La fatwa è giusta e noi andiamo avanti

di Amina Salina

Commento della fatwa del Sayyed Muhammad Hussein Fadlullahcontro la violenza sulle donne


Dal sito www.islam-online.it


Viva impressione ha destato nel mondo islamico la fatwa promulgata nei giorni scorsi dal Sayed Fadlallah,massima autorità della shia libanese riguardante il trattamento delle donne non solo nell’ambito matrimoniale ma anche in quello sociale e lavorativo.
Un buon metro per giudicare il livello di civiltà di una nazione è quello di verificare il trattamento dei ceti deboli ed in particolare delle donne e dei bambini. Se la condizione dei bambini del sud del mondo non e’ allegra, lo stesso può dirsi per le donne sottoposte in tutto il mondo ad un vero e proprio femminicidio. L’Islam e’ stato per secoli e potrebbe essere anche oggi un faro di civiltà di fronte alla comune riduzione dell’essere umano a produttore e riproduttore di merci -e di persone- questo infatti è lo status della creatura umana in questa civiltà, che definirei più che liquida, liquefatta.
L’Islam ha iniziato da tempo il recupero della sua purezza primigenia attraverso il movimento riformatore che si e’ sviluppato in questi ultimi due secoli, cavalcando secoli di tradizione e di tirannie che avevano ridotto la religione ad uno strumento di controllo sociale a favore dei forti contro i deboli, pervertendo la Sunna del Profeta (pbsl). Nei paesi in cui la civiltà islamica e’ venuta profondamente a contatto con la cultura occidentale essa ha accettato democrazia e diritti umani riprendendo gli obbiettivi trascurati oggi dal liberalismo di fronte al trionfo neocoon. Diritto al lavoro, ad una giustizia imparziale, ad eleggere liberamente i propri rappresentanti, possibilità per le donne di accedere al lavoro senza trascurare la famiglia ed i figli, diritto per la donna all’istruzione a parità con l’uomo libertà di coscienza, diritto alla tutela dei figli in caso di separazione o divorzio per colpa del marito, tutti questi diritti sono oggi appoggiati dai musulmani in Palestina in Marocco Giordania Libano ed altri stati a maggioranza islamica.
La fatwa del Sayyed Fadlallah stabilisce come prioritarie, per una società che voglia dirsi islamica, la parità di salario tra donne e uomini a parità di lavoro-oggi una donna in Italia spesso guadagna circa il venti per cento in meno rispetto al collega maschio- diritto all’autodifesa in caso di gravi maltrattamenti fisici -giudicati dal faqih "un atto abietto"-diritto per la donna ad uguale accesso all’istruzione ed al lavoro rimuovendo quegli ostacoli che ancora oggi in tutto il mondo limitano la libertà di movimento delle donne nell’ambito pubblico, diritto alla massima considerazione per la donna casalinga che volge un lavoro senza il quale la vita pubblica sarebbe impossibile poiché produce da sola un mondo servizi: cibo, assistenza per uomini, bambini, anziani, invalidi.
Questa enorme mole di lavoro sociale è spesso svalutata in Occidente e tra le élites occidentalizzate del mondo islamico poiché si pensa che dove non é retribuito il lavoro non valga.
L’islam invece, che tiene alla stabilità ed all’armonia familiare molto più che al guadagno in sé, dovrebbe tendere invece a sottrarre le donne da quegli ambiti lavorativi che per questioni di orario, fatica o sicurezza sono ad esse inadatti.
Da varie parti soprattutto da parte wahabita e’ stato sottolineato che la fatwa è in apparente contraddizione col principio di obbedienza che la moglie deve allo sposo: Si ricordi tuttavia che una nipote del Profeta non accettò mai questo principio e fece inserire nelle clausole del suo contratto di matrimonio il rifiuto dell’obbedienza imposta. L’Islam non parla mai di obbedienza servile o di schiavismo, ma di mutua collaborazione tra gli sposi il che presuppone una certa armonia e una bassa conflittualità nella coppia.
Il riconoscimento della funzione di guida della famiglia da parte del marito, è subordinato all’equilibrio e al senso di responsabilità personale-oltre che una buona formazione religiosa- tutte qualità agli antipodi con lo stereotipo vagamente idolatra del maschio padrone di cui si riempiono la bocca i media occidentali. Quando l’uomo si trasforma da guida e protettore della famiglia a lupo quale dovrebbe essere la risposta se non difendersi???
Penso tuttavia che la riflessione debba andare avanti su quale tipo di società islamica e di comunità islamica vogliamo.
L’Islam deve tornare all’avanguardia sul piano intellettuale se vogliamo veramente segnare in modo positivo la storia d’Europa e non rimanere soltanto una comunità oppressa e malamente integrata che in fin dei conti sta qui solo perché le condizioni di vita e di lavoro sono migliori che altrove.La riflessione di molti intellettuali a partire da Tariq Ramadan va in senso dello stabilirsi in occidente riconoscendo la laicità dello Stato, la libertà di coscienza e i diritti fondamentali dell’individuo, almeno finché non confliggano apertamente con la morale o con l’ordine pubblico.
Certamente anche la società occidentale sia pure in forme sotterranee é una società violenta nella misura in cui non solo proietta la sua violenza e la sua sete di dominio sui paesi del sud del mondo, ma anche quando produce al suo interno disgregazione anomia, nuove povertà, ghetti e disperazione
Noi come musulmani in occidente, assieme ad altre forze sociali e politiche che condividono la battaglia comune per i diritti umani, possiamo costruire una società dove le relazioni interpersonali siano aliene da ogni forma di violenza o di abuso, come possiamo vedere nella Sunna del Profeta (pbsl) che trattava con misericordia ogni essere vivente. La Tradizione ricorda che il profeta Suleyman re d’Israele, fermò un giorno il suo esercito perché aveva visto una fila di formiche che attraversava la strada e non voleva uccidere quelle povere bestiole create come noi dalla rahma dell’Altissimo .
Se questo è vero per delle formiche a maggior ragione ogni musulmano e musulmana deve evitare di arrecar danno al prossimo- fatta eccezione per la legittima difesa. Dice un hadith profetico che il miglior musulmano è colui di cui non si deve temere il male che può fare con la mano o con la lingua.. E un altro celebre hadith dice che il migliore tra i credenti e’ quello che meglio tratta la propria sposa.



Venerdì, 21 dicembre 2007