"Per recuperare la salute, il nostro mondo ha bisogno di una duplice cura: la rigenerazione politica include la resurrezione dellamore. Entrambi, amore e politica, dipendono dalla rinascita della nozione che è stata il cardine della nostra civiltà: la persona. Non penso a un impossibile ritorno alle antiche concezioni dellanima; ma penso che, pena lestinzione, dobbiamo ritrovare una visione delluomo capace di restituirci la coscienza della singolarità e dellidentità di ciascuno. Visione a un tempo nuova e antica, visione che contempli, in termini attuali, ogni essere umano come una creatura unica, irripetibile e preziosa”(O. Paz, La duplice fiamma. Amore ed erotismo, Milano, Garzanti, 1994, p. 134). Il cielo della preistoria (Marx) getta ancora le sue terribili ombre sul nostro presente e continua a devastare sempre piu la nostra mente e la nostra Terra. Si continua a credere che la civiltà dellamore - come ha ammesso lultimo ‘hegelo-marxista nella sua recente circolare del 23.2.1994 - sia possibile, e non unutopia (1),ma nessuno (non i filosofi, e meno che mai il Papa) osa far pulizia nel cielo delle nostre idee di violenza, di tramonto e di morte (Occide-re-nte). E tutti perseverano nel ritenere cosa sacra e giusta “per diritto naturale che la materia obbedisca alla forma, il corpo allanima, lappetito alla ragione, i bruti alluomo, la moglie al marito, limperfetto al perfetto, il peggiore al migliore, per il bene delluno e laltro dei due”(2).. Se è vero che un uomo piu una donna ha prodotto per secoli e per millenni un uomo (3), non è un caso che la dinamica del rapporto tra il soggetto, lumanità, e loggetto, la natura, sia stato concepito dialetticamente, e uni-totalitariamente - sia in senso idealistico sia materialistico - come un percorso bellico di superamento delle differenze e trionfo dellUomo. E il mondo in cui hanno vissuto e vivono luomo e la donna è stato sempre e solo interpretato come il mondo dellUomo e del Cittadino: si ricordi che in Italia solo laltro ieri, 1946, è stato riconosciuto il diritto di voto alle donne. Cogliere le cose alla radice non è facile. E la radice delluomo non è luomo stesso. Si ricordi quanto la completa conoscenza scientifica del fenomeno della procreazione sia recente nella scienza occidentale. E si ricordi che «dopo lantica credenza nella sola responsabilità del maschio, la questione viene riveduta, diventa argomento di polemiche e resta a lungo incerta», e che, «fino a11906, data in cui linsegnamento adotta la tesi della fecondazione dellovulo con un solo spermatozoo e della collaborazione di entrambi i sessi alla riproduzione e la Facoltà di Parigi proclama questa verità ex cathedra, i medici si dividevano ancora in due partiti, quelli che credevano, come Claude Bernard, che solo la donna detenesse il principio della vita, proprio come i nostri avi delle società pre-patriarcali (teoria ovista), e quelli che ritenevano [...] che luomo emettesse con leiaculazione un minuscolo omuncolo perfettamente formato che il ventre della donna accoglieva, nutriva e sviluppava come lhumus fa crescere il seme»(4). Si tratta di riprendere da capo, a partire dalle radici, linterrogazione sia su che cosa significa pensare sia, e ancor di più, su che «cosa significa creare rapporti e legami», e su come trasformare i vecchi esistenti rapporti di produzione. Nel momento in cui, accanto alluomo, la donna «è entrata nel campo e può essere amica o nemica»(5), se vogliamo ridurre e non raddoppiare il numero già infinito delle occasioni di guerre e di distruzione, altre sono le domande e altre sono le risposte di cui abbiamo bisogno: Prigionieri di una logica vecchia e con radici profonde secondo la quale vè sempre chi vince e chi perde, si riuscirà ad uscire da questo gioco che consente, al massimo, di invertire le parti? Che senso ha rifiutare la propria oppressione dellaltro, per rivendicare il diritto ad opprimerlo nello stesso modo e con gli stessi strumenti ? Come strappare il potere dalle mani di chi lo detiene, senza esercitare lo stesso potere su chi viene reso