INTERVISTA CON NANDO DALLA CHIESA.
Dialogo sopra le diversità culturali.

di Laura Tussi

Come colloca la Sua storia di formazione, le esperienze culturali ed educative, rispetto al personale impegno sociale e politico?

Tutta l’ esperienza di vita è formativa. Quello che si è fatto, realizzato e interiorizzato durante l’infanzia e l’adolescenza diventa elemento ed evento che influisce in seguito sul modo in cui ci si comporta e ci si atteggia nell’impegno sociale, formativo e civile rispetto alle modalità con cui si considera la cultura.
Non riuscirei a togliere nulla della mia vita per capire e comprendere quali siano le scelte personali in un certo momento e pensare come impegnarmi su un tema o sull’altro, in un aspetto o nell’altro e perché compio una certa decisione.
Davvero possiamo considerare i ricordi, dai gesti e dalle parole compiute dalle persone care, dal ricordo dei genitori, dei libri letti, dagli insegnanti, all’esperienza universitaria, al periodo del sessantotto, appena mi affacciavo all’età adulta, alla vicenda di mio padre. Penso che tutta la vita mi ha forgiato e fomentato anche aggressivamente e spinto ad assumere determinati impegni in campo civile, politico e culturale.


Come può il centro sinistra far fronte alle nuove ed incombenti sfide dettate da una società e da un mondo sempre più globalizzanti, segnati da diversità multiculturali e dalla coesistenza di variegate culture e differenti modi di essere e di pensare?

Lo spirito di apertura, di interscambio e di confronto vicendevoli portano a considerare gli interlocutori, le culture altre, le biografie collettive di minoranze come dati di vita e di diversità intraculturali che devono essere interpretate con sapere e approfondite rispetto al futuro e al passato con esperienza e consapevolezza appunto.
Occorre essere responsabili e consapevoli che il futuro non è solo la somma di molteplici tradizioni e biografie, ma soprattutto una sintesi di valori che sembrano divisi e divergenti, ma si elaboreranno come uniti nelle rispettive diversità tramite la costruzione e la raccolta ed elaborazione di biografie e autobiografie intelligenti.
E’necessaria molta serietà perché non è un lavoro facile, perché ogni cambiamento incide sulle condizioni dell’esistenza, della vita di ciascuno, rispetto alle aspettative, sulle paure di chi è più debole, fattori che vanno considerati in questo momento processuale di costruzione del nuovo.
Questa è la fase più difficile per la sinistra perché si apre un innovativo percorso e si sviluppa un processo di evoluzione, di apertura, di confronto e condivisione, perché nessun cambiamento lascia le situazioni nuove uguali alle precedenti, con gli svantaggi delle condizioni che generano pregiudizio.
Le ondate migratorie sono così improvvise e repentine e incidono e coincidono anche con l’invecchiamento della popolazione portando paura, diffidenza e indisponibilità all’incontro, nel confronto con le diversità, attuabile invece attraverso un lavoro e un impegno concreti nel rimuovere le cause dei pregiudizi, attraverso l’informazione culturale, chiamando ogni persona alle proprie responsabilità civili.


Le ultime guerre in medio oriente fanno intravedere diverse tipologie di dittatura. Quali ne sono le caratteristiche e le negatività più salienti?


Le dittature vanno dai grandi emirati, ai potentati fondati sul potere delle dinastie, dalla Siria, ai leader libanesi e con forme di ingerenza terroristica. Tutto il mondo è impegnato nella ricerca della democrazia che è un valore da consolidare e da esportare.
Strategie internazionali sono necessarie e auspicabili, ma difficili da sviluppare, anche perché le questioni legate alle minoranze si scontrano con la real politic e le ragioni della diplomazia.
Occorre che ci siano entità sovranazionali capaci di riconoscere certi diritti e tutelare e salvaguardare nelle forme consentite dalla diplomazia le minoranze oppresse. I partiti possono avere ruoli diversi con iniziative incisive, creando movimenti di opinione anche per mezzo della stampa. Sussiste comunque un problema soprattutto culturale. L’idea di boicottare il salone del libro di Torino solo perché dedicato ad Israele è sintomo di intolleranza. A volte si mettono in circolo atteggiamenti razzisti e discriminatori. Occorre molta responsabilità.

La Shoah ha precipitato l’umanità verso un abietto declino. Cosa occorre attualmente per esorcizzare ogni spettro di genocidio, stillicidio, di conflitto armato e di negazione di ogni tipologia di diversità all’interno della società? Esistono strategie politiche certe e determinate da parte dei partiti progressisti per far fronte a queste terribili evenienze?

Sono motivato e spinto dalla mia vicenda personale a leggere i libri che riguardano l’accettazione sociale della violenza, la nascita del nazifascismo e la tragedia dell’Olocausto. Questi eventi sono realmente avvenuti dopo le convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo e sulla tutela dei prigionieri di guerra. Non credo comunque che l’uomo abbia imparato dalla Storia. Occorre molta responsabilità da parte degli Stati, dei partiti, dell’opinione pubblica con l’intervento degli intellettuali, con cittadini responsabili che devono conoscere il teatro degli eventi storici.



Laura Tussi



Domenica, 06 aprile 2008