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 Riapriamo il dibattito sulla fecondazione medicalmente assistita

di Giovanni Sarubbi

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 INDICE 

Introduzione

Provette anti-sterilità per una coppia su tre - In provincia circa 100 casi all’anno

PRO E CONTRO - Favorevoli soprattutto le donne

NESSUN REFERENTE A LIVELLO LOCALE -Ma le associazioni   restano ancora lontane

LA DIOCESI : «L’etica sembra dimenticata» Dalla Chiesa Cattolica  un monito a medici e genitori

"Una legge da Stato etico"

Religioni e fecondazione

 

 

Introduzione

La vittoria della destra alle elezioni politiche del 13 maggio scorso, sta mettendo di nuovo sul tappeto questioni che sembravano superate come quella dell'aborto. C'è chi vorrebbe, oltre ad abolire o modificare profondamente la legge sull'aborto,  addirittura reintrodurre il reato di istigazione all'aborto, includendo in tale reato anche la semplice discussione o indagine giornalistica su una questione che, già da molti anni, non è più un problema a grave impatto sociale, bensì una questione che attiene alla libera scelta delle donne. Non ci sono più migliaia di donne che rischiano la vita in mano alle "mammane" ed  il ricorso all'aborto è in continua diminuzione: questi i dati di fatto incontestabili della legge 184 sull'aborto che ha oramai oltre vent'anni.

Ma oltre all'aborto si discute anche della questione della fecondazione medicalmente assistita, in particolare di quella eterologa che agli inizi del 1999 suscitò un grande dibattito in parlamento. Anche su questa questione la destra intende proporre normative che definire fascistoidi è dir poco.

Sulle due questioni si assiste ad una evidente contraddizione nelle posizioni della destra: da un lato si sostiene, con le posizioni contro l'aborto, la necessità di aumentare il numero di figli "italiani"; dall'altro alle coppie "italiane" non in grado di procreare si vuole impedire di poter accedere alle tecniche di fecondazione assistita, in particolare a quella eterologa.

La recente notizia sulla nascita di alcune decine di bambini geneticamente modificati ha, inoltre, di nuovo rinfocolato le polemiche.

La problematica è molto ampia e non pretendiamo certo di risolverla con qualche pagina web. Trattandosi poi di problematiche di carattere etico o morale, crediamo senz'altro di poter difendere il criterio di non ingerenza dello stato su tali questioni, fermo restando l'applicazione dei diritti fondamentali dell'uomo sanciti dall'ONU con la famosa "DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI DELL'UOMO" che ha compiuto da poco 50 anni. Sicuramente non si tratta di questioni da poter risolvere con "l'accetta" o con posizioni, peggio ancora, di tipo razziali o confessionali per questa o quella religione. Per il momento ci limitiamo a riportare un'inchiesta sulla questione realizzata per il quotidiano Il Mattino nel 1999 su tale questione relativamente alla provincia Irpina. Riportiamo anche un'intervista a Gloria Buffo, deputata dei Democratici di sinistra, che allora era relatrice sulla questione. Chi volesse intervenire può inviarci il proprio contributo.


Venerdì 12 Febbraio 1999

Provette anti-sterilità per una coppia su tre - In provincia circa 100 casi all’anno

GIOVANNI SARUBBI

Pur di avere un figlio c'è chi è disposto a tutto. Giocano, a volte, questioni di orgoglio e prestigio sociale, ma anche e soprattutto il dramma di non poter coronare il sogno della maternità o paternità. Si tratta di questioni difficili da analizzare, che spesso sono alla base del fallimento di tanti matrimoni. Bisogna certo essere disperati per giungere, ad esempio, a concepire l'idea di poter «acquistare» un figlio, quasi si trattasse di un bene di prima necessità. Eppure di tali casi sono piene le cronache, anche quelle di casa nostra.

Sono circa centomila le coppie italiane che ogni hanno fanno ricorso alle tecniche di fecondazione assistita. Da una decina d'anni non c'è più bisogno di andare all'estero o fuori provincia. Anche in Irpinia esiste un centro specializzato dove è possibile praticare la fecondazione medicalmente assistita. Si tratta di uno dei laboratori esistenti presso la Diagnostica Medica, che fa capo alla Clinica Malzoni.

