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Da Il Manifesto del
18 Novembre 2001 Non è da ieri
che ci occupiamo di islam, ma non c'è dubbio che negli ultimi due mesi il discorso si è
moltiplicato. Forse anche approfondito. Discorso-confronto: il divino direttamente
interessato, anche se si continua a ripetere che la guerra in atto non è né di religione
né di civiltà. Sarà vero? Se ne può dubitare.
Un dibattito-confronto confuso e contraddittorio: per lo meno ha - può avere - il
vantaggio di farci conoscere un po' meglio il mondo islamico, un mondo per molti di noi
piuttosto misterioso. Abbiamo difficoltà, prima di tutto, a riconoscerne il pluralismo,
anche mentre continuiamo a ripetere che le frange più radicali, tipo talebani, non
rappresentano né la totalità e neppure la maggioranza del mondo islamico. E' quella
frangia, comunque, che fa talmente parlare di sé da oscurare l'enorme maggioranza
moderata.
Abbiamo anche difficoltà nel confronto. Oscilliamo fra le condanne e le sottovalutazioni
(per le quali molti si sono autorevolmente distinti, da Berlusconi a Oriana Fallaci a
Baget Bozzo) e le facili omologazioni, sulla base, magari, del monoteismo comune all'islam
come al cristianesimo e all'ebraismo. Un comune monoteismo che però sembra piuttosto
ininfluente agli effetti della pace. Come piuttosto ininfluenti sembrano quelle citazioni
della Bibbia e del Corano che si moltiplicano, da una parte e dall'altra mentre si
continua a sparare. Sui sacri testi secoli di storia hanno sparso tanta di quella polvere
- anche da sparo - da renderne ardua la lettura.
Sarebbe meglio evitare sia i confronti sulla base di voti di merito sia le omologazioni.
Così stanno cercando di operare non poche istituzioni, sollecitando un confronto che
eviti i due scogli. Fra le dichiarazioni recenti, mi sembra particolarmente significativa
quella sottoscritta da Gianni Long, presidente della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (FceiI) e da Nour Mohamed Dachan, presidente della Unione delle Comunità e
Organizzazioni islamiche in Italia (Ucooii).
La "Dichiarazione Congiunta per il dialogo interreligioso" si apre con una
decisa condanna del terrorismo e prosegue con la preoccupazione "per l'andamento
dell'azione militare in Afghanistan che sempre più spesso colpisce civili innocenti,
mentre fatica a individuare e colpire le basi del terrorismo". Angoscia anche
"per l'attentato condotto in Pakistan il 28 ottobre contro una chiesa in cui erano
raccolti in preghiera credenti cattolici ed evangelici". Forte preoccupazione anche
per la gravità della situazione in Medio Oriente. Nonché "per il clima più teso
che avvertiamo anche nel nostro paese".
"Per questo vogliamo impegnarci, insieme ad altre espressioni delle comunità
cristiana ed islamica in Italia, a promuovere quella reciproca conoscenza che è premessa
del dialogo e fondamento della convivenza". In questa linea di serietà e di
libertà, moltiplicare le occasioni di incontro: "Sollecitiamo i mezzi di
informazione di massa a dare un'informazione più completa ed equilibrata del mondo delle
fedi, non ignorando quindi le comunità di minoranza e non limitandosi a dare visibilità
soltanto alle componenti più radicali; auspichiamo che la scuola si apra alla presenza di
esponenti delle diverse comunità di fede e che proprio la scuola possa qualificarsi come
un laboratorio di convivenza e di pluralismo nel rispetto della fede di ciascuna e delle
regole di convivenza di tutti".
Sulla stessa linea un appello ecumenico corredato di molte firme autorevoli, chiede la
creazione di una "Giornata del dialogo cristiano-islamico", ben sapendo che non
sarebbe risolutiva, ma che si "tratterebbe di un piccolo segnale nella direzione di
un incontro che, in ogni caso, sta nella forza delle cose". Siamo chiamati "ad
accelerare il processo di reciproca conoscenza senza il quale ci sembra difficile
ipotizzare passi avanti sul piano delle relazioni interreligiose, in particolare con quei
musulmani che sono da tempo nostri compagni di strada sul cammino della costruzione di una
società pluralista, accogliente, rispettosa dei diritti umani e dei valori
democratici" (per ulteriori informazioni e per firmare questo appello tel.
335-5638950). |