impotente? Come superare i tempi delle rivendicazioni, del capovolgimento dei termini che lascia intatta la natura delloppressione la qualità del rapporto tra chi tiene il coltello dalla parte del manico e chi si trova con un coltello puntato? È un problema che non riguarda soltanto il rapporto tra luomo e la donna, ma tra loppressore e loppresso, tra il forte e il debole, tra chi ha il potere e chi non lo possiede: sono quindi domande che coinvolgono lintera struttura sociale e tutti i valori da essa prodotti, e non possono trovare risposte parziali. Ma nel rapporto tra luomo e la donna vè qualcosa di piu complicato e insieme più semplice: la necessità naturale che reciprocamente li unisce e che la storia ha diviso. La sopraffazione delluno sullaltro poggia su questa reciproca necessità, che può essere garanzia di un cambiamento. Riconoscere lo stesso peso alle esigenze, ai bisogni e ai desideri di entrambi - anche se la donna, tra laltro, sarà madre se vuole - non dovrebbe essere unoperazione che esige il massacro (6). Si tratta di uscire «da interi millenni di labirinto» secondo unespressione di Nietzsche: e per questo non servono più né lastuzia della ragione ne la volontà di potenza. Non vè nessuno da uccidere o da aggiogare, e tutti e tutte da liberare - Teseo, Arianna e il Minotauro. Per una nuova terra, abbiamo bisogno di un nuovo cielo, non più platonico e non più cristiano-hegeliano. Ha ragione Ida Magli: LOsservatore romano «mi contesta perché affermo che non è piti tollerabile per la coscienza delluomo moderno teorizzare l amore di un dio che ha voluto la morte del figlio per salvarci? E perché affermo che non era questo il messaggio di Gesù? Ma è la storia dei duemila anni di Europa cristiana a dimostrare con le sue infinite guerre che si tratta di una religione di morte. Quello che stiamo vivendo in questi giorni lo dimostra meglio che qualsiasi laboratorio. È nel centro delle religioni del sacrificio -ebraismo, islamismo, cristianesimo -che si deve continuare ad uccidere per salvarsi: perché là dove esiste sacrificio deve esistere il sacrificatore [...].. Perché condanno Wojtyla? Perché rappresenta, nel mondo moderno, lincarnazione del sacerdote-sacrificatore dellAntico e del Nuovo Testamento, e, come tale, non può non individuare nelle donne le vittime per eccellenza. Strumenti sacrificali, al servizio della procreazione anche là dove vengono stuprate appositamente come in Bosnia, perché procreino figli ai nemici vincitori come sempre è avvenuto in tutte le guerre, da quelle di cui parla Omero fino ad oggi»(7). Siamo ancora nella preistoria: come in cielo, cosi in terra. Ma nessuno sembra rendersene conto, e disponibile a «interrogarsi anche su ciò che sembra talmente ovvio, da non suscitare il minimo dubbio, anzi, da non apparire alla coscienza neanche come fatto su cui interrogarsi». Ha ragione Ida Magli: «Le donne sono esseri storici, sono persone. Chiedo a Wojtyla di prenderne atto. Soltanto questo». Il re è nudo, letteralmente. Si tratta di non continuare a chiudere un occhio o, che è lo stesso e peggio, a chiudere gli occhi sullincarnazione e sulla nascita -«questa origine, sperimentabile come quellevento che noi siamo»(8) -e «non smettere mai di porsi domande»: sàpere aude! Benché occasionali e velocissime, le riflessioni qui presentate questo tentano: fare luce sullombelico del sogno (Freud) della ragione (Hegel) del re (Platone). Per tutti e per tutte, ciò che è in giuoco è proprio laprire gli occhi (nel doppio senso di nascere e conoscere) su quel crocevia di relazioni chiasmatiche da cui emergiamo, che ci costituiscono e strutturano, e che ci legano alla stessa realtà in cui viviamo - in grande e pericolosa ignoranza. Pur se con molti limiti, Feuerbach laveva capito quando affermava che la vera dialettica non è un monologo del pensatore solitario con se stesso, ma un dialogo tra lio e il tu. «Due esseri umani occorrono per creare luomo, sia luomo spirituale sia quello fisico: la comunione delluomo con luomo è il primo principio e il primo criterio della verità e della validità