Conoscere l’Islam
Le Confessioni dell’ISLAM

di Rosario Amico Roxas

L’Islam ha subito nel corso dei secoli numerose scissioni, determinate dall’interpretazione del Corano , ma più ancora dalla gestione dell’autorità religiosa che, in molte confessioni coincide con l’autorità politica.
Le scissioni, ma si può parlare di veri e propri scismi, iniziarono alla morte di Maometto e si trattò di una scissione traumatica che provocò numerose guerre.
La prima spedizione dei crociati potè avere successo perché il mondo arabo era dilaniato e dissanguato dalle guerre interne tra sciiti e sunniti.
Ancora oggi avvengono delle scissioni e ciò accade quando un Imam ottiene per sé il consenso da parte del popolo che gli è vicino; quando le sue interpretazioni craniche non corrispondono ai dettami delle più importanti confessioni, allora l’Imam crea una sua confessione che spesso dura lo spazio di vita dello stesso Imam.
Altre confessioni sono sparite nel tempo, altre ancora, dopo essere scomparse riappaiono nei nostri giorni per motivi contingenti, come sta accadendo in Iraq, dove la maggioranza è sciita, ma c’è una importante confessione sunnita, ma non ortodossa, difatti non è riconosciuta dai sunniti che rappresentano l’80% della popolazione musulmana.
Ricompaiono le sette più estremiste stimolate da un momento storico che vede il mondo musulmano attaccato, invaso, bombardato, occupato militarmente, minacciato di ulteriori azioni belliche, come sta accadendo con Afghanistan, Iraq, e con le minacce sempre più forti verso l’Iran e la Siria.
La “guerra santa” viene invocata come il sesto pilastro della religione insieme alla carità, al digiuno del Ramadhan, al pellegrinaggio alla Mecca e alla preghiera, e la dichiarazione di Fede.
Si tratta di rigurgiti di fanatismo che si stanno affermando a causa delle aggressioni che i musulmani subiscono, a causa del depauperamento delle loro risorse delle quali non traggono alcun vantaggio, a causa della constatazione di sentirsi isolati dal resto del mondo, lontani da quello sviluppo che consente una migliore qualità della vita. Lo sfruttamento del più debole da parte del più forte non produrrà benessere per nessuno, piuttosto predispone gli animi ad una reazione analoga all’azione che viene loro inferta.

I SUNNITI
I Sunniti (Ahl al Sunna Wal-Jama’a: le genti della tradizione e della comunità) si presentano come i depositari dell’ortodossia islamica, perché sono rimasti fedeli alla "tradizione” del Profeta.
Si oppongono, con maggiore o minore violenza, a tutte le "dissidenze" dell’ISLAM.
I Sunniti, che pretendono di essere i soli ortodossi interpreti della volontà di Maometto, costituiscono la maggioranza dei musulmani: riconoscono legittimi i primi quattro califfi elettivi e sulla scorta di questa divergenza sono andati elaborando una dottrina che si stacca in qualche punto da quella delle altre sette. Attualmente i sunniti (gli ortodossi, coloro che seguono la Sunnah, ovvero la tradizione musulmana) rappresentano la maggioranza dei musulmani.
Il sunnismo, ramo maggioritario dell’Islam, accetta l’interpretazione delle quattro grandi scuole giuridiche (Madhabit) dell’VIII e del IX secolo: l’hanafismo, il malikismo, lo sciafismo e l’hanbalismo.

