BIOLOGIA, ANTROPOLOGIA, E TEOLOGIA. LA PROVETTA DEMOLISCE LA COSTRUZIONE DI UNA "ANDRO-POLOGIA" MILLENARIA FONDATA SULL'IDEA DI UN DIO CONCEPITO COME "UOMO SUPREMO" CON TUTTI I SUOI ATTRIBUTI ATEI E DEVOTI ...
LA PROVETTA DI ROBERT EDWARDS, BENEDETTO XVI, E LA LEGGE MORALE DEL CONCILIO VATICANO II. Abbandonato non solo san Tommaso, ma anche Kant, la Chiesa cattolico-costantiniana è ormai sola con la sua "parola truccata"!!! Luca e Francesco Cavalli-Sforza chiariscono i termini della questione, e Piero Coda parla di "gratuità" e di "responsabilità" (ma da credente in evidente "stato di minorità")

(...) Era più ragionevole, da questo punto di vista, la posizione di San Tommaso d´Aquino (...) Negli ultimi decenni la Chiesa ha retrodatato l´ingresso dell´anima nel corpo, facendolo coincidere con il momento della fecondazione. Negli ultimi secoli si è poi deciso di rendere universale questo "diritto all´anima", estendendolo anche a quelle popolazioni, come gli aborigeni di tutto il mondo, che al momento della conquista europea dei continenti ne erano stati esclusi.


a c. di Federico La Sala


Scienza e fede ai confini della vita


IL PAPA E LA PROVETTA


Fecondazione artificiale, staminali, clonazione. Con il Nobel a Robert Edwards si rinnova lo scontro tra Chiesa e ricercatori.  Ecco perché


Dal Nobel per la fecondazione in vitro fino alle staminali, le nuove frontiere della conoscenza e della tecnologia provocano sempre più spesso le reazioni della Chiesa. Ma sarebbe sbagliato pensare di poter impedire la "manipolazione" dell´ambiente per motivi ideologici: questa fa parte del desiderio dell´uomo di spingersi oltre i limiti dell´evoluzione biologica
I teologi insistono sulla libertà e la responsabilità dell´essere umano rispetto all´animale
La questione vera è usare al meglio le nostre conoscenze, non limitarle per timore dell´ignoto

di Luca e Francesco Cavalli-Sforza (la Repubblica, 06.10.2010)

Da quando Robert Edwards, ora insignito del Nobel per la medicina, eseguì con successo la prima fecondazione in vitro, sono passati 32 anni e sono stati concepiti in provetta 4 milioni di bambini. Quattro milioni di esseri umani che non avrebbero altrimenti visto la luce e otto milioni o quasi di genitori contenti, viene da pensare, perché si tratta per lo più di coppie che non avrebbero potuto procreare in assenza delle tecniche di fecondazione artificiale per cui è stato ora premiato il ricercatore britannico.
Colpisce, quindi, la forte reazione negativa che l´annuncio ha suscitato nelle gerarchie cattoliche, di solito schierate a favore della procreazione "a oltranza" e nemiche dichiarate di quasi ogni forma di contraccezione e più ancora di ogni interruzione di gravidanza.


Quali le ragioni di questa condanna, che ha portato alti prelati a contestare l´assegnazione del premio a Edwards? Tre i ragionamenti che spiccano con maggior chiarezza: le tecniche di fecondazione assistita generano embrioni soprannumerari, destinati ad essere congelati per ulteriori eventuali tentativi di impianto e ad essere col tempo gettati nella spazzatura se inutilizzati (è così per necessità pratiche, perché solo i più vitali degli embrioni ottenuti in provetta sono impiantati nell´utero della donna).
La fecondazione artificiale ha reso possibili modalità di gravidanza che non esistono in natura, come le nonne/mamme e l´utero "in affitto". Il divieto ecclesiastico di operare praticamente qualunque manipolazione "tecnologica" sul processo riproduttivo umano.
Questa, a grandi linee, la posizione della Chiesa.


