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Incontri e confronti a livello europeo a un anno dal documento dei 138

di Agenzia NEV del 22-10-2008

L’appello degli esponenti musulmani rilancia il dialogo interreligioso


Roma (NEV), 22 ottobre 2008 - Un autunno intenso ed impegnativo per il dialogo cristiano islamico europeo, a un anno dalla pubblicazione del documento “Una parola comune” che, sottoscritto da 138 autorevoli esponenti dell’islam mondiale, ha contribuito a rilanciare il dialogo interreligioso su scala internazionale.
Si chiude il 23 ottobre la Conferenza europea cristiano islamica promossa dal Comitato congiunto per i rapporti con i musulmani costituito dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) e dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE). “Nell’anno europeo dell’intercultura - ha affermato in questa sede il pastore Jean-Arnold De Clermont, presidente della KEK, dobbiamo riconoscere che è impossibile comprendere la cultura europea senza dare lo spazio necessario alla spiritualità, perché riteniamo che le religioni siano portatrici di questioni fondamentali legate al senso della vita e dell’uomo. Non possiamo immaginare - ha aggiunto - un’Europa chiusa in se stessa quando la sua cultura si è costruita nei secoli anche grazie all’incontro con il Mediterraneo”. In questi giorni - ha proseguito Martin Affolderbach, della Chiesa evangelica tedesca (EKD) - musulmani e cristiani stanno riflettendo insieme sul loro essere “cittadini d’Europa e allo stesso tempo uomini di fede”.
Di natura ecumenica, invece, l’incontro tra cristiani di diverse tradizioni sul tema del rapporto con l’islam, promosso dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) a Chavannes-de-Bogis, nei pressi di Ginevra, dal 18 al 20 ottobre. Obiettivo del colloquio definire linee guida comuni per le comunità cristiane impegnate nel confronto con l’islam. Avendo una “ricca storia” nel campo del dialogo con l’islam, ora il movimento ecumenico deve continuare a perseguirlo con un’agenda più specifica, “affrontando argomenti che toccano direttamente la vita della gente” ha affermato Aram I, “catholicos” della Chiesa armena e già presidente del CEC.
Significativo nel contesto di questo incontro l’intervento di Thomas Chirrmacher intervenuto a nome dell’Alleanza evangelica mondiale, un organismo che collega chiese di tradizione fondamentalista che ha spesso criticato le aperture teologiche del CEC: “Missione e pace possono andare insieme - ha affermato - se la missione è condotta in termini gentili e rispettosi”. L’esponente evangelicale ha però anche ammesso le difficoltà di rapporto delle missioni evangelicali con le chiese ortodosse, che lamentano il proselitismo ai danni delle loro storiche comunità: “Questo crea dei problemi - ha ammesso Chirrmacher - che noi vediamo e che siamo disposti a discutere”.
Si dialoga anche nel Regno Unito dove il primate della Chiesa d’Inghilterra, l’arcivescovo di Canterbury Rowen Williams, ha reso pubbliche le conclusioni di un confronto tra esponenti cristiani e musulmani svoltosi a metà ottobre ed anch’esso stimolato dal documento “Una parola comune”: “Musulmani e cristiani concordano sui principi dell’amore di Dio e dell’amore per il prossimo, così come sul bisogno di vincere la povertà e la sofferenza - ha affermato Williams - ma al tempo stesso differenti concetti del martirio e del sacrificio dimostrano che esistono diverse comprensioni di che cosa significhi concretamente ’amare il prossimo’”. Tuttavia il dialogo continua: cristiani e musulmani d’Inghilterra si sono impegnati a promuovere la circolazione di materiali informativi sulle rispettive comunità; a costituire reti di istituzioni accademiche che avvicinino gli studiosi delle due comunità; a cercare fondi per facilitare gli scambi tra i formatori che operano all’interno delle comunità e, infine, a tradurre testi significativi delle due tradizioni nella prospettiva di uno reciproco scambio.



Mercoledì, 29 ottobre 2008