Gli SCIITI

alla morte del Profeta Maometto, nel 632, un gruppo di musulmani si radunò intorno ad Alì (Shi’at Alì, partito di Alì), ritenendo che il Califfato e l’Imamato gli spettassero di diritto, in ragione del suo grado di parentela con il Profeta. Essi, infatti, preconizzavano che la leadership della comunità musulmana dovesse spettare alla famiglia del Profeta ed alla sua discendenza.
Al di là della comune particolare venerazione nei confronti dei primi Imam, gli Sciiti si sono divisi in diverse sette a seconda degli Imam riconosciuti.
Le loro dottrine principali vengono tutte essenzialmente elaborate intorno alla teoria dell’Imamato e del Mahdi.
Dunque "Sciiti" indicava i seguaci del Partito di Alì, cugino e genero di Maometto e quarto califfo dell’Islam, considerato come unico successore legittimo del profeta alla guida della comunità : usurpatori sarebbero quindi i tre califfi precedenti, riconosciuti invece dai Sunniti e, con essi, i fondatori della dinastia Omayyadi, anch’ essi detentori del califfato; infine quanti, come i Kharigiti, si ribellarono all’autorità di Alì, che venne assassinato nel 661 d.C.
Gli sciiti riconoscono la guida non di un califfo - sovrano che, secondo loro, non ha alcun rapporto privilegiato con la divinità - bensì di un Imam (una guida) che, appartenente alla famiglia di Alì, è dotato di potere sia temporale sia spirituale. La maggior parte degli sciiti si trova oggi in Iran e Iraq. Una corrente particolare dell’Islam sciita è il sufismo, ovvero il misticismo musulmano che si differenzia dall’estremismo interpretativo del Corano che caratterizza gli sciiti per esercitare una forma mistica di radicalismo religioso che non accetta l’ipotesi di modificazioni interpretative del testo cranico, cosa invece praticata dai sunnitii che accettano la lettura metaforica del testo sacro.

Balikiti
Sono i seguaci di Balik Abdallah al Firuz, un mullah Sciita fanatico proveniente dalle terre a nord ovest di al Haz che predica che la magia è un abominio proibito da Dio. Egli sostiene che tutti i maghi sono uomini malvagi e devono essere uccisi in nome di Allah. Balik ha dichiarato una Guerra Santa contro coloro che praticano la magia, ovunque si trovino.
I Mussulmani che rimangono uccisi nel tentativo di assassinare un mago sono martiri, che si guadagnano l’ingresso immediato in Paradiso. Questa fede incrollabile fa dei balikiti degli assassini temerari. Per tutti i territori a nord e a ovest di al Haz gli stregoni sono caduti preda di bande di Balikiti. Lo stesso Balik è stato condannato, anche se a malincuore, dai mullah Sciiti. Il Sultano fu comunque furioso, in quanto uno dei suoi più fedeli consiglieri è stato rapito dal suo letto e fustigato a morte, soltanto perché esistevano delle voci riguardo al fatto che fosse un mago. Il sultano offrì un’enorme quantità di oro a chiunque gli avesse portato la testa di Balik. I Balikiti sono stati colpiti anche al Wazif dove, se catturati, sono pubblicamente torturati a morte. I maghi nei paesi islamici hanno iniziato a pagare guardie del corpo, sospettando che i balikiti si nascondano nell’ombra. La setta è concentrata a Nord-Ovest della Turchia e conta poche migliaia di seguaci; in realtà tali seguaci sono considerati, all’interno dell’Islam, come veri e propri killer a pagamento.

Drusi
al Hakim, sesto califfo fatimida, fortemente influenzato dalla Shi’a estrema, giunse a proclamarsi incarnazione della divinità. Dopo la sua misteriosa scomparsa, nel 1021, venne creata in Egitto una nuova setta, quella degli hachimiti o drusi, dal nome del suo capo Muhammad Darazi. La setta, diretta in seguito da Hamza Ibn Ali, proclamò al Hakim manifestazione dell’intelletto universale e, secondo l’archetipo del messianesimo avventista sciita, ne attende il ritorno in qualità di Mahdi.
Dall’Egitto, la comunità drusa si spostò verso la Siria, il Libano (ove conta circa 400.000 adepti) ed Israele (circa 7.000 elementi). Credono nella trasmigrazione delle anime.

Yazidi
La setta degli Yazidi deriva il proprio nome da Yazid, assassino dell’Imam Husain, figlio di Ali. Nei rituali, sono presenti elementi propri della tradizione cristiana, ebraica, manichea ed islamica (vengono contemporaneamente praticati il battesimo, la circoncisione ed il digiuno musulmano).
La comunità yazida è composta da circa centomila elementi, che abitano nel Kurdistan e nella regione caucasica.

Ibaditi
Partigiani di Abdallan Ibn al Ibadi, presunto fondatore della setta verso la fine del VII secolo, gli Ibaditi sono attualmente i soli superstiti dello kharigismo nella sua versione moderata: non considerano i non Kharigiti degli empi e si rifiutano di uccidere gli apostati e le loro famiglie.