Presso questo centro, diretto dal dottor Rino De Stefano che ha studiato a lungo all'estero, si possono praticare i metodi di fecondazione artificiale denominati FIVET e ICSI, quelli più usati e a più alta percentuale di successi. «In circa dieci anni di lavoro - dice De Stefano - abbiamo trattato oltre duemila coppie sterili. Una media, dunque, di duecento all'anno». In circa metà dei casi, si tratta di coppie irpine: un centinaio, quindi, a fronte delle trecento coppie sterili che si riscontrano annualmente nella nostra provincia. In altri termini, si può dire orientativamente che fa ricorso alla fecondazione assistita una coppia su tre. «La nostra percentuale di successi in queste due terapie, che si svolgono in day ospital e senza alcun tipo di intervento chirurgico o anestesia totale - sottolinea De Stefano - è del trenta per cento. Molto dipende dalle cause della sterilità e dall'età della donna». Vi sono effetti collaterali per la donna? «L'unico effetto collaterale può essere quello della formazione di cisti ovariche causate da una eccessiva stimolazione, ma si tratta di casi molto remoti (due su diecimila casi trattati) e - afferma il dottor De Stefano - molto dipende dalle capacità tecniche dell'equipe che effettua il trattamento». Quello del centro ospitato dalla Diagnostica Medica è formato da specialisti tutti interni alla clinica. «E' questa una scelta precisa del nostro direttore, il dott. Malzoni, che ha teso a favorire la crescita professionale del centro».

Circa quattromila all'anno le nuove nascite nella provincia di Avellino di cui circa 450 nella sola città capoluogo. «La sterilità - continua De Stefano - ha raggiunto livelli del 10-15% delle coppie in età di riproduzione. Per la provincia di Avellino dovremmo essere all'incirca sulle trecento coppie all'anno». Numeri che dicono senza ombra di dubbio che si tratta di un problema di grande rilevanza sociale, anche per la piccola provincia di Avellino.

Anche presso la Diagnostica Medica è possibile effettuare la cosiddetta fecondazione eterologa, quella che ha suscitato tante polemiche sul piano nazionale. In tale metodica la fecondazione della donna avviene attraverso l'uso del seme di un donatore sconosciuto diverso dal marito. «Si tratta di un'attività del tutto marginale - assicura De Stefano, che però conferma l'esistenza di una banca dati dello sperma, rifornita da «donatori volontari e a titolo gratuito».


Venerdì 12 Febbraio 1999

PRO E CONTRO

Favorevoli soprattutto le donne

Contrari e favorevoli alle tecniche di fecondazione assistita ed in particolare a quella eterologa. L’Irpinia, come il resto d’Italia, è spaccata in due. Ne abbiamo parlato con due politici irpini schierati su fronti opposti. Da un lato Franco Di Cecilia del Ccd, contrario alle tecniche di fecondazione assistita di tipo eterologo, dall’altro l’onorevole Alberta De Simone dei Democratici di Sinistra. Sarà un caso ma favorevoli e contrari nel piccolo sondaggio che abbiamo realizzato, sono divisi per sesso: favorevoli soprattutto le donne, ad essere contrari sono in prevalenza gli uomini. È forse il segnale più esplicito di una questione che segna profondamente i rapporti tra i sessi, forse più di quelle relative all’aborto e al divorzio. In linea con la posizione della chiesa cattolica la dichiarazione di Franco Di Cecilia. «Ritengo - dice Di Cecilia - che la scienza debba aiutare l’uomo senza falsarne i valori che si sono formati nel corso della storia. La scienza deve sicuramente aiutare l’uomo a guarire dalle sue malattie ma senza manipolazioni che, nel caso della fecondazione eterologa, falsano la vita della coppia. Tutto ciò che è in linea con la natura mi sta bene, tutto il resto no». Altrettanto chiara la posizione laica di Alberta De Simone che però mette l’accento su un dato, quello del consenso del marito, su cui poco si è discusso anche se è contenuto nella legge. «Se il marito è d’accordo - dice l’onorevole De Simone, che evidentemente percepisce questo come il vero problema della contrapposizione sulla legge - non vedo perché lo Stato debba impedire di praticare la fecondazione eterologa. Del resto lo Stato ha il dovere di curare la salute dei cittadini e la sterilità è una malattia. La religione non c’entra nulla». Per concludere il suo ragionamento si lascia andare ad una considerazione di carattere personale: «Io ho avuto la fortuna di essere mamma di tre figli. Perché dovremmo impedire a chi non può averli di accedere a tecniche mediche fra l’altro praticano in tutto il mondo? Altrimenti si arriverebbe ad un’insopportabile discriminazione: chi ha i soldi potrà andare all’estero, mentre chi non li ha sarà costretto a rassegnarsi. E questo proprio non mi sembra giusto». E all’estero, soprattutto in Gran Bretagna e Stati Uniti, è possibile, pagando, praticare di tutto. Si va dal cosiddetto «utero in affitto», con costi nell’ordine dei 120 milioni, alla fecondazione in vitro o per microinseminazione, con costi oscillanti dai 6mila ai 12mila dollari (10-20 milioni di lire) per tentativo. Ma anche in Italia i costi non sono uno scherzo. Una FIVET può costare dai 3 ai 6 milioni per tentativo.


