Appello
Solidarietà per il Prof. Stefano Allievi!

Il prof. Stefano Allievi, professore di sociologia, grande studioso di islam che ha dato un grande contributo al dialogo con questa religione e che è stato fra i primi firmatari dell’appello al dialogo cristiano-islamico promosso dal nostro sito, è stato condannato per diffamazione aggravata a mezzo stampa (sei mesi, oltre a una pena pecuniaria di tremila euro), su querela di Adel Smith, per quello che ha scritto su di lui nel suo libro "Islam italiano".
E’ una sentenza che consideriamo assurda ed ingiusta che crediamo metta in discussione elementari principi democratici. Perciò chiediamo a tutti i nostri lettori di sottoscrivere questa petizione di solidarietà. Di seguito il link per la sottoscrizione e i testi delle lettere dello stesso Stefano Allievi e il testo dell’appello.


Vedi le altre adesioni


Lettera di Stefano Allievi e testo dell’appello


Cari amici e care amiche,
come alcuni di voi già sanno, mi trovo in un’incresciosa situazione, che tuttavia mi sembra colpire anche principi più generali che riguardano tutti noi.

Diverse persone, enti universitari e associazioni stanno decidendo, e mi hanno già anticipato, prese di posizione pubbliche, oltre alla firma dell’appello.

Per parte mia, ringrazio innanzitutto coloro tra voi che si sono già fatti vivi di persona, per telefono o via mail. Vi invito anche a firmare l’appello di cui si parla nelle lettere che seguono: appello presente con un link anche sulla home page del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova.

Infine: trovate di seguito il testo dell’appello presente sul web, sia in italiano che in inglese, nonché una sorta di lettera di accompagnamento, anch’essa nelle due lingue. Vi sarei molto grato se poteste farle circolare tra i colleghi e ad eventuali mailing list.

Ringrazio tutti anticipatamente

Cordiali saluti

Stefano Allievi



LETTERA

Cari amici e care amiche,

coloro che sanno già della vicenda in cui sono coinvolto, troveranno ulteriori informazioni nel sito

http://213.215.194.151/petition_allievi
(un link è reperibile anche nella home page del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova: http://www.sociologia.unipd.it/ )

con la possibilità di fare qualcosa di molto concreto per aiutarmi.
Coloro che ancora non lo sanno, troveranno nello stesso sito le informazioni del caso.
Riporto qui comunque, per comodità, alcune informazioni.
Sono stato condannato per diffamazione aggravata a mezzo stampa (sei mesi, oltre a una pena pecuniaria di tremila euro), su querela di Adel Smith. Chi lo conosce, sa già di chi parlo. Chi ancora non lo conosce, è sufficiente che digiti il suo nome e cognome su Google, e troverà le informazioni del caso, nonché prese di posizione molto più dure delle mie, in materia.
Considero questa sentenza come diffamatoria della mia intera attività di studioso, sempre attento a cercare di capire la realtà islamica in Italia e in Europa.
Ma essa è anche più grave in termini di principio: vengo condannato per delle opinioni, espresse all’interno di un libro serio, pubblicato da un editore serio, che seriamente cerca di descrivere il mondo islamico italiano, all’interno di una attività di oltre tre lustri dedicata allo stesso tema e con il medesimo impegno.
Credo si tratti di un precedente gravissimo proprio sul piano dei principi, che mette in causa la libertà di ricerca accademica e di manifestazione delle proprie opinioni, incluso il diritto di critica, e si configura come un pesante atto di censura, anche preventiva, per coloro che ancora vorranno occuparsi liberamente di questi temi, di cui già oggi è così difficile trattare serenamente.
Naturalmente, d’accordo con i miei avvocati e con l’editore, ricorrerò in appello, per una sentenza di cui attendo con ansia di leggere le motivazioni, per conoscere le quali dovrò purtroppo attendere i canonici tempi burocratici. E l’indulto approvato nel frattempo, tra il momento in cui avrei commesso il reato e la decisione del giudice, mi garantirà di non dover fare realmente l’esperienza del carcere. L’essere incensurato, oltre che motivo di onore, è per me oggi una garanzia ulteriore. Ma il precedente, appunto, è grave.
Vari casi, all’attenzione della pubblica opinione in questo periodo, mostrano come sia oggi diventato sempre più difficile fare ricerca e prendere posizione su tematiche religiose. E la fatica è tanto maggiore quando si tratta di islam. Per quel che mi riguarda, da sponda opposta, ho dovuto subire minacce di gruppuscoli di estrema destra solo per aver invitato un noto intellettuale musulmano a parlare nella mia università. E le posizioni mie e di molti colleghi sono oggetto occasionale di malevole e male informate attenzioni giornalistiche, solo perché non cavalcano il senso comune o non sottoscrivono l’opinione interessata di alcuni opinion leaders.
Chiedo a tutti voi, se lo condividete, di firmare l’appello che trovate sul sito, e di diffonderlo tra quanti potrebbero essere interessati, in Italia e fuori d’Italia, giacchè il problema si pone anche altrove, in Europa e non solo.
Chiedo anche, a chi può, di prendere posizione anche con lettere e dichiarazioni, che saranno pubblicate sul sito.
Intanto, non mi resta che ringraziarvi per l’attenzione dedicatami.