Kharijiti
I Kharigiti (uscenti), in origine partigiani di Alì, lo abbandonarono allorché egli, in occasione della battaglia di Siffin (giugno 657), accettò una procedura di arbitrato con il contendente omeyade Mo’wiya. Essi si rifiutarono di accettare che la nomina del califfo potesse essere sottoposta alla valutazione di un uomo, poiché ritenevano che tale decisione dovesse essere presa dall’insieme della comunità (in quanto espressione della volontà di Dio).
La setta difendeva il principio secondo il quale ogni musulmano poteva essere eletto califfo senza preclusioni di tipo razziale o di ascendenza familiare o tribale.
Il solo requisito richiesto era quello dell’adesione alla fede.
Per la setta, la condotta del califfo doveva essere irreprensibile: qualsiasi grave colpa lo faceva passare dallo status di credente a quello di infedele, mutamento che legittimava l’insorgergli contro. In generale, l’adepto che commetteva un peccato grave era considerato un apostata e doveva essere punito con la morte. I Kharigiti, inoltre, dichiaravano empi tutti i musulmani che si rifiutavano di seguire i loro insegnamenti.
Questa setta mussulmana è l’equivalente islamico degli Ospitalieri (Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, confluito nel Sovrano Ordine di Malta). I Kharijiti sono devoti al concetto di Jihad, la Guerra Santa Islamica. Diversamente dalla setta terrestre da cui discendono, i Kharijiti di Yrth sono specificamente un ordine di pii cavalieri islamici. Il luogo in cui sono più numerosi è al Wazif, dove possiedono alcune potenti fortezze. Sono i più acerrimi nemici degli Ospitalieri, che hanno i loro avamposti sulle frontiere del nord. I capi Kharijiti sono continuamente impegnati a convincere il Califfo perché organizzi un’invasione dei regni cristiani.
I Kharijiti ritengono che la jihad sia il sesto Pilastro dell’Islam, importante quanto il pellegrinaggio. Pertanto considerano se stessi Mussulmani migliori dei loro più miti correligionari, e ciò li rende impopolari in molte situazioni. In ogni caso il Califfo li lascia fare, dal momento che sono ottime guardie confinarie. I loro occasionali sconfinamenti nel territorio di Megalos hanno poche conseguenze senza il supporto dell’esercito del Califfo, ma forniscono a quest’ultimo utili informazioni.
La magia, per quanto non proibita dal credo dei Kharijiti, non è praticata comunemente. Ciò non ha niente a che vedere con dei pregiudizi, ma solo dal fatto che ad al Wazif tutti i maghi devono servire per due anni, nell’esercito del Califfo, e i Kharijiti preferiscono non ricevere ordini da chi non è totalmente devoto alla jihad.

Mutaziliti
Seguaci di un indirizzo o sistema di teologia musulmana. L’ origine del movimento va ricercata nelle lotte politiche dell’ inizio dell’ VIII sec. d. C., quando un gruppo di uomini pii assunse un atteggiamento di ’neutralità’ (questo è il significato della denominazione) tra i ribelli Kharijiti che giudicavano ’infedele’ il peccatore musulmano, e la maggioranza che gli attribuiva ancora la qualità di credente: i Mutaziliti affermavano che la posizione del peccatore era ’intermedia’ fra quei due opposti. Col declinare delle lotte civili, il partito Mutazilita perdette il suo originario contenuto politico, e si trasformò in scuola teologica.
I principali dogmi furono: affermazione del libero arbitrio, eternità delle pene infernali per i peccatori gravi, anche se musulmani; negazione di Dio anche nella vita futura. Dopo aver trovato adesioni tra alcuni califfi Abbasidi nel IX sec, il Mutazilismo decadde nel XIII sec, dopo aver trasmesso parte del proprio dogma nella religione degli Sciiti e degli Ibaditi.