universale »(9). Cosi Saussure: «Per trovare nellinsieme del linguaggio la sfera che corrisponde alla lingua, occorre collocarsi dinanzi allatto individuale che permette di ricostruire il circuito della parole. Questo atto presuppone almeno due individui, il minimo esigibile perché il circuito sia completo. Siano dunque due persone che discorrono»(10). Uomo e donna, prima di tutto. Allorigine della nostra stessa vita, come dellintera società, non vi sono il silenzio e la morte: vè lamore. È lamore che illumina le differenze e svela la comune identità: vere duo in carne una, sia nellunione dei due (uomo e donna) sia nelluno (figlio o figlia) prodotto dai due. Ogni uomo e ogni donna nascono da donna, ma ogni individuo (letteralmente, il duo da non dividere) - sia uomo sia donna - è generato dalluomo e dalla donna: due esseri umani, diversi nella loro fisicità (differenza sessuale) e identici nella loro soggettività (attiva e recettiva insieme). Hic Rhodus, hic saltus! Con Kant, oltre Hegel e Freud. Né idealismo, né materialismo, non la metafora dello specchio e neppure la dialettica. La logica del X (=Chi, nel senso unificato della lettera dellalfabeto greco simbolizzante una relazione incrociata o, appunto, chiasmatica e del pronome relativo che rinvia alle persone che si incontrano e discorrono) precede e fonda la logica del che cosa (Socrate), non viceversa: continuare a ignorare chi siamo non porta se non a prolungare la strada di coloro che «non sanno quello che fanno» e a non vedere mai né la luce del Sole, né la Terra, né noi stessi e noi stesse - neonati e neonate, in un cielo puro e in un libero mare. Il nuovo inizio è possibile. Ma, giammai come ora, esso dipende da noi - uomini e donne della Terra. Si tratta di decidersi, consapevolmente e responsabilmente, per relazioni amorose e non per relazioni furbesche e odiose. Non ci sono altre soluzioni: o distruggere il mondo e noi stessi e noi stesse o «cambiare lanfiteatro da gladiatori dellinsieme delle nostre relazioni» (M. Serres). Continuare a intendere la relazione-matrice (uomo e donna allesterno, maschile e femminile allinterno delluno e dellaltra) come relazione di dipendenza «significa voler svuotare della sua realtà uno dei portatori della relazione, e con ciò la relazione stessa» (M. Buber), e scegliere ancora una volta di camminare sulla vecchia strada della guerra e della distruzione. Contro ogni illusione di continuità di istituzioni e di divinità, un fatto resta determinante. Siamo giunti a un grado zero di civiltà. La secolarizzazione non è stata uno scherzo: non solo «Dio è morto» ma anche lUomo. Il lungo processo storico che in Europa e nel mondo, almeno dal XVIII secolo, ha innescato la contrapposizione delle diverse forme del contesto sociale allindividuo come un puro strumento per i suoi scopi privati, come una necessità esteriore, e, nel contempo, ha spinto lindividuo a un progressivo isolamento nella società, ha ormai toccato il fondo e ha portato a galla le determinazioni più semplici (Marx). Ciò che è emerso non è lideologico individuo isolato, ma luomo isolato e la donna isolata, con la loro diversità (differenza sessuale) e la loro identità (bisessualità psichica), e lo stesso nesso che li costituisce e unifica isolato. Ed è con questo che oggi bisogna fare i conti -se vogliamo uscire dallinferno in cui stiamo sprofondando sempre più, non con qualcosaltro. Nessuna restaurazione ci può salvare. Quando la potenza unificatrice scompare dalla vita delluomo e della donna e gli opposti hanno perduto il loro vivo rapporto e la loro reciproca dipendenza acquistando la loro autonomia, non è della filosofia - come sosteneva Hegel - che si ha bisogno. Caso mai, essa serve solo a completare lopera. La sua coscienza infatti, pur se desiderosa di sapere, è cieca come la coscienza di Èdipo: non sa nulla del prima e del dopo; e la sua intelligenza è capace solo di consegnare alla vecchia Giustizia e a un destino di negazione e morte tutto ciò che incontra sulla strada del suo presente. Nel proprio lavoro e sul suo terreno, è anche