Venerdì 12 Febbraio 1999

NESSUN REFERENTE A LIVELLO LOCALE

Ma le associazioni  restano ancora lontane

Il fenomeno della fecondazione assistita, come si evince dalle cifre pubblcate in questa pagina, assume dimensioni sempre più ampie anche ad Avellino e provincia. In Irpinia, però, si registra ancora un certo ritardo nella nascita di associazioni che fungano da punti di riferimento per coloro che scelgono di seguire la strada della procreazione mediante provetta. A livello nazionale, invece, sono numerose le associazioni che si occupano della questione, per le quali finora sono mancati però referenti locali.

La più famosa è l’associazione «Madre Provetta» che ha istituito un apposito «telefono cicogna» con lo scopo di dare informazioni sulle tecniche, fornendo nel contempo un orientamento psicologico a coloro che si trovano ad affrontare il problema della sterilità. Il telefono cicogna, in particolare, raccoglie dati di malasanità e segnalazioni su ogni tipo di abuso o scorrettezza verso i pazienti.

Nel settore, inoltre, operano numerose associazioni al Sud e in particolare in Sicilia. Fra le altre, l’associazione «Hera» che è una onlus per la cura, lo studio e la prevenzione dell’infertilità e la tutela della genitorialità.


Venerdì 12 Febbraio 1999

LA DIOCESI

«L’etica sembra dimenticata»

Dalla Chiesa un monito a medici e genitori

La diocesi di Avellino rivela un dato importante su cui si dovrà riflettere in vista di un probabile referendum: la questione della fecondazione assistita a cui la coppia sceglie di accedere, compresa quella eterologa, rimane chiusa nell’ambito delle quattro mura domestiche. A guidare la scelta delle coppie sono, ancora oggi, i sentimenti di vergogna per il proprio stato, sia da parte dell’uomo che della donna, da cui nasce una sofferenza profonda ed un desiderio altrettanto profondo di maternità o paternità. Chiunque riesca a dare una risposta positiva a questi sentimenti che sono di speranza, fa breccia nella coppia e la orienta nella scelta. Ce lo confermano sia il vicario del Vescovo, monsignor Antonio Dente, sia don Antonio De Feo, docente di teologia morale presso l’istituto di scienze religiose San Giuseppe Moscati di Avellino e parroco di Salza e Parolise. «Quello della fecondazione assistita e un argomento di cui non si parla neppure con il confessore su cui prevalgono i consigli dei medici. La filosofia che viene seguita - continua padre De Feo - è legata esclusivamente alla possibilità tecnica di poter realizzare quando la coppia desidera, senza alcun tipo di problema etico, e ciò anche da parte dei ginecologi che si dicono cattolici. Quasi nessuno di essi segue le indicazioni scientifiche, etiche e morali della chiesa. In tali scelte professionali prevalgono, evidentemente, considerazioni di altro tipo che, con i desideri e le speranze delle coppie, nulla hanno a che vedere». Il riferimento esplicito e al vero è proprio mercato, con cifre a molti zeri, che esiste su tale questione. Padre De Feo rileva anche un’altro aspetto che è del tutto ignorato dal dibattito attuale: «Le critiche della Chiesa cattolica vanno oltre le questioni di carattere etico o morale. La chiesa fa critiche anche di carattere scientifico di non poco conto perché noi puntiamo innanzitutto alla cura della malattia». Ed è sulla base di tali considerazioni che la chiesa mette l’uso della tecnica cosiddetta GIFT, nella quale non si dà corso a manipolazioni nè degli ovuli nè degli spermatozoi. «Chi può garantire sulla innoquità per il nascituro o per la madre delle tecniche di manipolazione degli ovuli o degli spermatozoi?». Una bella domanda.