Wahabiti
Movimento dell’Islam fondato nel XVIII secolo da Mohammad ibn Abd al-Wahab che si proponeva di riportare l’Islam alla purezza originaria, abolendo l’adorazione di santi e martiri. Esso si richiama agli insegnamenti di Ibn Hanbal e di Ibn Tayuiya.
al Wahab convertì alla sua dottrina un capo politico, Muhammad Ibn Sa’Ud, il cui figlio, ’Abd El-’Aziz, fu il fondatore del primo impero wahabita (odierna Arabia saudita).
Il wahabismo non è dunque una setta, ma un movimento fondamentalista, caratterizzato da un grande rigorismo morale e che intende riportare l’ISLAM alla sua primitiva purezza. La dinastia dei Sa’Ud governa l’Arabia Saudita dal 1932. Nel regno saudita, l’hanbalismo è la scuola giuridica ufficiale.
Le moschee wahabite sono semplici e senza minareto. Wahabiti conquistarono la penisola arabica e La Mecca. Wahabiti sono gli attuali regnanti dell’Arabia Saudita. Wahabita è Osama Bin Laden, come pure il leader dei guerriglieri ceceni Shamil Basaev. I Wahabiti sono storici nemici degli Hashemiti (i sovrani di Giordania, che vantano discendenza dal Profeta e il diritto di essere i "custodi delle città sante).
Gli Wahabiti sottolineano più delle altre correnti la necessità della Jihad.
Uno degli obiettivi dichiarati da Bin Laden stesso nell’atto di costituzione del Fronte Islamico Mondiale, nel 1998, è, oltre alla liberazione della moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, l’occupazione della Santa Moschea dell’Islam alla Mecca, nel territorio di un regime -quello saudita- assoggettato all’America. Per gli wahabiti, quindi, le uniche regole per una vita religiosa sono contenute nel Corano e nella Sunnah. Ogni altra regola non è valida. E’ questa la ragione per la quale l’Arabia Saudita è la sola nazione al mondo priva di una Costituzione, in quanto il Corano stesso conterrebbe tutte le norme che dovrebbe contenere una Costituzione democratica avulsa dalla dipendenza religiosa. La dinastia Sa’Ud governa l’Arabia con i poteri assoluti, considera l’intera nazione come una proprietà della famiglia (ivi compreso i ricchissimi giacimenti di petrolio); la popolazione è sottoposta ad un regime rigidissimo.
La presenza delle enormi riserve di petrolio fa dell’Arabia una nazione che, giocoforza, ruota intorno al capitalismo dell’Occidente America. Solo comuni interessi economici tra i petrolieri americani che controllano la Casa Bianca e i componenti regnanti della dinastia Sa’Ud, tiene in piedi una alleanza sostenuta dalla reciprocità dei ricatti economici.

Hashemiti
Sono i discendenti diretti del Profeta Maometto e i guardiani dei luoghi santi. L’attuale re di Giordania Abdallah II è il quarantaduesimo erede di Maometto. Gli hashemiti sono stati scacciati dall’Arabia dai wahabiti, sostenuti dagli inglesi. Il regno ascemita di Giordania si formò contemporaneamente alla Stato sionista di Israele nel 1948 e fu subito riconosciuto dagli USA, unitamente al riconoscimento di Israele.
Secondo alcuni il re hashemita avrebbe pieno diritto a rivendicare il titolo di guardiano della Mecca, come lo fu l’ultimo ascemita padre del fondatore del regno di Giordania.
A distanza di quattro secoli il confronto continua.

