SCIENZA E TEOLOGIA, DOPO COPERNICO E DOPO GALILEI. DIO ("CHARITAS") E I DUE ’LIBRI’: IL LIBRO DELLA NATURA E IL LIBRO DELLA SACRA SCRITTURA ....
L'INGEGNERIA GENETICA ALLA LUCE DELL'INGEGNERIA TEOLOGICA CATTOLICA: UN PARADIGMA PREOCCUPANTE! L'ogm di Venter: hanno fatto un abile «puzzle» e lo chiamano nuova vita. Una nota di Assuntina Morrisi e un'intervista al biologo don Roberto Colombo

(...) assistiamo a una sorta di scivolamento nella concezione della biologia. Il paradigma culturale che è già passato da quello della conoscenza dei fenomeni della natura a quello dello sfruttamento della natura attraverso le biotecnologie che lavorano sulle proprietà degli organismi esistenti, si orienta ora verso una manipolazione totale, obiettivo della biologia sintetica (...)


a cura di Federico La Sala

DIO ("CHARITAS") E I DUE ’LIBRI’: IL LIBRO DELLA NATURA E IL LIBRO DELLA SACRA SCRITTURA .... 
 

LA SCIENZA HA CAPITO E CERCA DI CAPIRE "COME VA IL CIELO", LA CHIESA CATTOLICA NON SOLO NON HA ANCORA CAPITO "COME VA IL CIELO" MA NEMMENO  "COME SI VA IN CIELO"  E CONTINUA A PROPORRE  LA SUA IDEOLOGIA DELLA TERRA E DEL SANGUE (il "geocentrismo").  

SOLO OGGI (2010) SI E’ DECISA A SMETTERLA DI  MALEDIRE COPERNICO (l’"eliocentrismo")!!! MA DEL FATTO CHE DEL MESSAGGIO EVANGELICO HA FATTO UN ABILE "PUZZLE" - UN Organismo Gerarchicamente Modificato - E LO HA CHIAMATO "VANGELO" ( Il "messaggio" del "Deus caritas") ANCORA NON HA IL CORAGGIO DI AMMETTERLO!!!

"SAPERE AUDE!".  NON E’ MAI TROPPO TARDI  APRIRE LE PORTE E LE FINESTRE DEL VATICANO ALLA LUCE DEL SOLE!!!  E DARE IL VIA A UNA NUOVA, SECONDA RIVOLUZIONE COPERNICANA.

Federico La Sala


L’ogm «creato» da Venter

 

Hanno fatto un abile «puzzle» e lo chiamano nuova vita

di Assuntina Morresi (Avvenire, 22 Maggio 2010)

Non è una sfida a Dio l’ultimo risultato ottenuto da Craig Venter e dalla sua équipe, ma una sofisticata operazione tecnologica, un "copia, incolla e metti la firma": non è una creazione dal nulla, piuttosto sono state sapientemente assemblate sequenze di Dna già esistenti in natura, e riprodotte in laboratorio, insieme a qualche sequenza disegnata per "marcare" il genoma ottenuto e distinguerlo dall’originale naturale, una specie di "firma" degli scienziati inserita nel Dna stesso. Il Dna così prodotto in laboratorio è stato poi sostituito a quello di una cellula naturale, che è stata in grado di replicarsi grazie al nuovo patrimonio genetico, cioè seguendo gli "ordini" del Dna sintetico.

Per produrre il genoma in laboratorio non sono stati utilizzati nuovi aminoacidi. I "mattoni" con cui è stato costruito questo Dna sono quelli di sempre, e quindi parlare di «creazione di una nuova vita artificiale» è quanto meno ambiguo, visto che il cromosoma è copiato da quello naturale, e che anche la cellula che ha ospitato il Dna è naturale. D’altra parte ogni organismo geneticamente modificato può essere considerato una «nuova vita artificiale» che si affaccia sul pianeta, con un patrimonio genetico diverso da quelli già esistenti.

In altre parole, i ricercatori del gruppo di Venter hanno composto con grande abilità un enorme puzzle, utilizzando i pezzi già messi a disposizione dalla natura, per realizzare un disegno pressoché identico a quello già tracciato naturalmente. Non sappiamo ancora a quali risultati porterà la nuova procedura tecnica messa a punto: la produzione di biocarburanti piuttosto che importanti applicazioni biomediche. Lo vedremo nel tempo. Per ora, i problemi che pone sono analoghi a quelli di ogni ogm: la valutazione dell’eventuale impatto con l’ambiente naturale, le possibili ripercussioni sulla regolamentazione dei brevetti e sul mercato biotecnologico.

Nell’articolo scientifico pubblicato è evidente la profonda capacità manipolatoria raggiunta dagli scienziati, che li fa parlare addirittura di "design" di cromosomi sintetici, e che indica la necessità di una vigilanza molto attenta per il futuro. La stessa richiesta del capo della Casa Bianca Barack Obama alla Commissione bioetica presidenziale di approfondire le questioni sollevate dall’esperimento è un segnale in tal senso. Ma ad inquietare per ora non è tanto l’esperimento in sé, quanto i toni con cui se ne parla.

È ben noto che Craig Venter è innanzitutto un bravissimo imprenditore di se stesso: sono già stati annunciati per i prossimi giorni documentari in anteprima mondiale su questo studio, a dimostrazione dell’accuratissima preparazione mediatica del lancio della notizia, organizzata su scala planetaria. Una sapiente e spregiudicata strategia di marketing industriale per un mercato enorme come quello che gira intorno alle biotecnologie, nel quale troppo spesso ad annunci trionfali non seguono i risultati promessi.

