La moschea in Viale Jenner
Diritti e lotta per i diritti

di Hamza R. Piccardo

La questione della moschea di Viale Jenner rischia di riscaldare ulteriormente l’estate già calda su diversi fronti politici e, siccome difficilmente passeranno l’aggravante per clandestinità, il reato di immigrazione clandestina, la legge salva Berlusconi, il lodo schifezza ecc. ecc perchè non rifarsi la faccia, pardon i muscoli, prendendosela con i più deboli... zingari, rom, musulmani, non necessariamente nell’ordine.

Dopo averlo "promesso al suo elettorato" Maroni piomba a Milano e convoca una runione in prefettura per decretare che "quella moschea non ha da essere, nè domani nè mai". Non ci sono le condizioni igieniche, non ci sono i parcheggi, il venerdì gli oranti occupano i marciapiedi ecc.ecc.

Tutte cose risapute e meglio di tutti le hanno ben presenti i fratelli che gestiscono l’Istituto Culturale Islamico di Milano (questo il nome formale di quello che tutti chiamano "Mahd" che stanno cercando da anni un luogo più consono allo svolgimentodelle loro, attività e proporzionato alla cospicua affluenza di fedeli nel giorno della preghiera settimanale e non solo.

Ci scriveva nei giorni scorsi un nostro lettore (non musulmano):

Nonostante la Costituzione della Repubblica Italiana affermi che non vi devono essere distinzioni in base alla religione, si assiste ormai da anni alla pressoché totale violazione di tale enunciato: pubbliche amministrazioni che, con cavilli burocratici quali la non conformità di impianti elettrici o altre disposizioni ASL dispongono la chiusura di luoghi di preghiera islamici – non importa se altri luoghi di preghiera quali quelli cristiani o addirittura le scuole pubbliche sono del tutto fuori norma e continuano ad essere utilizzati. Quando poi alcune comunità ri rendono disponibili a costruire a proprie spese un luogo di culto rispettoso della propria dignità e del decoro comune, tali amministrazioni pongono altre serie di cavilli burocratici, o addirittura leggi regionali che di fatto ne impediscono l’apertura. Clamorose sono le dichiarazioni del vicesindaco di Milano che, con la scusa che il territorio di Milano è molto urbanizzato, non è possibile costruire alcuna moschea nel proprio territorio. Ovviamente i mega centri commerciali che distruggono la vita agli abitanti della zona potranno continuare ad essere costruiti.

Sante parole, dettate dal buon senso ma si oggi il buon senso è merce che scarseggia.

Ad agosto, (fine?) il Mahd "dovrà" chiudere, cessare ogni attività a meno di una soluzione che al momento sembra lontano dopo che l’intransigenza leghista ha fatto saltare quella possibilità di concedere ai musulmani il velodromo del Vigorelli per la preghiera del venerdì.

Da molte parti si scorge nell’atteggiamento leghista una volontà provocatoria, mirante a scatenare reazioni a fronte delle quali passerebbe la criminalizzazione dell’intera comunità islamica milanese. Se così fosse speriamo con tutto il cuore che rimaranno con un palmo di naso se la comunità saprà reagire e resistere nel quadro d’iniziative di lotta pacifiche e non violente e saldare attorno a sè una parte importante della città che è già nauseata da certi atteggiamenti.

Provenienti, per la stragrande maggioranza da paesi che pur nella finzione "democratica" delle loro costituzioni, ignorano quasi totalmente i diritti civili così come l’intendiamo in Occidente, i musulmani che vivono in Italia si trovano fortemente a disagio di fronte ad un sistema che sbandierando i diritti dell’uomo li nega nei fatti.

La lotta civile e democratica, pacifica e non violenta ma strenua e determinata non è nelle loro corde. Ma è tosto l’ora che apprendano che i diritti nessuno li ha mai regalati, essi sono il frutto di un’azione che ha determinato favorevoli rapporti di forza e che, anche se scritti nella Costituzione e regolati dalle leggi, essi devono essere difesi e possibilimente ampliati.

In caso contrario, il potere, ogni potere, cercherà di riprenderseli, di annullarli, di svuotarli di significato perchè... perchè un regolamento di polizia urbana non è stato rispettato, perchè "la tipologia" è incongrua, perchè...

Abbiamo proposto ai nostri fratelli dell’Istituto di non farsi isolare, di chiamare a raccolta i rappresentanti delle associazioni islamiche della provincia di Milano ( e poi della Lombardia) e costituire un coordinamento che sappia pianificare una strategia di resistenza civile e non violenta atta a costringere le istituzioni a deideologizzare i loro comportamenti e occuparsi con saggezza e continuità delle problematiche connesse con la presenza di molte decine di migliaia di musulmani sul loro territorio.

In questi termini e condizioni non potremo far mancare ai nostri fratelli tutto il sostegno nazionale e internazionale che potremo mobilitare intorno a loro.

Dal sito http://www.islam-online.it

Martedì, 08 luglio 2008