Conoscere l’Islam
Ibn Khaldoun

di Rosario Amico Roxas

" Ibn Khaldoun è stato il padre della moderna sociologia, anche se non è entrato nella cultura occidentale.
Con 600 anni di anticipo ha applicato l’epistemologia alla Storia, realizzando un’opera fondamentale per la conoscenza del mondo musulmano dalla quale non si può prescindere se si vuole programmare un dialogo concreto".

Quest’anno 2006/7 è stato indicato dalla Tunisia come l’anno di Ibn Khaldoun, nella ricorrenza del 600° anno della morte.
Sono già stati fatti numerosi convegni e altri ne sono in programma per ricordare al mondo questo personaggio, conosciuto nel mondo occidentale soltanto dagli approfonditi addetti ai lavori.
Ma chi fu Abd Al Rahman Ibn Khaldoun ?
Fu il più grande storico del mondo arabo, tra i massimi storici che il mondo intero abbia mai avuto, il primo che affrontò l’analisi e lo studio della storia come sociologia; la sua analisi fu di ordine epistemologico, in quanto volle collocare lo studio della storia nell’alveo dell’intera organizzazione della conoscenza.
La storia è intesa come analisi della realtà vissuta dagli uomini, con precisi limiti atti a identificare la comprensione della stessa storia, lontano dalle elaborazioni filosofiche e dalle sterili ricerche di finalità. La storia, con Ibn Kaldoun, divenne esplicativa della realtà socio-culturale.
Si può affermare che fu l’ideatore di una nuova scienza, la “umran", che si dedica all’analisi della socievolezza naturale della comunità, in grado di decifrare il meccanismo della storia astraendo i singoli fatti e riportandoli nel momento culturale che li contiene.
Conobbi e frequentai a lungo uno dei massimi esponenti della filosofia araba contemporanea; si trattava del direttore dell’Istituto di Filosofia Islamica di Hanneba in Algeria, al confine con la Tunisia. Lo conobbi ad un convegno di studi a Tunisi e diventammo amici.
Era un profugo di Sabra e Shatila, dove aveva perduto due figli; allora insegnava a Beirut e quel 13 settembre del 1982 si trovava presso il suo istituto, aveva portato con sé la moglie e la figlioletta, che così si salvarono.
Andavo ogni fine settimana da Tunisi ad Hanneba per portare avanti un lavoro ambizioso: la traduzione della "Muqaddima", introduzione alla voluminosa storia universale “Kitb al-Ibar”.
Ibraim (questo il suo nome), traduceva dall’arabo antico al francese, con note molto importanti per quanto riguardava la giusta interpretazione di taluni vocaboli dell’arabo coranico e il sottoscritto dal francese in italiano.
I patimenti subiti nel corso della sua sventurata vita, gli procurarono un cuore polmonare cronico; mi chiese di portargli dall’Italia una bombola per l’ossigeno portatile per potersi svincolare dalla stasi presso la grande bombola che lo teneva in vita.
Morì prima che potessi esaudire quel piccolo desiderio; questa nota vuole essere un omaggio ad un amico sincero e un maestro prezioso: Ibraim Slimane.
L’introduzione alla Storia Universale analizza il comportamento del gruppo, coeso nella ‘asabiyya (comunione di sangue), analogia di interessi e di comportamenti, mirati a imporre la mulk, la sovranità. La religione è vista come una sovrastruttura soggetta alle valutazioni di base (economiche, geografiche, culturali) e agli stimoli dai quali è sollecitata.
All’evoluzione sociale corrisponde un diverso approccio alla religione, così la religione acquista una dimensione di ordine politico.
Qui si inserisce la da’wa, la propaganda ideologica, che regola il rapporto tra la comunione di sangue e l’aspirazione alla sovranità; ciò permetterebbe al clan o alla tribù di manifestare il proprio potere e affermare la propria consacrazione.
Ho selezionato i punti salienti che hanno ancora oggi validità nel mondo intellettuale arabo, per accennare solamente come la religione diventa ispirazione della storia e come la storia, intesa come scienza, diventa sociologia.
I movimenti indipendentisti, che in Occidente chiamiamo terroristi, si basano su questi capisaldi della cultura, affrontarli in termini diversi dall’approccio culturale (e quindi politico e diplomatico) non può portare a nessun incontro dialettico, con l’aggravante che è il mondo Occidentale che viene considerato come una sotto-cultura limitata e non aperta alle potenzialità dell’analisi storica.



Rosario Amico Roxas



Giovedì, 29 novembre 2007