 13 marzo 1999  - FECONDAZIONE ARTIFICIALE  - Intervista resa alla  rivista Galileo

"Una legge da Stato etico"

di Marina Marrazzi

Un'atmosfera così non la vivevamo dai tempi del divorzio o dell'aborto: la recente discussione alla Camera della legge sulla procreazione assistita ha riacceso gli animi. Come allora, anche in questo caso il Parlamento ha dibattuto argomenti che toccano da vicino la sfera privata e le scelte personali di donne e di uomini. Emendando, approvando, bocciando. E alla fine decidendo. Normale, anzi auspicabile in una società democratica. Eppure, esiste il sospetto che sotto le decisioni dei nostri parlamentari abbiano giocato elementi che esulano dal compito del legislatore. Non c'è dubbio che lo Stato debba tutelare la salute e la dignità delle persone. Ma viene da chiedersi se ciò si possa spingere fino a limitare l'accesso alla fecondazione artificiale solo ad alcuni cittadini e vietare l'uso di gameti (ovuli o spermatozoi) di un donatore esterno alla coppia. Galileo ne ha parlato con Gloria Buffo, deputata dei Democratici di sinistra che segue da vicino questi temi.

Da più di un mese è iniziata alla Camera la discussione della proposta di legge sulla procreazione assistita. Il 4 febbraio è stato approvato l'emendamento che vieta l'uso di gameti eterologhi, cioè esterni alla coppia. Il 24 febbraio è invece passato l'articolo 5, che consente l'accesso alla fecondazione artificiale alle coppie "di fatto", ma non a quelle omosessuali e alle donne singole. Onorevole Buffo, cosa pensa di queste decisioni?

"Già l'impianto del testo unificato presentato alla Camera risente fortemente di un'impostazione che antepone la 'norma familiare' ad altri criteri. Per esempio, nella gerarchia etica delle tecniche di fecondazione, l'uso di gameti eterologhi viene dopo l'uso di quelli omologhi. La salute e la dignità delle persone, che dovrebbe essere il fulcro dell'impegno legislativo, vengono sacrificate a principi etici o culturali. Questa torsione è stata palese durante il dibattito in aula: per esempio, è emersa con chiarezza nella maggioranza dei parlamentari una resistenza culturale di fronte a un fatto certo: nel campo della riproduzione esiste ed è sempre esistito un primato femminile, primato che le tecniche recenti non fanno che mettere in evidenza ".

 Cosa intende?

 "Si possono fare figli senza il corpo di un uomo, ma non senza quello di una donna. A mio avviso, la resistenza di fronte a questo dato di fatto ha influito nelle discussioni e nei voti finali. Per esempio, dovendo decidere quali tecniche consentire e quali vietare per legge, è emersa la paura degli uomini che si sentono minacciati nel loro ruolo. E' singolare infatti che nella discussione sulla possibilità di utilizzare gameti al di fuori della coppia si sia parlato esclusivamente di seme maschile. Il fantasma che aleggiava in aula era chiaramente quello della sostituzione del padre, la paura di non riconoscere la paternità".

 Secondo lei come procederà l'iter di questa legge?

 "Finora abbiamo discusso i primi articoli, quelli che riguardano la regolamentazione dell'accesso a queste tecniche. Ma ci aspettano altri due punti caldi: le norme relative allo statuto dell'embrione e quelle sulla ricerca e la sperimentazione. Come si può facilmente immaginare, si tratta di campi su cui sono prevedibili scontri e spaccature. Rispetto al primo, per esempio, si tratta di vedere se prevarrà il criterio di considerare prioritaria la salute della donna o quella dell'embrione. In questo secondo caso potrebbe passare una norma che impone un tetto massimo nel numero di embrioni che possono essere prodotti a ogni tentativo. Con questo limite, ci sono ovviamente meno probabilità di successo e per avere un figlio la futura madre sarà costretta a ripetere la procedura e a sottoporsi di nuovo ai trattamenti ormonali. E si tratta di terapie tutt'altro che leggere. In generale, se sull'embrione saranno proposte norme punitive per le donne, che mettono in discussione diritti già acquisiti, prevedo che i tempi saranno lunghissimi. Un rimpallo infinito tra Camera e Senato. E nel frattempo i cittadini rimarranno senza tutela".

 A suo parere, cosa ci dovremmo aspettare da una legge sulla procreazione assistita?

