[Dal quotidiano "Il manifesto" del 29 marzo 2008, col titolo "Orientamenti obliqui per la freccia del tempo" e il sommario "La cultura occidentale si e appropriata del tempo e dello spazio e ha rivendicato (a torto) linvenzione di istituzioni come la democrazia: e questa la tesi avanzata da Jack Goody nel saggio Il furto della storia, in uscita per Feltrinelli. Anticipiamo uno stralcio. Allo scopo di contrastare il carattere etnocentrico di ogni tentativo di descrizione del mondo, e necessario elaborare una nuova metodologia che sia fondata su una prospettiva piu critica...".
Biografia di Jack Goody
Dallinizio del XIX secolo, grazie alla presenza europea in tutto il mondo a seguito delle conquiste coloniali e della Rivoluzione industriale, la costruzione della storia mondiale e stata dominata dallEuropa occidentale. Anche presso altre civilta, come laraba, lindiana, la cinese, si sono avute storie del mondo caratterizzate da parzialita (tutte le storie sono in qualche misura parziali); anzi, sono rare le culture prive dellidea, sia pure rudimentale, che il proprio passato e in relazione con quello di altri, anche se i piu iscriverebbero tali resoconti nella categoria del mito piuttosto che della storia.
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Un indispensabile scetticismo
La caratteristica dei resoconti europei, comune del resto anche a societa molto piu semplici, e stata la tendenza a sovrapporre la propria storia al mondo piu ampio, a causa di una inclinazione etnocentrica, a sua volta estensione dellimpulso egocentrico che sta alla base di gran parte della percezione umana; e la possibilita da parte dellEuropa di dare corso a tale inclinazione e dovuta al suo effettivo dominio in molte parti del mondo. Ciascuno inevitabilmente vede il mondo con i propri occhi, non con quelli altrui. E sebbene in tempi recenti siano emersi orientamenti contrari in tema di storia mondiale, a mio parere questo indirizzo non e stato portato sufficientemente avanti a livello teoretico, soprattutto per cio che riguarda le grandi fasi in cui concepire la storia mondiale. Per contrastare linevitabile carattere etnocentrico di qualunque tentativo di descrizione del mondo, passato o presente, occorre porsi in una prospettiva piu critica. Questo significa innanzitutto assumere un atteggiamento di scetticismo riguardo alla pretesa occidentale, in particolare da parte dellEuropa (ma, beninteso, anche dellAsia), di avere inventato pratiche e valori come la democrazia o la liberta. In secondo luogo, significa guardare la storia a partire dal basso anziche dallalto (o dal presente). In terzo luogo, significa assegnare un peso adeguato al passato extra-europeo. Infine, occorre prendere coscienza del fatto che la stessa struttura portante della storiografia, la collocazione degli avvenimenti nel tempo e nello spazio, e variabile, soggetta a costruzione sociale e dunque a cambiamento. Non e fatta, cioe, di categorie immutabili, che promanerebbero dal mondo stesso nella forma in cui esse sono presenti alla coscienza storiografica occidentale.
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Gli abitanti del "vecchio paese"
Le dimensioni temporale e spaziale oggi prevalenti furono tracciate dallOccidente. Cio avvenne perche lespansione nel mondo rese necessarie la notazione cronologica e la costruzione di mappe, le quali fornirono lintelaiatura non solo della geografia ma anche della storia. Beninteso, tutte le societa hanno conosciuto concetti spaziali e temporali intorno ai quali organizzare la vita quotidiana. Tali concetti diventarono piu elaborati (e piu precisi) con lavvento dellalfabetizzazione, che forni indicatori grafici per entrambe le dimensioni. Fu la prioritaria invenzione della scrittura, piuttosto che il possesso di una qualche intrinseca verita circa lorganizzazione spazio-temporale del mondo, a conferire alle piu importanti societa dellEurasia notevoli vantaggi nel computo del tempo e nella creazione e nel perfezionamento della cartografia, rispetto, per esempio, allAfrica, che aveva una cultura orale. (...)