Assàssini
La setta fu fondata nel 1090, al momento del massimo imperversare del Banestorm, alcuni membri furono trasportati a Yrth insieme ad altri Mussulmani e portarono con sé le loro credenze e la loro organizzazione. Seguendo l’esempio del loro fondatore terrestre, costruirono una fortezza sulla vetta delle montagne nell’occidente di al Haz e la chiamarono al Amut, cioè Nido dell’Aquila. Là risiede il capo della setta, noto ai profani col nome di Vecchio della Montagna, dalla quale invia i suoi seguaci a compiere missioni di terrore.
Gli Assassini prendono nome dalla parola Hashishin, cioè "consumatori di hashish" (la droga di Yrth che porta questo nome è diversa dall’hashish, ma produce gli stessi effetti). Il loro fine ultimo è da sempre quello di diffondere la loro concezione dell’Islam su tutta la faccia della terra. Tuttavia il primo passo consiste nel far cadere tutti i governi islamici ortodossi. I principali metodi adottati sono l’assassinio in pubblico e l’intrigo politico. Praticamente ogni città nei territori Islamici ospita membri del culto degli Assàssini.
La setta pratica una versione misticheggiante dell’Islam, che non rispetta le normali preghiere e la pratica del digiuno.
Gli Assàssini ritengono che esistano nove livelli di sviluppo spirituale e che solo quando tutti i fedeli avranno raggiunto il nono, ci sarà l’avvento del Mahdi, il Redentore. Credono inoltre che tutte le proprietà debbano essere godute da tutti e che l’adorazione della Roccia a Geb’al Din e la venerazione dei santi sia un sacrilegio.
Gli agenti degli Assàssini sono chiamati fedayn, e ricevono un eccezionale addestramento nella loro arte. Sono maestri nel travestirsi e nel muoversi furtivamente, dal momento che i loro omicidi vengono sempre commessi in pubblico. Ciò serve a dimostrare che i nemici della setta vengono sempre puniti e a garantire il martirio dell’assassino, che viene quasi sempre linciato. I fedayn amano colpire durante la preghiera del venerdì nella moschea, dove possono contare su un vasto pubblico e sulla possibilità di avvicinarsi facilmente alle vittime.

Zayditi
(Zayditi, drusi e alawiti non sono più considerati musulmani dagli ortodossi)
Partigiani di Zayn Ibn Li (ali Za’n U’L’A Bidin), morto nel 740, bisnipote di Alì e nipote di Hussein, sono i soli a riconoscerlo come quinto Imam. Per gli altri Sciiti è suo fratello, Mohammad al Baqir (morto nel 731), ad essere il quinto Imam.
Contrariamente alle altre sette sciite, lo zaydismo (o Shi’a moderata) (per la Shi’a moderata, l’Imam è "colui che è rettamente guidato") riconosce la legittimità dei due primi califfi.
In teoria, essa lascia la designazione dell’Imam alla libera scelta della comunità, nella pratica ha sostenuto il diritto alla successione dei discendenti di Alì, della sua sposa Fatima (figlia del Profeta) e dei loro figli, Hasan ed Hussein.
Per gli Zayditi, l’Imam è il depositario del sapere e deve far valere i propri diritti, impadronendosi del potere anche con le armi.
La particolarità che distingue questa setta dalle altre fazioni sciite è il rifiuto della "Taqiya", ossia dell’obbligo di dissimulare le proprie credenze, in caso di pericolo per se stesso o per la comunità.
Lo zaydismo conta almeno 6 milioni di aderenti ed è la religione ufficiale dello Yemen del Nord.

Ismailiti
Poco prima della morte, nel 765, Ja’Far al Saddiq nominò quale suo successore Musa al Kazim, scartando per motivi oscuri Isma’Il, suo figlio primogenito. I sostenitori di Isma’Il fecero di quest’ultimo il loro settimo ed ultimo Imam (donde il termine ad essi applicato di Settimani), alla morte del quale si rifiutarono di credere. Isma’Il si sarebbe infatti nascosto per tornare un giorno come Mahdi a ristabilire la giustizia sulla terra.
In tal modo, gli Ismailiti si separarono dai Duodecimani (o della Shi’a media) (Secondo la Shi’a media, l’Imam è colui che è dotato di "infallibilità ed impeccabilità" e che viene "illuminato dalla luce divina”), che invece riconoscono Musa al Kazim come settimo Imam.
Gli Ismailiti si pongono l’obiettivo di rovesciare il Califfato sunnita, ai loro occhi illegittimo, e di sostituirvisi.
L’ismailismo (cui aderiscono alcune centinaia di migliaia di musulmani che vivono in Siria, in Libano, in India, in Pakistan ed in Israele) ha generato molte sette scismatiche, tra cui quella dei Drusi, dei Nizariti, dei Mustaliani (detta della Shi’a estrema) (Per la Shi’a estrema, l’Imam è "colui che rappresenta la personificazione di Dio”).
Quelle dei Carmati e dei Fatimidi da molti non sono considerate sette religiose, ma gruppi politico-militari, che hanno governato senza lasciare successori.