Cosa possiamo dire al riguardo dal punto di vista della biologia? In natura, non ogni fecondazione risulta in una nascita e tantomeno in un individuo adulto e capace di riprodursi a sua volta. Un pesce femmina può deporre anche milioni di uova: solo una minuscola frazione di queste sarà fecondata e si svilupperà fino a produrre un pesce adulto (le altre saranno per lo più mangiate da altri pesci: ragion di più, per le femmine, per produrre un numero maggiore anziché minore di uova). Nella specie umana la situazione riflette le centinaia di milioni di anni di evoluzione divergente che ci separano dai pesci ma non è terribilmente diversa: ogni donna nasce con circa mezzo milione di cellule-ovo, che maturano con la pubertà e divengono disponibili per la fecondazione con cadenza regolare, in genere una cellula-ovo ogni mese lunare. Quando avviene una fecondazione, questo non significa che ogni uovo fecondato si svilupperà in un embrione e poi in un nuovo nato: fra il 30% e il 50% delle gravidanze (la percentuale esatta è sconosciuta) si interrompono ben prima della nascita, per difetti genetici o di altra natura, di solito ben prima che lo zigote o l´embrione abbiano raggiunto lo stadio di feto. Per lo più la donna nemmeno si accorge di essere rimasta incinta, fa solo magari esperienza di una mestruazione più abbondante del solito, quando l´organismo espelle il prodotto del concepimento. Nascere, insomma, non è esattamente un "destino" metafisico dell´uovo fecondato: è semplicemente un tentativo che ha avuto successo.


Ben vengano, quindi, le tecniche di fecondazione artificiale, se permettono di superare qualcuno degli ostacoli intrinseci alla nostra biologia. Se poi a volte sono utilizzate per gravidanze che superano le procedure imposte dalla nostra natura, come nel caso delle madri sessantenni o della fecondazione eterologa, si può discutere sull´opportunità o meno di questo (più che sulla sua liceità) ma non è il caso di prendersela con i ricercatori che hanno messo a punto metodi per combattere l´infertilità.


Il desiderio di spingersi oltre i limiti che l´evoluzione biologica ci ha concesso ha caratterizzato il genere umano fin dalla sua comparsa sulla Terra, quando i nostri antenati vissuti due milioni e mezzo di anni fa hanno imparato a scheggiare le pietre e ad utilizzarle per rompere le ossa di animali morti e succhiarne il midollo, una azione che né le unghie né i denti avrebbero permesso loro di fare. Questa spinta alla conoscenza e alla manipolazione dell´ambiente circostante non si è mai fermata e non si fermerà mai: la questione vera è come usare al meglio le nostre conoscenze, non limitarle per timore dell´ignoto. Che poi la stessa pietra che permette di procurarsi cibo possa essere usata per uccidere un altro essere umano, o che la ruota sia stata usata tanto per macinare il grano nei mulini quanto come strumento di tortura, è una verità della nostra storia: l´uso che facciamo delle nostre invenzioni dipende dalla nostra consapevolezza e dalla nostra libertà.


Le reazioni negative degli ambienti ecclesiastici a questo Nobel non hanno a che fare, però, con la nostra biologia e nemmeno, in fondo, con la questione di un uso saggio e considerato delle nostre tecnologie: hanno invece una radice squisitamente ideologica. Nessuno sembra avere mai protestato per le tecniche di fecondazione artificiale applicate agli animali ormai da decenni. Non vi è mucca nelle nostre stalle che conosca (biblicamente) il toro, la fecondazione impiega solo lo sperma dello stesso (una pratica che riduce la biodiversità e che ha posto all´occasione problemi genetici anche gravi). Il problema è che per i teologi l´uomo gode di una dignità unica e speciale, non perché si comporti meglio delle mucche, dei tori e dei pesci ma perché sarebbe provvisto, unica specie in natura, di un´anima individuale e immortale, distinta dal corpo fisico e preposta in qualche modo ad indirizzarlo. È il congelamento e la successiva liquidazione dell´anima che la Chiesa condanna nel congelamento e soppressione dell´embrione "soprannumerario", non la sorte della masserella di cellule che lo forma.

