La posta di fra’ Calvino
Nella chiesa, speranza per i divorziati?

di fra’ Calvino

Caro fra’ Calvino
Caro fra’ Calvino,
la mamma aveva sposato un divorziato che è mio padre: ebbene mamma è morta con il desiderio di ricevere la comunione. Allora non c’è stato verso di convincere il prete ad avere misericordia di una donna che, in punto di morte, sentendo dire che Dio è amore, ha implorato la chiesa di riconciliarla e darle il pane di vita, il corpo di Gesù. Il parroco quando ho chiesto spiegazioni dell’atteggiamento spietato ha risposto: questo lo devi dire a dio; è lui che ci ha legato le mani con l’espressione l’uomo non separi ciò che dio ha unito!
Francesca.



Cara Francesca e Cari fratelli e sorelle nel Signore, pace e bene!

forse è la prima volta che a rispondere mi sento imbarazzato e provo una profondissima tristezza. Vedere preti che devono comunicare la buona notizia che, invece, la trasformano in triste notizia è tremendo. Come si fa a non capire che noi non siamo i padroni del pane! Noi siamo i servi del pane! Gesù non dice che noi siamo i proprietari di questo pane e perciò lo diamo a chi ci pare. Il pane è di Gesù; il pane è Gesù; noi siamo semplicemente dei servi che lo devono porgere a chi ne ha fame. Allora bisogna far capire a questa chiesa alcune cose che ci ha insegnato Gesù: sono gli ammalati che hanno bisogno del medico e noi gli diciamo, no siccome sei ammalato niente medico. Sono gli ammalati che hanno bisogno della medicina. E noi: no, siccome sei ammalato niente medicina. Sono gli affamati che hanno bisogno del pane. E noi: sei affamato, niente pane! Tutto ciò è veramente contro il buon senso e quindi contro Dio. Oggi, lo sappiamo, nei confronti dei divorziati c’è questo problema drammatico, questo atteggiamento della chiesa che perciò i divorziati recepiscono non come una madre ma come una matrigna. La chiesa è scivolata in una contraddizione di una gravità mai verificata dalla sua origine. La chiesa ha sempre rivendicato il mandato divino di perdonare tutti i peccati. Tutti i peccati possono essere perdonati dalla chiesa. La chiesa adesso è inciampata ma sta modificando il suo atteggiamento! è solo questione di tempo: la chiesa è inciampata nel “peccato di divorzio”. Inciampata perché siamo al punto che è diventato più grave, nella chiesa attuale, il peccato di divorzio che quello di omicidio. Insomma è chiaro: se tu ammazzi tua moglie o tuo marito e poi ti penti, sei assolto e poi ti puoi risposare con tutti i crismi. Tutti capiscono che se divorzi è perché non c’è più nessuna speranza di comunione tra i due e ciò quando non c’è l’aggravante della situazione di fatto dato che i due hanno trovato nuovi partners. Come si può continuare a condannare? E perciò talvolta in situazioni disperate, scherzando per sdrammatizzare dico: senti! ma ammazza il tuo coniuge, e se non te la senti tu, affitta un sicario… tanto poi con 500 euro e, con la legge italiana, se hai un buon avvocato! Si, ti farai 1 2 anni ma avrai risolto il tuo problema esistenziale. A questo punto, amaramente, si ride! perché è assurdo che sia più grave il divorzio che l’omicidio. Chiediamoci: una persona divorziata in che cosa differisce da un vedovo o dalla vedova? La differenza è che il vedovo ha il coniuge defunto mentre il divorziato ce l’ha vivo. È tutto lì. Ora a noi corre l’obbligo di ricordare quali sono state le prassi evolutive della chiesa: la chiesa nei primi tempi impediva ai vedovi un nuovo matrimonio. Poi, a denti stretti, ammise il secondo matrimonio ma pensate: fino al concilio vaticano 2°, nella liturgia nuziale dei vedovi non c’era la benedizione per la sposa! Adesso i vedovi si possono risposare? Si, la sposa viene benedetta? Si. Allora un divorziato da un vedovo in che cosa cambia? Uno ha il coniuge defunto e l’altro ce l’ha vivo. Ma è tutto lì. Allora perché non riandare alla prassi primitiva, ove dopo un periodo penitenziale di 3 anni, si veniva di nuovo ammessi alla pienezza della comunità ecclesiale? La chiesa si sta muovendo;solo che i tempi della chiesa, purtroppo sono lenti: speriamo che non impieghi 522 anni come nell’abbaglio preso con la traduzione di San Girolamo che aveva scambiato “gregge” con ovile. Questo errore di traduzione comportò che solo la sola chiesa cattolica era l’ovile e che “fuori di essa” fino al concilio vaticano 2°, “non c’è salvezza”! Un regalo di inferno per molti durato 522 anni!


Vostro, nel Signore Gesù,





Domenica, 22 giugno 2008