Il "furto della storia" non e soltanto lappropriazione del tempo e dello spazio, ma anche la monopolizzazione dei periodi storici. Quasi tutte le societa sembrano compiere qualche tentativo di classificare il proprio passato secondo differenti periodi di tempo di lunga durata, rapportati alla creazione non tanto del mondo quanto dellumanita. Se, come e stato detto, per gli eschimesi il mondo e sempre stato come e ora, nella grandissima maggioranza delle societa gli esseri umani di oggi non sono considerati gli abitatori primigeni del pianeta. La loro presenza sulla terra ha avuto un momento di inizio, che presso gli aborigeni australiani era chiamato "il tempo del sogno"; secondo i loDagaa del Ghana settentrionale, i primi esseri umani abitavano "il vecchio paese" (come tengkuridem).
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Calcoli cristiani
Con la comparsa della "lingua visibile", la scrittura, la periodizzazione sembra farsi piu complessa; troviamo lidea di una primitiva eta delloro o paradiso, quando il mondo era un posto migliore in cui vivere, che lumanita sarebbe stata costretta ad abbandonare a causa del suo (peccaminoso) comportamento: il contrario dellidea di progresso e di modernizzazione. Altri ancora elaborarono una periodizzazione basata su cambiamenti nella natura degli utensili usati dagli esseri umani, che potevano essere di pietra, di rame, di bronzo o di ferro, una periodizzazione delle eta delluomo che fu assunta come modello scientifico dagli archeologi europei del XIX secolo.
In epoca relativamente recente, lEuropa si e appropriata del tempo in maniera piu decisa, applicando la propria versione al resto del mondo. Beninteso, e indispensabile inserire la storia mondiale in ununica cornice cronologica, se la si vuole considerare unitariamente. Ma si e dato il caso che il calcolo internazionale del tempo sia fondamentalmente cristiano, come cristiane sono le piu importanti festivita - Natale e Pasqua - celebrate da organismi mondiali come le Nazioni Unite, e questo vale anche per le culture orali del Terzo Mondo, che pure non aderivano al sistema di calcolo usato da quella che e solo una tra le maggiori religioni.
Un certo grado di monopolizzazione e necessario nella costruzione di scienze universali come, poniamo, lastronomia. Anche la globalizzazione comporta un certo grado di universalita: non si puo operare con concetti meramente locali. Ma benche lo studio dellastronomia fosse nato altrove, le modificazioni avvenute nella societa dellinformazione e in particolare nella tecnologia dellinformazione nella forma del libro a stampa (proveniente peraltro, come anche la carta, dallAsia) fecero si che, nella sua struttura evoluta, la cosiddetta scienza moderna fosse occidentale. In questo caso, come in molti altri, globalizzazione ha voluto dire occidentalizzazione.
Luniversalizzazione diventa un problema molto maggiore nelle scienze sociali, per cio che riguarda la periodizzazione. Nella storiografia e nelle scienze sociali, per quanto gli studiosi si sforzino di conseguire una "oggettivita" weberiana, i concetti usati sono piu strettamente legati al mondo che diede loro i natali. Per esempio, i termini "antichita" e "feudalesimo" furono chiaramente definiti alla luce di un contesto esclusivamente europeo, pensando al particolare sviluppo storico di quel continente. E nellapplicazione di quei concetti ad altre epoche e ad altri luoghi, sorgono dei problemi perche in quel caso vengono in primo piano i loro limiti molto reali. Dunque, uno dei grandi problemi dellaccumulazione del sapere riguarda il fatto che le categorie impiegate sono esse stesse in larga misura europee, in molti casi definite per la prima volta durante la grande fioritura di attivita intellettuale che segui al ritorno della Grecia alla cultura scritta.
