Conoscere l’islam
L’interrpetazione del Corano

di Rosario Amico Roxas

Dopo che la predicazione di Muhammed fu codificata nel testo scritto di un libro, ’il-Corano’ (al-Qur’ân), la comunità musulmana si è trovata di fronte al complicato problema dell’interpretazione di tale testo. Occorre notare che tale opera di compilazione del testo, per ammissione della tradizione islamica stessa, non fu un’opera direttamente divina, ma umana, fatta con i mezzi allora disponibili. Di conseguenza alcuni interrogativi vengono sollevati, soprattutto dalla critica moderna, sulla compilazione e trasmissione del testo coranico; ad es. a proposito del testo originale, della fedeltà della sua trasmissione, lettura ecc. Ai nostri giorni l’esegesi del testo coranico pone molti e seri problemi dal punto di vista critico. Tuttavia, tali interrogativi non dovrebbero costituire un dramma per un musulmano illuminato, dato che già nell’antichità islamica si trova un’abbondante letteratura al riguardo in cui almeno in parte simili questioni sono state affrontate.
Lasciando da parte la questione del califfato, cioè di chi dovrebbe legittimamente guidare la comunità islamica (questione che per sè è pure connessa con la questione dell’intepretazione del testo rivelato, vedi sciismo) possiamo distinguere nell’Islam sunnita, l’Islam professato dalla assoluta maggioranza dei musulmani, due grandi correnti di interpretazione del testo sacro.

a. la corrente giuridico-teologica: il legalisimo.

Questa corrente ha come protagonisti i ’dotti della legge o religione’ (’ulamâ’ o ulema). Essi hanno inteso fissare in modo normativo il canone del credere e dell’agire di ogni musulmano dedotto dalle loro interpretazioni del testo coranico e dalle tradizioni attribuite a Muhammed, il profeta dell’Islam. Il loro lavoro, durato alcuni secoli, e’ sfociato nella compilazione del canone della ’Legge divina’ (sharî’a). Questa è divenuta il punto di riferimento della comunità musulmana lungo i secoli, e, come sappiamo, costituisce uno dei punti fondamentali di rivendicazione delle correnti islamiste contemporanee. Tale corrente ha il suo parallelo nel rabbinismo ebraico e nel canonismo cristiano. Occorre tuttavia osservare a tale proposito che:

1. l’elaborazione della legge islamica fatta dai giuristi musulmani dei primi secoli non può essere considerata un’opera divina, ma umana. Questo punto viene messo ora in risalto da molti riformisti contemporanei che si ribellano al monopolio della legge islamica esercitato dai ’dotti della legge’ (’ulamâ’) i quali hanno troppe volte spacciato le loro interpretazioni personali per ’parola divina, rivelata’.

2. l’elaborazione della legge islamica si è formata nel contesto di cio’ che può essere definito ’l’imperialismo religioso dell’Islam, e specificatamente dell’Islam sunnita. I ’dotti della legge’ (’ulamâ’) sono stati per lo più assai servili verso il potere politico costituito, sia nel passato che nel presente. Anche contro tale sacra alleanza fra religione e potere alcuni spiriti più liberi osano ora prendere posizione, molte volte con conseguenze assai violente e disastrose.

b. la corrente spiritualista: il sufismo.

Questa corrente intende dare una valenza spirituale alle norme dogmatico-giuridiche della legge islamica. In linea di principio il sufismo non si colloca fuori della legge codificata dalla comunità islamica, tuttavia privilegia l’incontro diretto con la Verita’ assoluta, con Dio. La legge infatti è per essi la via e non il fine: solo Dio è il fine assoluto. Tale atteggiamento ha portato a dei conflitti, a volte molto violenti, con i dottori-giuristi della comunita’, fino al martirio (vedi al-Hallâj). Un detto comune fra i sufi, frutto di amare esperienze storiche, dice: "Sotto la penna di ogni giudice c’è la testa di un sufi che cade". I sufi infatti richiamandosi ad una fedeltà più radicale all’essenza del messaggio coranico hanno molte volte denunciato le deviazioni della comunità islamica, il formalismo e il fariseismo molto comuni a livello dell’Islam ufficiale e dei ’dotti della legge’ (’ulamâ’) in particolare. Per molti sufi la comunità islamica è inevitabilmente soggetta nel corso della storia ad un processo di decadenza, per cui essa deve essere continuamente ’riformata’ (islâh). In un certo senso e’ qui che tocchiamo quello che possiamo chiamare ’il profetismo continuo’ presente pure nella comunità islamica. Un comune detto sufi dice "I sufi (’awliyâ’) sono gli eredi dei profeti". (È da notare tuttavia che ’i dotti della legge’ ne hanno contrapposto uno equivalente in cui si dice che: "I ’dotti della legge’ (’ulamâ’) sono gli eredi dei profeti". È su tale base che il sufismo ha esercitato lungo la storia islamica in molti casi il ruolo di ’coscienza profetica’ nell’Islam.
Occorre tuttavia osservare a proposito del sufismo che esso:

1. è vissuto per lo più all’interno di ciò che abbiamo chiamato ’l’imperialismo religioso islamico’, fatto di guerre di conquista, schiavitù, oppressione dei non-musulmani ecc., apportando ad esso l’entusiamo religioso dei loro adepti.

2. è vissuto in un certo isolamento culturale, pago della tradizione islamica, senza un’apertura reale verso le altre religioni. Nella mia lettura del sufismo devo ancora incontrare un sufi che abbia accostato, ad esempio, il cristianesimo per quello che esso è nell’esperienza dei cristiani, e non nella sua sfigurazione comune ai testi della polemica islamica. Questa situazione va indubbiamente ripensata, e ci sono attualmente delle persone che all’interno del mondo islamico cercano una revisione della sua storia e della sua autocomprensione, in un atteggiamento di più reale ed obiettiva apertura verso le altre religioni. Ci sembra infatti che l’Islam, come del resto tutte le altre religioni, è chiamato ad una nuova autocomprensione di fronte alle sfide del mondo moderno e post-moderno.

Rosario Amico Roxas



Venerdì, 30 novembre 2007