 "Intanto che non scambi considerazioni di opportunità etica con il diritto, che ha l'unico compito di garantire i cittadini da interventi che ledono la loro salute o la loro dignità. Uno Stato laico non si deve trasformare in uno Stato etico, che giudica chi può fare o non fare figli in base a una norma familiare estremamente rigida. Sarebbe come se per legge venisse vietata la riproduzione alle coppie povere che hanno già altri figli, o alle madri depresse. Una cosa mi ha sconcertato: nella discussione alla Camera a più riprese ci si appellava alla 'libertà di coscienza' dei presenti, perché si era chiamati a esprimere giudizi su questioni etiche. Ma se è così, mi chiedo, perché la 'libertà di coscienza' di 600 parlamentari si deve sostituire a quella di milioni di cittadini? Dunque, che decidano loro, nel rispetto delle norme per la salute che devono, queste sì, essere garantite per legge nei centri sanitari".

 Ma allora, quale dovrebbe essere l'intervento dello Stato?

 "Molti dicono che o si fa una legge o ci si trova nel Far West: io non credo che sia vero. Basterebbero interventi mirati da parte del Ministero della sanità e delle regioni per ottenere un regolamento che tuteli i cittadini, e il Far West scomparirebbe. Credo che si dovrebbe tendere a una normativa 'leggera', che tuteli dal punto di vista sanitario e da speculazioni improprie, e vieti il disconoscimento di paternità. Nient'altro. Mentre una legge 'pesante' come quella attualmente in discussione, dove i convincimenti personali sconfinano nel diritto, può portare a situazioni molto difficili. Infatti, non dimentichiamo che sono previste anche sanzioni penali: quale tutela potrà avere un bambino nato con un seme eterologo, da genitori che sono addirittura passibili di procedimenti giudiziari? Non è peggio questo del Far West?"   Religione e fecondazione


Religione e fecondazione

 Esperti di morale cattolica, atei e agnostici, tutti ormai sanno che la Chiesa di Roma condanna la donazione di cellule sessuali da parte di un elemento, uomo o donna che sia, estraneo alla coppia. Solo qualche settimana fa, infatti, tutti i mezzi di informazione ci hanno messo al corrente del fatto che grazie al "fronte cattolico", trasversale a tutti partiti della Repubblica, il Parlamento ha rigettato il punto della proposta di legge sulla fecondazione assistita, che nella sua versione originaria prevedeva la possibilità per le copie infertili di ricorrere a un donatore eterologo di gameti.

 Per i Cattolici infatti, come riporta il volume "Medicina e diritti dell'Uomo" edito dalla Treccani con il contributo del Consiglio d'Europa, la fecondazione artificiale eterologa è contraria all'unità della coppia legata dal matrimonio, alla "vocazione" propria dei genitori, e al diritto del bambino di essere concepito e di nascere all'interno di quel vincolo. Che è sacro e fondamentale. Quest'ottica di irrinunciabilità dell'istituto matrimoniale in parte spiega anche perché i Cattolici non ritengono lecito che le coppie di fatto ricorrano alla fecondazione assistita, eterologa o omologa che sia, né, ovviamente e a maggior ragione, che possano farlo le single. Ma che dicono gli altri? Come giudicano la donazione di seme i Protestanti, gli Ebrei, l'Islam e il Buddismo?

 Il punto di partenza della riflessione protestante è il bambino che deve nascere e il suo diritto a una filiazione sicura. In altri termini, a una paternità e maternità certe. In questa prospettiva, quasi tutte le Chiese protestanti non consigliano la fecondazione eterologa. Non la escludono, comunque, in modo assoluto.

 Per la maggioranza dei Rabbini va condannata qualsiasi fecondazione ottenuta con il liquido seminale che non sia del legittimo componente della coppia. Gli Ebrei tollerano l'inseminazione artificiale, ma sempre e comunque con lo sperma del legittimo marito, e solo quando è possibile accertare e dimostrare in maniera definitiva l'impraticabilità della via naturale.

 Per la religione musulmana la fecondazione per mezzo di un terzo donatore di spermatozoi è rigorosamente vietata. La fecondazione non può che avvenire all'interno della coppia legalmente unita nel matrimonio.

 I Buddisti accettano la pratica della donazione dei gameti. A condizione naturalmente che la coppia sia consenziente e consapevole, che il donatore sia mosso esclusivamente dall'altruismo (e questo esclude qualsiasi forma di ricompensa), che rimanga anonimo e che rinunci al diritto di paternità e alla possibilità di conoscere l'identità del bambino che nascerà.   


"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996