Era più ragionevole, da questo punto di vista, la posizione di San Tommaso d´Aquino, che nel Duecento sosteneva che l´anima entra nel corpo solo quando questo ha assunto forma umana, cioè all´incirca dopo tre mesi di gravidanza (il tempo entro cui l´aborto è oggi autorizzato dalla maggior parte delle leggi, fra l´altro). Negli ultimi decenni la Chiesa ha retrodatato l´ingresso dell´anima nel corpo, facendolo coincidere con il momento della fecondazione. Negli ultimi secoli si è poi deciso di rendere universale questo "diritto all´anima", estendendolo anche a quelle popolazioni, come gli aborigeni di tutto il mondo, che al momento della conquista europea dei continenti ne erano stati esclusi.


Ora, la nozione che esista un´anima distinta dal corpo e immortale è pura ideologia, un´invenzione cui alcuni si associano, altri no. Fra chi è animato da spirito religioso, alcuni preferiscono credere alle reincarnazioni, altri ad una vita unica con giudizio finale. Chi è animato da uno spirito laico pensa invece che in questo secolo siamo sulla buona strada per capire quali interazioni neuronali sono responsabili di ciò che chiamiamo "coscienza" o "autocoscienza", "spirito" o anche "anima". Negli ultimi duecento anni si è scoperto che il numero di cose e di eventi invisibili supera di gran lunga il numero delle cose visibili ma non è emersa alcuna traccia dell´esistenza dell´anima. Plagiato dalla dottrina ecclesiastica, il parlamento italiano ha prodotto anni fa una legge scellerata in materia di fecondazione assistita, negando persino il diritto alla diagnosi preimpianto alle donne che vi fanno ricorso, quindi il diritto ad avere figli se possibile sani.

Per fortuna due interventi della Corte Costituzionale hanno mitigato alcune barbarie della legge. Non si vede proprio perché in un Paese che crede nella libertà di opinione le convinzioni di alcuni, sprovviste per di più di ogni riferimento condivisibile, comunicabile e assoggettabile a critica razionale, come è di ogni forma di conoscenza, dovrebbero essere imposte a tutti.

La dottrina della Chiesa insiste giustamente sulla libertà e responsabilità dell´uomo; ma se guardiamo le cose da quel punto di vista c´è una domanda che sorge spontanea: se Dio ha provvisto l´uomo della capacità di intervenire sulla natura e sugli altri esseri viventi, perché mai non dovrebbe concedergli il diritto di intervenire sulla vita della sua stessa specie?


La Chiesa cattolica ha sempre favorito la procreazione e questo ha anche un effetto positivo sulla crescita del numero di fedeli, poiché la religione dei figli è quasi sempre quella ereditata dai genitori. In questo caso ha fatto una politica contraria alla procreazione. Forse coloro che la praticano non sono fra i credenti più ligi, ma con questo atteggiamento molti futuri cattolici potenziali sono probabilmente perduti. È vero d´altra parte che il Paese più cattolico del mondo, l´Italia, è quello che ha il numero di figli per famiglia di gran lunga più basso.
Comunque, abbiamo finora sentito solo le voci più estreme: il pronunciamento ex cathedra non è ancora arrivato.

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Bisogna guardare alle scoperte tenendo conto dei diversi aspetti che vanno a toccare


Perché etica e ricerca devono saper dialogare


di Piero Coda
(la Repubblica, 06.10.2010)

La sperimentazione scientifica e l´ingegneria tecnologica non possono esercitarsi in contrasto con il rispetto e la promozione della dignità umana. È questa un´evidenza da tutti condivisa. Ma la contemporanea situazione di pluralismo rende difficile riempire di un contenuto valoriale unanimemente riconosciuto nozioni come quelle di coscienza, dignità umana, vita, ecc.

Le nuove frontiere rese fruibili dalla biogenetica, soprattutto, riportano al centro la questione antropologica. La quale, diversamente dal passato, non tende solo a interpretare l´uomo, ma a trasformarlo: e non limitatamente ai rapporti economici e sociali, ma nella sua stessa realtà biologica e psichica. L´interrogativo cruciale diventa allora quello del significato e dell´originalità dell´essere umano nel concerto della realtà, e quello del riferimento plausibile d´ogni sua impresa al rispetto e alla promozione della sua identità.


