Non erano missionari i delegati di 56 paesi riuniti nei giorni scorsi in Spagna, ma la “Dichiarazione di Cordova” che hanno
firmato ieri – e a cui la MISNA dedicherà un articolo nel notiziario di oggi – si inserisce perfettamente in quel clima di
dialogo interreligioso che caratterizza l’impegno missionario in tutto il mondo. E che deve essere occasione di riflessione
approfondita soprattutto in questo “Ottobre Missionario”. Non è possibile andare “ad gentes”, alle genti, né in Africa né
dietro l’angolo della propria parrocchia se l’animo non è libero da qualunque fobia, da qualsiasi odio, a cominciare da
quello che troppo spesso, dalla fine della ‘guerra fredda’ e poi in particolare dall’11 settembre 2001, viene coltivato e
nutrito nei confronti di tutto l’Islam e di molti musulmani guardati con sospetto, discriminati e spesso perseguitati
esclusivamente per motivi religiosi. Come ci si può allora aspettare che nei paesi islamici vengano poi rispettati i
cristiani? Nell’impedire che lo “scontro di civiltà” ideato e coltivato da ambienti capaci solo di odio degeneri fino
all’irreparabile, la Dichiarazione di Cordova e l’opera dei missionari possono aver un ruolo decisivo sulla strada di un
mondo meno violento e pieno di fobie. A cominciare da quelle contro i migranti ai quali è dedicato il “Pensiero della
notte”.[CO]
INTERNAZIONALE 11/10/2007 8.01 PENSIERO DEL MATTINO
"La prima responsabilità nella gestione di atti di intolleranza e discriminazione contro i musulmani appartiene agli stati, i quali devono promuovere e facilitare un dialogo aperto e trasparente inter-religioso e inter-culturale che tenda alla tolleranza, al rispetto, alla comprensione, alla promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, alla battaglia contro pregiudizi e forme di emarginazione". (Dalla "Dichiarazione di Cordova", contro lislamofobia, firmata ieri in Spagna da 56 paesi.[CO]
INTERNAZIONALE 11/10/2007 8.44 CONTRO LISLAMOFOBIA, "COSTRUIRE UN MONDO TOLLERANTE E APERTO AL DIALOGO"
"Intolleranza e discriminazione nei confronti dei musulmani devono destare la preoccupazione di tutti; atti fondati
sullintolleranza e la discriminazione devono essere condannati senza riserva": è questo il primo di tre punti della
"Dichiarazione di Cordova" a conclusione di una conferenza voluta dallOrganizzazione per la sicurezza e la cooperazione in
Europa (Osce) sul tema dellislamofobia; per le delegazioni dei 56 paesi europei rappresentati la Dichiarazione è un
contributo importante per affrontare lintolleranza e lodio nei confronti dei musulmani. Nei due giorni della conferenza
tenuta nella città spagnola - che vanta una cattedrale-moschea lascito della storia e dei contatti tra islam e
cristianesimo - politici e rappresentanti della società civile hanno delineato i confini della questione indicando
problematiche e possibili soluzioni. Riconoscendo quali principi fondamentali il rispetto dei diritti umani e delle
libertà, della democrazia e del ruolo della legge, lOsce ha sottolineato che un concetto onnicomprensivo di sicurezza non
può prescindere da una considerazione di partenza: "Razzismi, xenofobia, islamofobia, anti-semitismo, discriminazioni verso
i cristiani, sono contro questi principi". Da Cordoba, definita in virtù della sua stessa storia "città delle tre culture",
si deve rinnovare uno spirito che aveva fatto di questi luoghi una casa comune a musulmani, ebrei e cristiani. La
raccomandazione fatta propria dai delegati dei 56 stati europei nel terzo punto del documento finale indica la strada: "La
prima responsabilità nella gestione di atti di intolleranza e discriminazione contro i musulmani appartiene agli stati, i
quali devono promuovere e facilitare un dialogo aperto e trasparente inter-religioso e inter-culturale che tenda alla
tolleranza, al rispetto, alla comprensione, alla promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, alla battaglia
contro pregiudizi e forme di emarginazione". Temi politici e vicende internazionali, sottolinea la Dichiarazione, non
possono mai giustificare intolleranza e discriminazione nei confronti di chiunque, musulmani compresi. Un impegno al
dialogo che deve toccare tutti gli ambiti, cercando di comprendere punti di vista anche lontani dal proprio. "Ciò che da
alcune religioni - ha detto monsignor Antonio Canizares, vicepresidente della Conferenza episcopale spagnola - è ritenuto
fondamentale espressione deve essere rispettato; come per esempio il caso del velo per alcuni settori dellislam". Una
visione più larga e tollerante della realtà, considerata nel suo insieme: "Così come dobbiamo apertamente condannare ogni
forma di terrorismo, nello stesso modo occorre rigettare qualunque tipo di identificazione dellislam a terrorismi e
estremismi" ha sottolineato nel suo discorso conclusivo Miguel Angel Moratinos, ministro degli Esteri spagnolo e presidente
dellOsce. "I rappresentanti del mondo politico e civile - ha aggiunto - possono giocare un ruolo importante in questa ed
altre battaglie, mediante un dialogo pubblico e costruttivo che contribuisca ad appianare le tensioni sociali nel rispetto
della libertà di espressione". Proprio come avveniva nella chiesa-cattedrale di Cordoba, magnifico esempio di tolleranza
che già dieci secoli fa, ospitava credenti cristiani e musulmani sotto un unico tetto. (a cura di Gianfranco Belgrano) [GB]
Giovedì, 11 ottobre 2007
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