Fa riflettere, poi, l’enfasi con cui la notizia è rimbalzata sulle prime pagine di tutti i giornali, con evocazioni di immagini bibliche, tipo «assaggiare il frutto dell’albero della vita», o «l’uomo ha creato la vita», o con affermazioni come «progettare una biologia che faccia quel che vogliamo noi», e potremmo continuare con le citazioni.

Che la sfida della conoscenza debba sempre essere presentata come mettersi in arrogante gara con Dio, non rende ragione alla scienza stessa. Il mestiere dello scienziato è quello di cercare di comprendere sempre più a fondo la struttura intima della materia e della vita, ed è frutto di intelligenza - quella stessa che ieri il cardinal Bagnasco ci ha ricordato essere «dono di Dio» - , curiosità e, soprattutto, di umiltà. Significa essere consapevoli di stare di fronte ad un mistero che mentre si fa esplorare ci suggerisce nuove domande, altre questioni da affrontare e conoscenze da mettere a fuoco. Un mistero che svelandosi si mostra infinito.

Assuntina Morresi


IL BIOLOGO

Colombo: «È un cambio di paradigma inquietante»

di Enrico Negrotti (Avvenire, 22 maggio 2010)

«Siamo di fronte a un nuovo paradigma della biologia, che non si limita a conoscere o a sfruttare la natura, ma che passa alla logica della manipolazione totale per essere padrona di una vita costruita dall’uomo in modo artificiale». Don Roberto Colombo, docente di neurobiologie e genetica all’Università Cattolica e membro del Comitato nazionale per la bioetica, non fatica a riconoscere la singolarità dell’esperimento realizzato dall’équipe di Craig Venter, ma pone alcuni interrogativi sui possibili sviluppi di questa tecnologia: «Da un lato va ricordato che è ancora lunga la strada per produrre cellule più complesse di quella del batterio, dall’altro che i possibili utilizzi di questi nuovi organismi pongono nuovi problemi di biosicurezza».

In che misura la scoperta di Venter è «vita artificiale»?

I batteri sono organismi unicellulari che si formano per divisione di una cellula preesistente: si generano come cloni, non attraverso la riproduzione sessuata propria degli organismi più complessi, che possiedono una maggiore varietà per le combinazioni dei geni dei genitori. Il gruppo di Venter ha sostituito il genoma originale di una cellula batterica con uno sintetico, costruito assemblando sequenze di cromosomi diversi. E la nuova «macchina» sembra funzionare, nel senso che si è mostrata in grado di dividersi e quindi di riprodursi. La «scatola» è la membrana del Mycoplasma (batterio parassita di minime dimensioni), in cui è stato sostituito completamente il «motore» molecolare.

Gli obiettivi di questa attività riguardano la ricerca di base o le applicazioni pratiche? E quali?

Da un punto di vista teorico può essere interessante creare modelli cellulari semplici per individuare le condizioni minime, indispensabili per la sussistenza della vita. Dal punto di vista applicativo, si parla di creare «macchine biologiche» che possono avere compiti particolari: per esempio, «cellule spazzine» in grado di trasformare agenti inquinanti in materiali biodegradabili. Oppure produrre materiali biologici con caratteristiche diverse da quelle naturali. Mentre l’ingegneria genetica fa produrre proteine composte solo dai venti amminoacidi noti, ora si può immaginare di dare forma a proteine con proprietà diverse e preordinate a funzioni particolari.

Con le cellule spazzine, per esempio, potrebbero sorgere problemi di biosicurezza analoghi a quelli che qualcuno paventa per gli Ogm?

Questo resta un interrogativo aperto. Non si tratta infatti di organismi modificati solo in una loro proprietà, come gli Ogm, ma del tutto nuovi. Non si può prevedere come si comporterebbero nell’ambiente, né se, fondendosi con batteri naturali, potrebbero causare danni ecologici e pericoli per la salute dell’uomo.

Sono stati già ipotizzati sviluppi più ambiziosi, su cellule di organismi superiori. È vicino questo traguardo?

Direi di no. Con la biologia sintetica si punta alla progettazione di «processi biosintetici» nuovi per una cellula per farle produrre quello che si vuole. Ma la strada è ancora lunga. E a maggior ragione è lontano il pensare di agire su una cellula eucariote (come quella dell’uomo, degli animali o dei vegetali), ben più complessa di quella di un batterio (cellula procariote).

Si è parlato spesso in questi anni del «giocare a fare Dio». Questa scoperta è un passo in questa direzione?

Sicuramente assistiamo a una sorta di scivolamento nella concezione della biologia. Il paradigma culturale che è già passato da quello della conoscenza dei fenomeni della natura a quello dello sfruttamento della natura attraverso le biotecnologie che lavorano sulle proprietà degli organismi esistenti, si orienta ora verso una manipolazione totale, obiettivo della biologia sintetica. Si producono organismi viventi inediti, utilizzando patrimoni informazionali costruiti al computer, dando il via a forme di vita prima non esistenti. È un paradigma nuovo, un po’ inquietante. Quanto al significato che tutto questo ha per la comprensione del «fenomeno vita», è già noto da tempo che i processi biologici sono regolati dal Dna. Affermare invece che non esiste nulla oltre la chimica e la biologia, mi pare una affermazione presuntuosa e non scientifica.

Enrico Negrotti



Domenica 23 Maggio,2010 Ore: 17:18