Le difficoltà che gli esperti della materia, ma non solo, affrontano nell´approntare una base epistemologica condivisibile alla bioetica derivano dalla vastità degli ambiti d´indagine e dalle diverse modalità di approccio alla questione di cui essa si occupa: la vita umana in tutti i momenti del suo sviluppo. Di qui l´impegno ineludibile a far interagire con pertinenza l´approccio scientifico e quello umanistico. Già nel saggio Bioethics, bridge to the future, del 1970, l´oncologo Van Resselaer Potter si concentrava su due aspetti: la dimensione bio-ecologica e il problema della distinzione dei saperi, mettendo in luce come gli attuali squilibri e pericoli per l´ecosistema umano e cosmico sarebbero riconducibili alla spaccatura moderna tra il sapere scientifico e quello umanistico.


Di fatto, i risultati cui le ricerche scientifiche pervengono, e che le tecnologie rendono operativi e incidenti sulla forma della nostra esistenza, suscitano una serie di problemi che esigono un livello esplicativo ulteriore, all´interno del quale le conquiste acquisite possano trovare intellegibilità e senso, evitando di diventare controproducenti, e cioè in fin dei conti di ritorcersi contro l´uomo.

L´apertura a un orizzonte sapienziale diverso, ma non contrastante con quello scientifico, è senza dubbio frutto di un personale atto di libertà e di conoscenza, ma può emergere da una ricerca metodologicamente corretta come possibilità di una dimensione interpretativa che dischiuda prospettive inclusive di comprensione e di senso. D´altra parte, i risultati e le proposte maturate in ambito scientifico non possono non interpellare i credenti a prendere posizione, aprendosi a un dialogo interdisciplinare che, al di là di obsoleti steccati e di sterili separazioni fra conoscenza e coscienza, fede e scienza, dogma e ricerca, permetta uno sguardo sulla realtà nella sua globalità e nei suoi diversi livelli di significato.


Non si tratta di sovrapporre una visione metafisica astratta di natura umana all´esperienza umana vissuta e indagata dalla fede e dalla ragione, dalla teologia e dalla scienza, ma piuttosto di cogliere le istanze di senso che si dischiudono in forma positiva da ciascuna di esse, mettendole in dialogo tra loro con reciproco rispetto. Se la scienza è essenziale nel definire quali sono i fondamenti e le condizioni biologiche dell´esistere fisico dell´essere umano, la riflessione filosofica e la teologia sono chiamate a dischiuderne il senso integrale e trascendente, le coordinate del suo ethos e dunque anche i vincoli morali cui debbono rispondere la sperimentazione scientifica e l´ingegneria genetica.


Il Concilio Vaticano II afferma che «nell´intimo della coscienza l´uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male... obbedire ad essa è la dignità stessa dell´uomo». La coscienza non si trova di fronte a precetti estrinsecamente imposti: ma a un progetto aperto da attuare nella gratuità e nella libertà responsabile. In ascolto della nostra umanità.


(L´autore è preside dell´Istituto Universitario Sophia e presidente dell´Associazione Teologica Italiana)

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Sul tema, in rete, si cfr.:

 

RATZINGER ’A SCUOLA’ DEL VISIONARIO SWEDENBORG. Una nota di Leonard Boff e una di Immanuel Kant

SCIENZA E FEDE VATICANA: LA CATTEDRA DELL’EMBRIONE. DOPO LE TRACCE DEL DNA, TROVATE LE IMPRONTE DIGITALI DI DIO!!! IL DISEGNO "INTELLIGENTE" DEGLI SCIENZIATI "CATTOLICI" E LA LORO VECCHIA E "DIABOLICA" ALLEANZA.

LA VIA DI KANT: USCIRE DAL MONDO, E NON RICADERE NELL’ILLUSIONE DI "DIO", CONCEPITO COME L’“UOMO SUPREMO”! Note per una rilettura della “Storia universale della natura e teoria del cielo”.

 

 



Mercoledì 06 Ottobre,2010 Ore: 12:11