una coscienza eroica, astuta e potente, ma al di là non va e non può andare: è paurosa e miope, come una nòttola o una talpa, e non sa far altro che tornare indietro e rimuovere la complessità delle condizioni del suo stesso essere e del suo stesso agire. A veder bene, il dialogo socratico come la dialettica hegeliana non sono che potenti e sofisticate macchine da guerra di una coscienza (storicamente datata) volta ad aggiogare e confinare laltro dentro di sé (il femminile) e fuori di se (la donna) e la stessa natura, in un cerchio o, meglio, una sfera - senza tempo e senza vita, oltre che senza luce. Il desiderio-di-sapere di questa coscienza non ha più storia, né in terra né in cielo. Oggi, gli uomini e le donne non solo hanno appreso come nascono i bambini e le bambine sulla Terra, ma, portatisi e portatesi fuori - nelloceano cosmico, hanno visto la sfera in cui abitano: la nostra Terra è illuminata dal Sole ed è piena di vita e di brillante colore. Al di là della disperazione e del nulla, oltre le colonne di Ercole-Parmenide, han-no trovato e provato - quanto nessuna coscienza nata e cresciuta tra le mura delle varie accademie ha mai neppure lontanamente sognato - il piacere, più profondo ancora della sofferenza (Nietzsche), e lAmore più forte della Morte". Benché accecati, Marx, Nietzsche e Freud hanno scavato più di tutti - per aprire un varco: non è la coscienza dell uomo o della donna che determina il nesso sociale, ma è il nesso sociale che determina la coscienza delluno e dellaltra. Non vi sono riusciti ma ora il nesso dialettico è stato spezzato. Lo Stato etico come il partito etico è morto, e la strada a un nuovo patto sociale e a una nuova conoscenza è aperta. Né egoismo, né altruismo ... né unaltra religione! Si tratta di aprire le porte e le finestre della coscienza alla legge scritta nel nostro stesso corpo e nella nostra stessa mente (non nella testa di qualche filosofo-papa) e di cominciare a mettersi in cammino. La critica non ha strappato i fiori immaginari dalla catena perche luomo e la donna continuino a trascinarla triste e spoglia, ma perche la gettino via e colgano il fiore vivo. Uscire dal caos è possibile, e mettere al mondo una nuova polis non è unutopia. Ormai né a Johannesburg, né a Gerusalemme, né a Gaza, e nemmeno a Roma, si ignora che la verità nasce da due e non da Uno e che amare laltro come se stesso, o se come un altro (12), è un dire di sì alleterno ritorno della vita, non della morte. _________ * Si riprende qui, con lo stesso titolo, il cap. 6 della Parte III, del mio lavoro: Federico La sala, Della Terra, il brillante colore, pref. di Fulvio Papi, Roma-Salerno, Edizioni Ripostes, 1996, pp. 141-148. NOTE: 1. Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie, supplemento al n. 45 di “Avvenire» di mercoledì 23 febbraio 1994, pf. 15 2 . Ginés De Sepulveda, De la justa causa de la guerra contra los Indios. Roma 1550. A riguardo, cfr. E Dussel, La conquista dellAmerica e il mito della modernità ne/la disputa di Valladolid (1550), in .”lnvarianti”, n. 22, pp. 53-58, Roma, Antonio Pellicani editore, 1992. 3. Franca Onagro Basaglia, Donna, in Enciclopedia, 5, Torino, Einaudi, 1978, p. 89. .4 F D’Eaubonne, , Le donne prima del patriarcato, Roma, Felina Editrice, 1981, p. 11. 5 Franca Onagro Basaglia, op. cit., p. 103. 6 F. Onagro Basaglia, op. cit., p. 101. 7 Ida Magli, Le donne, vittime del Cristianesimo, in «LUnità" dell 8 marzo 1994. 8 A. Kolleritsch, DellInfanzia, Genova, Il Melangolo, 1993, p. 13. 9 L. Feuerbach, Principi della filosofia dellavvenire, pf. 41e pf. 62, Torino, Einaudi, 1971. 10 F De Saussure, Corso di Linguistica Generale, cap. III, pf. 2, Bari, Laterza, 1991. Su questo tema, inoltre, si cfr. E. Benveniste, La soggettività nel linguaggio, in: Problemi di Linguistica generale, Milano, Il Saggiatore, 1971, pp. 310-320. 11. Cantico dei Cantici: 8.6, trad. e cura di Giovanni Garbini, Brescia, Paideia, 1992. 12 P. RICOBUR, Sé come un altro, Milano, Jaca Book, 1993.
Mercoledì, 11 maggio 2005
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