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« Perché Dio ama coloro che a Lui si affidano »

(Inna allàh yuhibbu al-mutawakkilìn) (Corano Sura Imran 3, ves.159)


Quindi l’Altissimo dice: «E quando hai acquisito ferma risolutezza (idhà ’azamta) affidati fiducioso a Dio (tawakkal ’ala-llah)», e cioè quando hai chiesto consiglio sul da farsi e hai preso la decisione, affidati a Dio nel realizzarla, «perché Dio ama coloro che a Lui si affidano».

Al-Mazharì riporta da Ibn ’Abbàs: "II Profeta disse: ’Settantamila della mia comunità entreranno in Paradiso senza rendiconto. ’ Gli chiesero allora: ’E chi sono, Inviato di Dio? ’ ’Sono coloro che non si attribuiscono lodi immeritate, che non rubano, che non traggono cattivi auspici e che si affidano fiduciosi al loro Signore ’.

"E sempre Al-Mazharì riporta da ’Umar ben Al-Khattàb queste altre parole del Profeta: "Se voi veramente vi affidaste a Dio come deve essere fatto, Egli provvederebbe a voi, allo stesso modo in cui provvede agli uccelli, che vanno affamati e tornano a pancia piena ’. " E infatti, osserva Al-Mazharì, in un hadith qudsiyy Dio dice: "Io sono secondo il pensiero che il Mio servo ha di Me."

E sempre sul ’fiducioso affidarsi ’, Ismà ’il Haqqì riporta ’da un iniziato ’ questo racconto: "Ero in una zona deserta, e m’ero allontanato precedendo la carovana, quand’ecco che vidi davanti a me una persona. Affrettai il passo sino a che la potei vedere distintamente: era una donna che teneva in mano un piccolo otre per l’acqua e un bastone, e camminava tremolando. Pensai che fosse allo stremo, e allora mi misi la mano in tasca, ne trassi venti dirham e le dissi: ’Prendi questi, e rimani qui sino a quando non passa la carovana e ti associ ad essa pagandone la quota; quindi quando si fa notte vieni da me, che aggiusto la tua situazione. ’ Ma ecco che lei fece un cenno in aria, con la mano, così, ed ecco che teneva nel palmo molte monete d’oro. Quindi mi disse: ’Tu hai preso le tue monete d’argento dalla tasca, e io ho preso le mie monete d’oro dall’invisibile’.

"Infine, a proposito della proposizione coranica «quando hai acquisito ferma risolutezza, affidati a Dio», As-Sulamì riporta l’opinione di Già ’far As-Sàdiq, secondo il quale in essa Dio ordina "la rettitudine (istiqàma) esteriore nei confronti delle creature, e la spogliazione interiore nei confronti del Vero. "

Dice Al-Qusayrì: "La realtà profonda del fiducioso affidarsi è costituita dalla contemplazione dell’attività decretante [di Dio, taqdìr], assieme al riposo del cuore che evita di caricarsi della tribolazione della gestione di sé (tadbìr). E «Dio ama coloro che a Lui si affidano» e fa loro gustare il vento fresco della ’sufficienza’ (kìfàya), così da eliminare ogni stanchezza e ogni fatica, perché Egli si comporta con ognuno secondo ciò che questi merita necessariamente. Così nel momento dell’ ’affidarsi’ vi sono coloro che Egli arricchisce coi Suoi doni, coloro che Egli protegge con il Suo incontro, e infine coloro che Egli rende soddisfatti in ogni stato sino a che non si contentano della Sua permanenza, e sostano assieme a Lui, in Lui e per Lui, nonostante i mutamenti (talwìnàt) impliciti nei Suoi decreti. "

Sull’intero versetto, Al-Alùsì osserva come "secondo alcuni Sufi esso si può intendere come rivolto allo Spirito dell’uomo (ar-rùhu 1-insàniyy), che mostri tenerezza nei confronti dell’anima e delle sue facoltà passionali ed irritabili, così che essa possa avere interamente la parte che le spetta, alla qual cosa si collega il permanere della progenie e il miglioramento dei mezzi di vita; in caso contrario, tali facoltà si disperderebbero, la sapienza si guasterebbe e verrebbero meno quelle perfezioni per le quali l’uomo è stato creato. "

Poi dice: «Se Dio vi soccorre (yansur-kum) nessuno vi potrà sconfiggere (là gàliba la-kum); ma se Dio vi abbandona, chi vi potrà soccorrere, dopo di Lui?» Questo versetto è analogo alle parole contenute nel v. 126 di questa stessa Sura, laddove è detto: «E la vittoria (nasr) non viene se non da Dio, il Potente, il Sapiente». Dopo di che ordina di affidarsi a Dio, e dice: «a Dio dunque si affidino fiduciosi coloro che hanno fede».

Dice Al-Qusayrì: "«Se Dio vi soccorre, nessuno vi potrà sconfiggere»: Egli interviene in favore dell’esteriore dei credenti col sostegno (tawfìq), e in favore del loro Spirito con la Realizzazione (tahqìq). (...) Quando si parla di soccorso vincente si intende ’contro un nemico’, e il tuo peggior nemico è la tua anima (nafs). La vittoria sull’anima avviene quando le pretese che vengono dal suo vigore vengono sconfitte dalle difese della Sua misericordia, così che gli eserciti delle passioni vengono messi in rotta dall’assalto delle truppe delle divine condiscendenze (munàzalàt), e la santità (wìlàya) rimane rivolta esclusivamente a Dio, senza i dubbi delle pretese, che fan parte delle caratteristiche proprie dell’umanità individuale, e senza le passioni proprie dell’anima e le speranze ad esse connesse, che sono tracce dei veli e condizioni che impediscono la Vicinanza. «Ma se Dio vi abbandona», ecc.: colui che Egli abbandona lo lascia andare dove vuole, affidandolo alla sua pessima facoltà di scelta, e il suo stato si disunisce nei rigagnoli delle passioni: egli così una volta va a Oriente senza mostrar alcun pudore, e un ’altra va ad Occidente senza ottenere alcun rispetto.

"Al-Alùsì: "Alcuni ricordano come il soccorso di Allah nei confronti dei Suoi servi avviene in diversi modi. Egli infatti soccorre gli iniziati che con volontà si impegnano nella Via (murìdùn) reprimendo in loro le passioni; soccorre gli amanti (muhibbùn) con gli avvicinamenti; e soccorre i conoscitori (’arifùn) con lo svelamento delle contemplazioni. "

[Testo tratto dal Libro «La Sura della Famiglia di Imran» di Lodovico Zamboni – Edizioni Orientamento, pag. 402 403]



Giovedì, 22 novembre 2007