Carmati
Riunitisi intorno ad Hamdan Qarmat, propagandista ismailita, ritenevano che Muhammad, figlio di Isma’Il, fosse il Mahdi atteso.
I Carmati fondarono, nell’899, uno Stato a Bahrein e giunsero perfino ad attaccare e conquistare la Mecca, nel 930. Il loro Stato indipendente, di tipo comunitario ed egualitario, sopravvisse fino al 1077 circa.

Fatimidi
Costoro credevano che il Mahdi fosse uno dei nipoti di Isma’Il e pretendevano di discendere dalla figlia del Profeta, Fatima.
Si stabilirono dapprima nell’Africa del Nord, poi fondarono il Califfato fatimida d’Egitto (nel 969), ove mantennero il potere fino al 1171.
Carmati e Fatimidi hanno condiviso l’opinione secondo cui si doveva distruggere "l’illegittimo" Califfato sunnita e difendere la propria dottrina, praticando il terrorismo rivoluzionario.A loro è accreditata la fondazione di Fatima, città del Portogallo; accettano l’apparizione femminile che la Chiesa cristiana identifica in Maria vergine,ma agffermano trattarsi Fartma, figlia del profeta.

Nizariti
Sono i seguaci di Nizar, figlio primogenito dell’ottavo califfo fatimida, al Mustansir (morto nel 1094), che è allo stesso tempo il loro diciottesimo Imam. Nel 1090, un proselita di al Mustansir, Hasan Ibn Sabbah (morto nel 1124) si impadronì della fortezza al Amut, in Persia, ove insediò l’organizzazione terroristica dei Fidawiya (meglio conosciuta con il nome di setta degli "assassini", poiché praticava l’omicidio politico e faceva uso di hashish). Questa comunità scomparve verso il XIII secolo e gli Ismailiti del ramo nizarita, dopo essersi nuovamente divisi in diverse fazioni (tra cui la setta dei Khodjas in India), fanno ora capo, per la maggior parte, all’, che considerano il loro Imam.

Musta’lieni
Sono i seguaci del figlio cadetto di al Mustansir, al Musta’li (morto nel 1101), che fu designato da suo padre e dal governatore militare alla successione del potere, a detrimento di Nizar. alcuni Musta’lieni hanno formato la setta dei Bohoras in India e non riconoscono come loro guida l’Agha Khan.

Duodecimani o Imamiti
Aderiscono alla Shi’a media e costituiscono la maggioranza tra gli sciiti (oltre 50 milioni di aderenti).
I Duodecimani chiudono la successione degli Imam al dodicesimo di essi, Muhammad al Mandi, scomparso nell’infanzia nell’874. Essi ritengono che egli non sia morto, ma che sia entrato in "occultamento".
Essi lo chiamano Sahib al Zaman (signore del tempo) e ne attendono il ritorno come Mahdi per ristabilire la giustizia sulla terra.

Nusairiti o Alawiti
Muhammad Ibn Nussair al Namiri (morto nell’884), fondatore e teologo della setta nel IX secolo, sosteneva che ’alI al Hadi o al Naqi, decimo Imam (morto nel 868), fosse un’incarnazione dello Spirito Santo e rivendicò per sé la successione. I suoi adepti contestano la nomina dell’undicesimo Imam, Hasan al Askari, accettato invece dai duodecimani.
Gli alawiti riservano un culto particolare ad al I. La loro dottrina e i loro rituali presentano elementi extra islamici, circostanza che li pone lievemente al margine dell’Islam.
I componenti della setta, circa 400.000, vivono nella Siria nord-occidentale e nella regione libanese di Tripoli.

Mahdiya
E’ un movimento fondato in Sudan, verso la fine del XIX secolo, da Muhammad Ahmad Ibn Abdallah (morto nel 1825). Costui si proclamò Mahdi di allah e "califfo del Profeta", chiamato a ricostituire l’unità dell’Islam.
Egli incitava alla guerra santa ( Jihad ) tutti coloro che intendevano ribellarsi ai regimi "corrotti".
Il Mahdi importò in Sudan un Islam epurato e puritano che ricorda, per certi versi, il wahabismo. La tribù degli Ansari, nel Sudan, è l’erede dei Mahdisti.

