Conoscere l’islam
’Id al-Fitr

di di Patrizia Khadija Dal Monte

Riprendiamo questo articolo dal sito: www.islam-online.it


Si eclissa con un po’ di malinconia la luna gravida di promesse di Ramadan e appare la luna nuova di Shawwal e con essa prende forma ’Id al-Fitr, la festa della rottura del digiuno. La parola “aid”, festa, deriva dal verbo “ada” “ritornare”, quindi “aid” significa letteralmente ritorno, abitudine, tradizione. Fitr, rottura, proviene dalla stessa radice del termine iftar, pasto serale col quale si rompe il digiuno…  
 

“…Allah vi vuole facilitare e non procurarvi disagio, affinché completiate il numero dei giorni e proclamiate la grandezza di Allah Che vi ha guidato. Forse sarete riconoscenti.” (II,185)  
 

La festa nasce dall’aver completato un obbligo e si traduce in gioia e celebrazione del Più Grande. Questo ci dice prima di tutto come la mancanza, l’astenersi non sia fine a se stesso, la condizione finale dell’uomo è la festa, la pienezza, il possesso, a ciò i nostri sforzi conducono… E poiché la festa è festa dell’anima e del corpo, nell’islam non esiste una scissione tra i due o un disprezzo del corpo, si comincia proprio da quest’ultimo, abbigliandosi con gli abiti più belli e profumandosi:

Da Ja’far ibn Muhammad: Il Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) portava un mantello speciale in occasione delle feste.

Da Hasan Sibt : "Il Messaggero di Allah ci ordinò di portare gli abiti migliori nei giorni di festa, di profumarci col miglior profumo che avessimo e di sacrificare (l’animale) più costoso possibile".

Poi è sunna mangiare datteri in numero dispari prima di uscire per la preghiera della festa della rottura del digiuno. Anas riportò: Il Profeta non usciva il giorno della festa della rottura del digiuno, prima di aver mangiato datteri in numero dispari. Ahmad e Bukhârî hanno riportato questo hadîth.  Infine si esce per la pregare insieme a tutta la comunità, la festa non è stare soli, raccomandato è anche il salutarsi augurandosi buona festa:

Jubayr ibn Nafî’ riferì che i Sahâbah si dicevano l’un l’altro, quando si incontravano nei Giorni di Festa: "Che Allah l’accetti da noi due".  
 

Il giorno della festa infatti è caratterizzato da una preghiera comunitaria che trova fondamento nell’esempio profetico, da lui praticata dal primo anno dell’Hijra, a cui sono chiamati a partecipare tutti i credenti,  uomini e donne. E’ permesso eseguirla in moschea, ma è preferibile compierla all’aperto, il Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) aveva l’abitudine di eseguire la preghiera delle due feste nel luogo all’aperto riservato alla preghiera (Musalla). Non la eseguì alla moschea che una sola volta, perché pioveva forte. Tutti debbono partecipare, anche le donne mestruate, a poca distanza da coloro che pregano.

Umm Atiyya disse: "Ci è stato ordinato di far uscire le vergini e coloro che avevano le mestruazioni, il giorno delle due feste, per assistere al bene e alla vocazione islamica; le donne mestruate si allontanavano un po’ dal luogo riservato alla preghiera".

Da Ibn ’Abbâs: Uscii col Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) un giorno di "Fitr" e un giorno di "Adhâ": egli pregò, pronunciò un discorso (khutba) e poi chiamò le donne per predicare loro, richiamarle e ordinare loro l’elemosina. (AlBukhârî). 
 

E’ preferibile, secondo l’esempio profetico andare al luogo della preghiera per una strada e tornare per un’altra.

Da Abu Hurayra “Se il Profeta usciva per la festa, tornava per una via diversa da quella dell’andata.”

e compiere la preghiera non tanto presto,

Il Profeta compiva la preghiera del Fitr al momento in cui il sole si era levato  da qualche tempo in modo da lasciare il tempo di versare la zakat, che deve essere data prima della preghiera, perché i poveri in questo giorno possano essere sollevati dalla loro condizione difficile e fare festa:

"Risparmiate loro la mendicità in questo giorno (giorno di festa)", perché è loro diritto almeno in questo giorno  poter rimanere dignitosamente.”  
 

La preghiera della festa consiste in due rak’a, durante cui il credente deve pronunciare il Takbîr sette volte prima della recitazione della prima rak’a, cinque volte nella seconda. 
 

Da ’Umar ibn Shuhayb, da suo padre, da suo nonno: Durante una Festa, il Messaggero di Allah (pace e benedizioni di Allah su di lui) pronunciò il Takbîr dodici volte ripartite in sette durante la prima rak’a e cinque nella seconda, e non pregò (preghiere supererogatorie) né prima né dopo.

Non è stato riportato né tramite hadith deboli, né forti che il Profeta (pace e benedizioni di Allah su di lui) abbia praticato altrimenti la preghiera della festa e fu la sua prima maniera di compiere tale preghiera. Taceva lungamente ogni due Takbîr, e non è stata memorizzata alcuna parola particolare tra i Takbîr.

Colui che sia impossibilitato a partecipare alla preghiera in comune deve compiere due rak’a da solo. Dopo la preghiera viene pronunciato un sermone, che è bene ascoltare, anche se non è obbligatorio. 
 

Da ’Abdullah ibn Sa’id: Compii la preghiera della festa con il Messaggero di Allah (pace e benedizioni di Allah su di lui), e quando la preghiera fu conclusa, egli disse: "Pronuncerò il sermone; chi ama ascoltarlo che resti, e chi non vuole può andare". Nasa’i, Abu Dawud e Ibn Mâjah hanno riportato questo hadîth. 
 

Il tempo della festa è tempo di glorificazione di Dio, vi sono diverse formule riportate dalla tradizione.

Ma nel giorno della festa la preghiera è breve e lascia spazio al gioco, allo stare insieme in famiglia, allo svagarsi e cantare. Anas ha riportato: “Quando il Messaggero di Âllâh (*) arrivò a Medina, ci furono due giorni di gioco. Il Messaggero di Âllâh (*) disse: “Âllâh, l’Altissimo, ha fatto in modo che questi altri  giorni fossero i migliori: il giorno della rottura del digiuno e il giorno del sacrificio.” (An-Nisâî e Ibn Hibbân, sahîh) 
 
 

’Id al-Fitr, festa dunque dell’anima e del corpo riconciliati tra loro e col Creatore.

Martedì, 07 ottobre 2008