hamas l’elezione di Obama è in qualche modo "un cambiamento"

"Il nuovo presidente americano Barak Obama non commetta gli stessi errori di George W. Bush nella politica estera del suo paese". E’ l’auspicio di Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas, che sul sito Internet del movimento islamico palestinese commenta l’esito delle elezioni presidenziali negli Usa. "Noi non facciamo distinzioni tra il programma politico di Obama e McCain, anche se sin dall’inizio abbiamo apprezzato di piu’ quello di Obama, soprattutto nel modo con il quale si confronta con la guerra tra arabi e israeliani - spiega - Per questo invito il nuovo presidente a cambiare la politica estera del suo paese nei confronti della questione palestinese e di cambiare il modo in cui parteggia apertamente per Israele". Speriamo almeno che porti un po’ meno guerra rispetto ai suoi predecessori salam

amina salina



Lunedì, 10 novembre 2008