Giornata del dialogo cristiano-islamico

di Patrizia Khadija Dal Monte

Si celebrerà il 27 ottobre, la VII Giornata del Dialogo cristiano-islamico e mai come ora sentiamo che tale dialogo sia ineludibile per affrontare la difficile contingenza politico culturale che stiamo vivendo in Italia. Pubblichiamo in proposito un contributo del nostro vice-direttore e riproponiamo l’appello lanciato alcuni anni or sono. Per un’informazione quanto possibile esaustiva sulle diverse iniziative vedi http://www.ildialogo.org/islam/cristianoislamico.htm


Anche quest’anno ritorna un’iniziativa che da diverso tempo si ormai radicata in Italia, quella di celebrare una giornata di dialogo cristiano-islamico. Essa prese le mosse dall’invito che fece ai cristiani Giovanni Paolo II, il 14 dicembre 2001, ultimo venerdì del mese di Ramadan dell’anno 1422 dell’Egira, di condividere con i musulmani  un giorno del digiuno da loro celebrato. In questo settimo anno c’è una novità, invece di svolgersi l’ultimo venerdì di Ramadan, come ormai era abitudine, essa sarà celebrata il 27 ottobre, a memoria del giorno che nel 1986, vide riunirsi ad Assisi molti rappresentanti delle religioni mondiali a pregare per la pace. D’ora in poi per ragioni pratiche, poiché seguendo il calendario lunare a cui è legato il mese di Ramadan ci sarebbero state difficoltà per l’ organizzazione degli incontri, la data del 27 ottobre rimarrà fissa, permettendo così di far vivere al meglio questo importante evento.

E’ necessario almeno accennare a come l’incontro di quest’anno si situi in un contesto segnato da  un pericoloso accentuarsi della chiusura verso i diversi, gli altri, a livello religioso, ma anche politico-sociale. “Non pochi osservatori stanno annotando, anzi, che confronto dialogico fra cristiani e musulmani ha subito, perlomeno alle nostre latitudini, una brusca frenata: da qualche tempo sono drasticamente diminuite le occasioni d’incontro, alcuni laboratori teologici ben avviati sono stati chiusi e persino la terminologia adottata (termini quali dialogo ed ecumenismo) si è fatta sospetta a diverse orecchie, in quanto percepita come pericolosamente prossima a relativismo e sincretismo. C’è scoramento diffuso, stanchezza, disillusione. In controtendenza, andrà citato il processo in atto cominciato un anno fa (13 ottobre 2007) attorno alla lettera dei 138 saggi musulmani inviata ai responsabili delle chiese cristiane, che potrebbe costituire un importante fattore di novità.” (Brunetto Salvarani, http://www.ildialogo.org/islam/dialogo2008/lebru23102008.htm)

La diversità quindi sembra essere diventata più problematica che mai ai nostri giorni… Si parla oggi in Occidente di tramonto del post-modernismo e con esso di quel pensiero debole bendisposto verso il diverso, “Il pensiero postmoderno, aperto a tutte le differenze e nemico del logocentrismo e dell’etnocentrismo, mal si presta a legittimare l’esaltazione della superiorità dei valori dell’Occidente: è normale, quindi, che esso oggi non goda di buona stampa…” (Petrucciani, 2004, in www.frameonline.it/Fuoricampo_Cinemaefilosofia.htm).

Se noi guardiamo al Corano però ci accorgiamo come invece ci siano tanti versetti che esaltano la diversità, non solo tra gli uomini, ma anche nelle altre creature, a prova che la parola di Dio ha una perenne funzione critica nei confronti delle realizzazioni culturali umane:

“Non hai visto che Allah fa scendere l’acqua dal cielo e che suscitiamo da essa frutti di diversi colori? E le montagne hanno striature bianche e rosse, di diversi colori e anche nere, corvine.

E in egual modo anche gli uomini, gli animali e le greggi, hanno anch’ essi colori diversi. Tra i servi di Allah solo i sapienti Lo temono. Allah è il Potente, il Perdonatore.” (XXXV, 27-28))

E ha creato per voi sulla terra tutte le cose, di diversi colori. In verità in ciò vi è un segno per gente che ricorda.”(XVI,13) 
 

Premessa indispensabile al dialogo è quindi una percezione empatica della diversità: - “Del resto, senza empatia, senza comunanza di sentimenti, non si dovrebbe condurre alcun dialogo interreligioso…” (H. Kung, Islam, passato presente e futuro, Rizzoli)  
 

E ci vuole una rinnovata coscienza dell’unica origine dell’umanità che dà luogo ad una fratellanza universale:

“O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme. In verità Allah è sapiente, ben informato.” (XLIX,13)

Non mi voglio dilungare qui in analisi delle cause che hanno portato alla situazione odierna, preferisco ricordare come per noi, musulmani e musulmane, il dialogo con gli appartenenti alle religioni del Libro sia una realtà a cui siamo invitati dal Corano stesso, con quella parola eterna che oltrepassa le situazioni contingenti, queste potranno ispirarne le forme concrete, ma la necessità di esso, rimane intatta nei secoli:

Dialogate con belle maniere con la gente della Scrittura, eccetto quelli di loro che sono ingiusti. Dite [loro]: “Crediamo in quello che è stato fatto scendere su di noi e in quello che è stato fatto scendere su di voi, il nostro Dio e il vostro sono lo stesso Dio ed è a Lui che ci sottomettiamo”. (XIX,45-46)

Importante versetto che oltre a suggerirne l’imperatività, ne suggerisce il modo, quelle maniere gentili che non offendono l’altro, che non lo umiliano, non solo per “educazione”, ma perché vi riconoscono una verità e  ne indica anche la strada: non si tratta di disquisire su ciò che è diverso, ma di cercare le cose comuni, i fondamenti della fede, nei quali ogni credente sincero si può ritrovare, in quel riconoscimento cioè della Signoria misericordiosa Dio sull’uomo che è alla base di ogni religione. E’ perciò insufficiente il discorso che ultimamente si ripete, per cui le religioni non si potrebbero incontrare tra di loro che nel fare il ben?e, nelle opere di misericordia, sul piano sociale. Questo versetto ci mostra come ci sia anche la possibilità di una parola, un discorso possibile tra le religioni, quello che appunto si basa sulle radici ultime della fede:

Di’: "O gente della Scrittura, addivenite ad una dichiarazione comune tra noi e voi: [e cioè ] che non adoreremo altri che Allah, senza nulla associarGli, e che non prenderemo alcuni di noi come signori all’infuori di Allah". Se poi volgono le spalle allora dite: "Testimoniate che noi siamo musulmani".(III,64)

Noi siamo musulmani… il dialogo non è qualunquismo, sincretismo  religioso, ma la chiara coscienza delle differenze tra la propria tradizione religiosa e quella dell’altro non debbono andare fino a squalificare l’altro fino a renderlo insignificante, fino a misconoscere ciò che di vero e da Dio vive nella sua tradizione religiosa. Ci sono molteplici testi  nel Corano sulla parentela delle tradizioni religiose, in cui la tradizione islamica si situa come conferma delle altre e non solo come discrimine:  
 

E su di te abbiamo fatto scendere il Libro con la Verità, a conferma della Scrittura che era scesa in precedenza e lo abbiamo preservato da ogni alterazione. Giudica tra loro secondo quello che Allah ha fatto scendere, non conformarti alle loro passioni allontanandoti dalla verità che ti è giunta.” 
 

La tradizione islamica è sintesi delle rivelazioni precedenti e tuttavia non ingloba tutto, alcune cose sono raccontante altrove…

“?Già inviammo dei messaggeri prima di te. Di alcuni ti abbiamo raccontato la storia, di altri non te l’abbiamo raccontata.”(XL,78) 
 

La diversità delle tradizioni religiose non è accidentale, appartiene al misterioso piano di Dio. Perciò nel Giorno  del Giudizio ognuno verrà valutato in rapporto a ciò che ha fatto e a  ciò che ha ricevuto:

E vedrai ogni comunità genuflessa. Ogni comunità sarà convocata davanti al suo libro: “Oggi sarete compensati per quello che avete fatto”.

Ecco il Nostro Libro che rivela la verità su di voi: sì, abbiamo tenuto nota di [tutto] ciò che facevate.” (XLV,28-29)

Se il dialogo quindi deve essere fatto su ciò che abbiamo di comune, riguardo le diversità il Corano ci insegna a porre il rapporto nello sforzo  di fare il bene:

“Se Allah avesse voluto, avrebbe fatto di voi una sola comunità. Vi ha voluto però provare con quel che vi ha dato. Gareggiate in opere buone: tutti ritornerete ad Allah ed Egli vi informerà a proposito delle cose sulle quali siete discordi.” (V,48) 
 

Importante quindi nella giornata del dialogo cristiano-islamico, non solo incontrarsi, conoscersi, ma anche ribadire il fondo comune della fede, che mi sembra essere perfettamente formulato nella sura An-Nur, la sura della Luce:  
 

“Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una ?nicchia in cui si trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale, né occidentale, il cui olio sembra illuminare, senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce. Allah guida verso la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente.[E si trova questa luce] nelle case che Allah ha permesso di innalzare, in cui il Suo Nome viene menzionato, in cui al mattino e alla sera, Egli è glorificato da uomini che il commercio e gli affari non distraggono dal ricordo di Allah, dall’esecuzione dell’orazione, dall’erogazione della decima e che temono il Giorno in cui i cuori e gli sguardi saranno sconvolti.  Affinché Allah li compensi delle loro opere più belle e aggiunga loro della Sua Grazia. Allah provvede a chi vuole senza misura.” (XXIV,35-38)



Riprendiamo questo contributo al dibattito dal sito www.islam-online.it



Mercoledì, 05 novembre 2008