Sanusi’a
E’ una Confraternita mistica, fondata da Sidi Muhammad al Sanousi (morto nel 1859) e diretta, dal 1918, da suo nipote, Muhammad Idris, che fu, dal 1951, il sovrano dei primo regno di Libia fino al colpo di stato del 1969.

Ahmaditi
Mirza Ghulam Ahmad (morto nel 1908), fondatore di questa setta, nata nel Punjab (India), si proclamò "messaggero universale", affermando di essere allo stesso tempo il Mahdi dei musulmani, il Messia dei cristiani e l’Avatar di Krishna.
Un gruppo dissidente della setta costituì a Lahore una società per la propagazione dell’Islam. I Lahori si rifanno al sunnismo. Essi sono presenti in India, Pakistan, Iran, Arabia, Egitto e Malesia.

Ahl-I-Haqq
La comunità degli Ahl -I - Haqq (gente della Verità) è stata fondata nel XV secolo da Sultan Suhaq. Il culto si basa sul raggiungimento dell’estasi attraverso il totale annientamento del proprio essere in Dio e sulla resurrezione finale. I principali centri degli Ahl -I - Haqq si trovano nel Kurdistan e nell’Azerbadjan e sono formati da elementi di estrazione prettamente agricola e contadina.

Shaikhismo, babismo e baha’ismo
Lo shaikhismo è un movimento fondato da Ahmal al Asa (morto nel 1826), il quale afferma che, in assenza dell’Imam, l’esistenza di un intermediario tra quest’ultimo ed i fedeli è indispensabile. Quest’intermediario, lo "sciita perfetto", è il portavoce autorizzato (Bab) dell’Imam atteso.
Il babismo venne fondato nella prima metà del XIX secolo da Sayyed alI Muhammad al Shirazi (giustiziato nel 1850), che si proclamò Bab nel 1844, incitando a prepararsi ad accogliere "colui che Dio manifesterà".
Il baha’ismo, nato dal babismo, è un movimento che venne fondato da Mirza Husain ’all Nuri, soprannominato Baha Allah (morto nel 1892), che dichiarò, nel 1863, di essere colui di cui il Bab aveva annunciato la venuta. Il baha’ismo si sviluppò ad opera del figlio di Baha Allah, Abbas Effendi (soprannominato Abd al Baha e morto nel 1921) e di suo nipote Shoghi Effendi, morto nel 1957. La loro dottrina pacifista ha per scopo l’unificazione politico-religiosa e la fusione delle razze. I Baha’i credono nella fraternità universale e nell’educazione permanente, tesa a realizzare l’avvento di un governo mondiale. Il primitivo messaggio messianico di impronta sciita si è trasformato, nel corso del tempo, e soprattutto a seguito del contatto con l’Occidente, in una dottrina spirituale di tipo umanista-liberale.
Riconosciuta come organizzazione non governativa dalle Nazioni Unite, la Comunità Baha’i è attivamente impegnata nella lotta contro le discriminazioni di sesso e razziali ed in quella contro gli armamenti. Abbandonate le suggestioni esoteriche, i Baha’i propagandano la compatibilità della scienza con la fede, l’idea del progresso continuo, rifiutando gli elementi soprannaturali e miracolistici della religione.
L’organizzazione è centralizzata e fa capo alla Casa Universale di Giustizia, che ha assunto la guida della fede Baha’i alla morte di Shoghi Effendi. Essa è costituita da nove membri, eletti ogni cinque anni dalle Assemblee Spirituali Nazionali del mondo intero ed ha potere legislativo. Il Centro Mondiale è situato ad Haifa (Israele), dove si trova anche il "tempio d’oro".
Insediatisi originariamente in località della Palestina e dell’Iran, ove sono stati duramente perseguitati dal regime khomeinista, i Baha’i (3-5 milioni di seguaci) sono attualmente dispersi in varie parti del mondo, specie nell’area terzomondista.
La diffusione della fede è affidata alle Assemblee Spirituali Locali nonché, stante il fervore "pionieristico" di molti seguaci, all’iniziativa individuale.

Rosario Amico Roxas
(raroxas@tele2.it)



Venerdì, 07 dicembre 2007