«Fitna» non mi offende neppure un poco

di di Fatma Aykut per Spiegel (31 marzo 2008), traduzione Maria G. Di Rienzo

Ringraziamo Maria G. Di Rienzo[per contatti: sheela59@libero.it]per averci messo a disposizione questa sua traduzione


Una sequenza del film anti-Islam di Geert Wilders mostra l’aeroplano dirottato che si schianta sul World Trade Center l’11 settembre. Mullah fomentatori di odio che chiamano i musulmani alla guerra santa. Immagini dei corpi mutilati delle vittime degli attentati alle ferrovie di Madrid nel 2004. Questi sono gli attrezzi con cui il populista olandese di destra cerca di sconvolgere il suo pubblico. Ma non funziona. In primo luogo, queste immagini hanno perso il loro impatto da tempo. Le abbiamo viste nei notiziari migliaia di volte, così come le immagini dei sostenitori di Hamas a Gaza, che sventolano fucili nell’aria e urlano slogan antisemiti alla telecamera. Può suonare macabro, ma sono “consumate” e noi siamo ormai desensibilizzati rispetto a queste controverse immagini televisive. Il desiderio di scioccare ha spinto Wilders a includere nel filmato il metraggio della decapitazione di un ostaggio, senza censure o tagli. L’obiettivo si fissa sulla testa tagliata mentre la scena si dissolve. Il solo problema è che il valore di notizia di questo metraggio è pari a zero. La spettatrice continuava a domandarsi: “Quand’è che Wilder ha intenzione di scuotermi davvero?”

I musulmani moderati sono disturbati da queste immagini orrende quanto i non musulmani: entrambi i gruppi voltano le spalle con eguale disgusto. Gli estremisti islamici, nel frattempo, le giudicano insensibilmente. “Perfetto.”, si stanno sicuramente dicendo, “L’olandese ci ha ritratti nel modo giusto.” Questi estremisti non saranno scioccati. Proprio il contrario: Al-Qaida potrebbe postare il lavoro di Wilder sul suo sito web come materiale promozionale. Wilders accompagna le “sconvolgenti immagini” con citazioni dal Corano, uno sforzo per immergere il testo più sacro dell’Islam in una fontana di odio. Il che rende difficile a me, una musulmana del tutto normale, difendere l’Islam come religione pacifica. Le citazioni non sono inventate, si trovano davvero nel Corano. I passaggi del libro sacro che inveiscono rabbiosamente contro gli Ebrei sono stati usati a lungo, sfortunatamente, come propaganda. Questo è tragico, com’è tragico che passaggi simili siano comuni nella Bibbia.

Il titolo del film, “Fitna”, potrebbe essere tradotto come “caos”, il che descrive i primi dieci minuti del film stesso. Un’infinita fiumana di immagini promuovono il cliché dei musulmani “selvaggi”: orde di uomini scuri e barbuti in lunghe vesti bianche. E ancora la spettatrice si chiedeva: “Cosa vuole ottenere questo film? Cosa vuole chi lo ha fatto?” Infine, dopo il decimo minuti, lo scopo di Wilder diventa chiaro. A lui non interessano i musulmani in Afghanistan, Pakistan o Iraq, ma i musulmani in Europa. E non si tratta delle differenze tra moderati e militanti. Nel film di Wilder, ogni singolo musulmano in Europa è una minaccia. Ogni musulmano approva i delitti d’onore, si oppone alla cristianità ed è omofobo. “Stop all’islamizzazione dell’Europa” e “Difenditi dai musulmani” sono vecchi slogan che vengono ripetuti dagli estremisti di destra ad ogni elezione locale, statale o federale in Germania. Ci sono ormai familiari, ed hanno da tempo cessato di essere “scioccanti”. Il film di Wilder offre una profezia sul futuro dell’Olanda: bambini insanguinati e madri violente, omosessuali impiccati e bambine sottoposte a mutilazione genitale. Se la questione dell’integrazione musulmana in Europa non fosse così importante, ci sarebbe la tentazione di classificare il film come una parodia di se stesso e di riderci un po’ sopra. Wilder dipinge il suo soggetto in maniera tale che sembra impossibile prender sul serio lui o il suo film. Forse non è politicamente corretta come ammissione, ma in questo senso “Fitna” ha un certo potere “esplosivo”. Dall’altro lato, è possibile oggi girare un film critico sull’Islam senza temere omicidi, proteste e violenze? Questo me lo chiedo come donna musulmana. Sono certa che molta gente in Olanda, e qui in Germania, condivide i convincimenti di Wilder. Personalmente, mi piacerebbe sapere cosa il Ministro degli Interni Wolfgang Schäuble ha da dire sull’argomento.

Il trucco del film di Wilder è che si adopera a mostrare una sola facciata dell’esperienza dei musulmani in Europa. Per di più, in un formato da documentario molto noioso. Sarebbe completamente sciocco essere contro il film “per principio”. Wilders ritrae una mentalità che indubbiamente esiste ad Amsterdam, a Parigi e a Berlino. E però sceglie di ignorare certe realtà della vita musulmana in Europa: l’alto tasso di disoccupazione tra gli immigrati, le poche chance di ricevere un’istruzione decente, gli incontri quotidiani con il razzismo, e i moltissimi figli di immigrati, in particolar modo i ragazzi, del tutto abbandonati a se stessi. Perciò cosa viene prima, l’uovo o la gallina? Come musulmana non praticante ma credente, il film non offende in alcun modo le mie convinzioni religiose. Ne’ Allah ne’ il Profeta sono bersagli diretti. Wilder evita anche l’errore che Theo van Gogh fece nel connettere il Corano alla sessualità. Van Gogh è stato assassinato nel 2004 da un estremista musulmano dopo aver diretto “Submission”, un film che accoppiava passaggi del Corano a vicende di uomini che abusano delle donne nella cultura islamica, e ad immagini di una narratrice parzialmente svestita. A me il film di Van Gogh non causò alcun fastidio, ma la violenza perpetrata da altri musulmani, meno tolleranti, nel mondo ha fatto balenare la possibilità di reazioni violente al film di Wilder. A questo proposito, “Fitna” mi ha sorpreso. Si potrebbe dire che è sovrastimato: Wilder non fa altro che mostrare fatti, anche se li mostra da un lato solo. “Fitna” è un tentativo, un tentativo a buon mercato e trasparente, di dipingere ogni immigrato musulmano in Europa come un potenziale terrorista, una minaccia alle democrazie ottenute a prezzo di tanti sforzi, una bestia dominata da istinti di base.

Se i politici non avessero messo in guardia la popolazione così incessantemente sulle possibili conseguenze del film, e fatto costanti paragoni con i disordini provocati dalle controverse vignette danesi del 2005, il progetto “Fitna” di Wilder non avrebbe avuto tutto quel successo promozionale. Ma quanto a scioccarci, non lo ha fatto. E almeno questa è una fortuna.



Venerdì, 11 aprile 2008