Fu allora che furono delineati i campi della filosofia e di discipline scientifiche come la zoologia, poi riprese in Europa. Sicche la storia della filosofia, quale e incorporata nei sistemi scolastici europei, e sostanzialmente la storia della filosofia occidentale dai greci in avanti. In anni recenti, gli studiosi occidentali hanno marginalmente dedicato qualche attenzione a temi analoghi presenti nel pensiero (pensiero scritto, cioe) cinese, indiano o arabo. Minore attenzione ricevono, comunque, le societa prive di scrittura, benche si riscontrino tematiche a tutti gli effetti "filosofiche" nelle narrazioni orali rituali, come il mito del Bagre dei loDagaa del Ghana settentrionale. La filosofia e pertanto quasi per definizione una disciplina europea. Come e avvenuto per la teologia e per la letteratura, abbastanza di recente sono stati introdotti alcuni elementi comparatistici, come concessione a interessi indotti dalla globalizzazione. Ma, in realta, la storiografia comparata rimane in gran parte unutopia. (...)
La linearita e un elemento costitutivo dellidea di "progresso", che noi consideriamo "avanzata". Secondo alcuni, questa nozione e tipica ed esclusiva dellOccidente, e in qualche misura effettivamente lo e, essendo attribuibile alla velocita delle trasformazioni avvenute principalmente in Europa a partire dal Rinascimento, nonche alle applicazioni della "scienza moderna" come la definiscono Needham e altri. Io direi piuttosto che una qualche nozione di progresso e tipica di tutte le culture scritte, con la loro introduzione di un calendario fisso, che per cosi dire traccia una linea di demarcazione. Ma questa non segnala affatto una progressione unidirezionale. Quasi tutte le religioni scritte contengono lidea di una eta delloro, di un paradiso o giardino naturale, dal quale lumanita dovette in seguito ritirarsi. Tale nozione comportava un guardare allindietro, oltre che, in alcuni casi, un guardare in avanti verso un nuovo inizio. Anzi, unanaloga idea di paradiso si riscontra anche in culture orali. Ma nel passato si individuava una cesura netta; soltanto dopo lIlluminismo, con limporsi della secolarizzazione, troviamo un mondo governato dallattuale idea di progressione, non tanto verso una determinata meta, quanto da uno stato precedente delluniverso a qualcosa di differente, addirittura impensato, come nel caso dellaeroplano, risultato insieme della ricerca scientifica e dellingegno umano.
Uno degli assunti di fondo di molta storiografia occidentale e che nellorganizzazione delle societa umane la freccia del tempo coincida con un equivalente incremento di valore e desiderabilita, cioe con il progresso. La storia diventa una sequenza di stadi, ciascuno derivato dal precedente e introducente al successivo, fino al culmine finale, che per il marxismo, per esempio, e il comunismo. Ma non occorre nutrire questo tipo di ottimismo millenaristico per dare una lettura eurocentrica della direzione della storia: per la maggior parte degli storici, il momento in cui scrivono e prossimo se non identico alla meta finale dello sviluppo dellumanita. In tal modo, cio che definiamo progresso riflette in realta valori che sono specifici della nostra cultura, e che oltretutto sono di data relativamente recente.
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Un dubbio progresso
Parliamo di progressi nel campo delle scienze, nella crescita economica, nella civilta, nel riconoscimento dei diritti umani (la democrazia, per esempio). Esistono tuttavia altri criteri in base ai quali misurare il cambiamento, e in certa misura essi sono presenti come discorsi antagonisti perfino nella nostra cultura. Se per esempio usiamo il criterio ambientale, la nostra societa rappresenta una catastrofe sul punto di verificarsi. Se parliamo di progresso spirituale (la forma di progresso piu importante per alcune societa, anche se controversa nella nostra), si potrebbe dire che stiamo attraversando una fase regressiva. A livello mondiale, non si vedono molte prove di progresso dei valori, a dispetto degli assunti contrari che dominano lOccidente.
Domenica, 27 aprile 2008
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