Cordiali saluti

Stefano Allievi


Prof. Stefano Allievi
Dipartimento di Sociologia
Via Cesarotti, 10/12
35123 - Padova
ITALY





APPELLO


Sconcerto ha suscitato tra gli studiosi la notizia, diffusa il giorno 22 Febbraio dall’Agenzia Ansa, e ripresa nei giorni successivi da numerosi quotidiani, della pesante condanna per diffamazione aggravata a mezzo stampa (sei mesi, oltre a una pena pecuniaria di tremila euro) nei confronti di Stefano Allievi, professore di sociologia, studioso ed esperto di islam.
Il prof. Allievi, su querela di Adel Smith, controverso esponente islamico, noto per le sue opinioni radicali e i gesti dimostrativi su temi diversi (notissima la sua polemica contro il crocefisso e i gesti eclatanti che l’hanno accompagnata), è stato condannato per le opinioni espresse su Smith e le sue azioni all’interno del libro “Islam italiano”, pubblicato da Einaudi.
La condanna è tanto più sorprendente se si pensa alla biografia del prof. Allievi, che più volte si è speso nel voler garantire libertà di parola e di espressione proprio ai musulmani, alla cui conoscenza e comprensione ha dedicato oltre quindici anni di studi e di ricerche a livello nazionale e internazionale, pagando talvolta anche il prezzo di minacce e intimidazioni da parte di esponenti e di forze politiche della destra estrema. E in generale suo sforzo costante è stato quello di aiutare a far comprendere, senza pregiudizi, la realtà e le dinamiche della presenza islamica in Italia e in Europa: un fatto dimostrato anche dagli attestati di solidarietà giunti al prof. Allievi, in questa occasione, da esponenti del mondo islamico medesimo.
Pur senza entrare nel merito della sentenza, di cui si attende di leggere le motivazioni, e con assoluta fiducia nella giustizia, espressa anche dal diretto interessato, che insieme ai suoi avvocati e all’editore ricorrerà in appello, i sottoscritti, accademici, intellettuali, ed esponenti del mondo islamico, esprimono la propria sorpresa e il proprio disappunto per la condanna del prof. Allievi, manifestandogli personale solidarietà, consapevoli come sia in gioco con questa sentenza anche e soprattutto la libertà di ricerca accademica e di manifestazione delle proprie opinioni, incluso il diritto di critica.

Chi volesse, può aderire all’appello sul sito http://213.215.194.151/petition_allievi
(un link è reperibile anche nella home page del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Padova: http://www.sociologia.unipd.it/ )




