In occasione dell’Assemblea generale dell’Onu a New York
Leader cristiani statunitensi discutono con il presidente iraniano Ahmadinejad

di Riforma 143 - numero 40 - 19 ottobre 2007

Preoccupato di incorag­giare il dialogo in vista di evitare un eventuale scontro militare tra l’Iran e gli Usa, il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha partecipato all’organizzazione di una di­scussione tra il presidente iraniano Mahmoud Ahma-dinejad e circa 140 persona­lità religiose degli Usa.
L’incontro, che ha avuto luogo il 27 settembre scorso, si è svolto a New York, presso la sede dell’Onu. Organizzato dal Comitato centrale men-nonita (Mcc), organizzazione di soccorso, aiuto allo svilup­po e promozione della pace dei mennoniti del Nord America, era stato fissato il giorno dopo l’intervento del presidente iraniano all’As­semblea generale dell’Onu.
Il pastore Christopher Fer­guson, rappresentante del Cec presso l’Onu, faceva parte del gruppo che ha posto una serie di domande al presiden­te Ahmadinejad, in particola­re circa le sue dichiarazioni molto controverse sull’Olo­causto, lo sviluppo nucleare del suo Paese e il problema dei diritti della persona.
«I vangeli ci impegnano vivamente a difendere i po­veri, le vedove, i prigionieri e gli oppressi», ha dichiarato il past. Ferguson. «Nel suo di­scorso all’Assemblea gene­rale, Lei si è detto preoccu­pato dal fatto che i paesi che pretendono di difendere i diritti della persona sono in realtà i primi a violarli». «Vorremmo porle una do­manda, tenendo presente che nessun governo e nes­sun Paese compiono total­mente quello che Dio vuole che facciamo. Questo è an­che il caso dell’Iran. Ispirati dalla nostra fede in Dio e dal
rispetto dei dirittti umani, possiamo trovare il modo di parlare dei campi in cui l’Iran è molto lontana dal ri­spettare tali diritti?»
Ahmadinejad ha risposto: «L’oggetto delle mie preoc­cupazioni è lo stesso del vo­stro: sono molto triste di ve­dere che le inimicizie, le oc­cupazioni, i massacri, le guerre e la discriminazione sono presenti ovunque nel mondo». «Sono altresì molto preoccupato dalle molte violazioni dei diritti della persona», ha proseguito, ag­giungendo che «alcuni re­sponsabili di queste viola­zioni cercano di risolvere i problemi mondiali unica­mente con le armi. Non ab­biamo ancora criteri fermi, per quanto riguarda i diritti umani nel mondo, perché ci sono molti modi di interpre­tarli. È possibile collaborare per giungere a criteri solidi in questo campo».
Il presidente iraniano ha concluso dicendo che in Iran
«abbiamo le norme più seve­re che ci siano in materia di rispetto dei diritti umani». Il presidente della seduta ha quindi sollevato la questione delle violazioni dei diritti delle minoranze religiose in Iran, ma questa non ha po­tuto essere esaminata per mancanza di tempo.
La discussione con il pre­sidente Ahmadinejad era la terza di una serie organizza­ta dai mennoniti. La prima ha avuto luogo a New York un anno fa, la seconda a Teheran nel febbraio 2007, in occasione della visita di una delegazione religiosa.
Il fatto è che «le muraglie del silenzio e della lontanan­za vanno abbattute», ha di­chiarato padre Reew Chri-stiansen, redattore della rivi­sta cattolica, ribadendo che «è sbagliato non instaurare un dialogo con coloro che non condividono le nostre vedute, perché questo non fa che rafforzare i pregiudizi e la cattiva volontà». (cec)

Il presente articolo è tratto da Riforma - SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI Anno 143 - numero 40 - 19 ottobre 2007. Ringraziamo la redazione di Riforma (per contatti: www.riforma.it) per averci messo a disposizione questo testo



Mercoledì, 17 ottobre 2007