LETTER


Dear Friends,
Those of you who have already heard about my situation, will find further information on the site
http://213.215.194.151/petition_allievi
(a link is available also from the site of the Department of Sociology of the University of Padua:
http://www.sociologia.unipd.it/ )
where you will be able to do something really practical to help me.
Those who do not know anything about this case will find information on the same site.
However the main facts are as follows.
I have been sentenced on a serious libel charge to six months imprisonment, as well as a financial penalty of 3000 euros, following on a libel action by Adel Smith. Those of you who know him, already know what sort of person I am referring to. For those who don’t know him, just write his name into Google and you will find all the information about the case, as well as much stronger positions than mine.
I consider this sentence defamatory of my whole career of research, a sentence that vilifies my life-long research into the realities of Islamism in Italy.
But it is even more serious in terms of principle: I have been condemned for opinions, expressed inside a serious book, published by a serious editor, which seriously attempts to describe the world of Islam in Italy, as part of a path of research activity that has extended over the last three decades, dedicated to the same subject and always with the same involvement.
I believe this to be a serious precedent precisely at the level of principles, which strikes a blow against freedom of academic research and the manifestation of opinions, including the right to criticize, and reveals itself to be a grave act of censorship, also preventive, against those who may wish to continue dealing with this subjects, which are so difficult to treat today with equanimity.
Naturally, in agreement with my lawyers and with the editor, I shall apply to the appeal court, for a sentence the motivations of which I eagerly await, but which I shall have to unfortunately await for some time, given the bureaucracy involved. The general pardon approved in the meantime, between the moment when I allegedly committed the offence and the judge’s decision, will ensure that I avoid having any taste of prison. Having a clean record, apart from being a reason for pride, is an added guarantee for me today. But the precedent remains, and it is very serious.
Various cases before the public these days show how it has become more and more difficult to do any research today, and take any stance, on religious subjects. And the difficulty is all the greater when the subject is Islam. As far as I am concerned, from the other side, I have had to undergo threats from Far-Right political splinter groups just because I had invited a famous Muslim intellectual to come and speak at my university. And my ideas and opinions, and those of my colleagues, have occasionally been the object of malevolent and ill-informed journalistic attention, just because they do not fit in with received opinions or do not underwrite the biased notions of certain opinion leaders.
My request to you all, if you agree with me, is to sign the petition that you find on the site, and to spread it among those who may be interested, in Italy and abroad, given that the problem exists in other places too, in Europe, and not only.
I would also ask those of you who can to intervene with letters and declarations, to be published on the site.
Nothing more remains than to thank you for the attention you have dedicated to me.
Best regards
Stefano Allievi

Prof. Stefano Allievi
Dipartimento di Sociologia
Via Cesarotti, 10/12
35123 - Padova
ITALY




PETITION

The academic establishment has been disconcerted by the news, flashed out on 22 Feb by the Ansa Agency, and taken up on the following days by numerous newspapers, of the serious charge of aggravated libel (six months, as well as a monetary fine of 3,000 euros) against Stefano Allievi, Professor of Sociology, scholar and expert in Islamic matters.
Professor Allievi, cited by Adel Smith, a controversial Islamic figure, famous for his radical opinions and fiery gestures on various subjects (especially his polemic against the crucifix and the sensational acts that accompanied it), has been sentenced for the opinions he expresses about Smith and his actions in his book Italian Islam, published by Einaudi.
This sentence is even more surprising if we think of how often Professor Allievi has taken a stand for the guarantee of freedom of speech and expression of Muslims themselves, to studying and understanding whom he has dedicated over fifteen years of research at a national and international level, at times also having to pay the price of threats and intimidations by exponents and political forces of the Far Right. And in general he has constantly tried to help to explain the realities and dynamics of the Islamic presence in Italy and Europe, without prejudices, as can be seen also from the declarations of solidarity that have reached him on this occasion by important figures of the Islamic world itself.
While not wishing to enter into the merit of the sentence, the motivations of which will duly appear, and with absolute faith in the court of law, also on the part of the person directly involved, who together with his lawyers and the publisher will revert to the Appeal Court, all those undersigned, academics, intellectuals, and members of the Islamic world, express their astonishment and dismay at Professor Allievi’s sentence, and declare their personal solidarity, in the knowledge that this sentence also, and above all, threatens the freedom of academic research and the manifestation of personal ideas, including the right to criticism.
Those who wish to, may undersign the appeal on the site:
http://213.215.194.151/petition_allievi
(a link is available also from the site of the Department of Sociology of the University of Padua:
http://www.sociologia.unipd.it/ )
Prof. Stefano Allievi
Dipartimento di Sociologia
Via Cesarotti, 10/12
35123 - Padova
ITALY


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Martedì, 06 marzo 2007