LA COSTITUZIONE DEL DIO DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI ("Deus charitas est": 1 Gv.: 4.8) O LA TIRANNIA DEL DIO-VALORE (Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006), DI "MAMMONA" E "MAMMASANTISSIMA" DEL CATTOLICESIMO ROMANO?!!!
«Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto». A Roma un convegno. Un'intervista al cardinale Camillo Ruini - a cura di Orazio La Rocca, e una riflessione di Vito Mancuso

(per riprendere il sottotitolo del convegno romano) con o senza libertà cambia tutto. Ma l ’attuale gerarchia della Chiesa è spiritualmente grado di cogliere l’urgenza della situazione e di aprirsi al rischio della libera intelligenza?


a cura di Federico La Sala

intervista a Camillo Ruini

"I nostri sono valori non negoziabili"

a cura di Orazio La Rocca (la Repubblica, 10 dicembre 2009)

«L’uomo non è un semplice prodotto della natura. E’ questa la base su cui poggiano tutte quelle tematiche che Benedetto XVI riassume, per cattolici, credenti, non credenti e uomini di buona volontà, quando parla di "valori non negoziabili"». Valori che - ricorda il Papa - hanno come fine ultimo la difesa della vita dal concepimento fino alla fine naturale. Di valori non negoziabili - ma non solo - si parlerà a Roma al convegno «Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto», organizzato dal cardinale Camillo Ruini, presidente del Progetto Culturale Cei. Un confronto sullo stato di "salute" della fede, anche per ribadire la strada maestra che i cattolici doc devono seguire nelle scelte sociali.

Cardinale Ruini, perché un convegno dedicato a Dio oggi?

«Per due ragioni. La prima è il nostro compito di sempre: annunciare e rendere testimonianza a Dio è infatti la missione essenziale della Chiesa. La seconda ragione riguarda l’attuale contesto culturale, nel quale è forte la negazione di Dio, o almeno la convinzione che di Dio la ragione umana non possa sapere nulla, ed eventualmente solo la fede, come fatto soggettivo, possa aprire una strada verso Dio».

Dio discusso come un qualsiasi altro argomento culturale: non c’è il rischio di banalizzarlo?

«Promuovere un confronto culturale riguardo a Dio significa cercare di adempiere al mandato contenuto nella prima lettera di Pietro: "Rendere ragione della speranza che è in noi". Non significa però pensare che Dio possa essere "padroneggiato" dai nostri discorsi e neppure significa dimenticare che quella di Dio non è soltanto una questione dell’intelligenza: è una questione di tutto l’uomo, che mette in gioco la nostra libertà, sensibilità, il senso e l’orientamento della nostra vita».

Con questo convegno spera di poter fermare, almeno in parte, l’attuale processo di scristianizzazione?

«Non penso di poterlo fermare, ma di poter in piccola misura dare un contributo per orientare il divenire della cultura italiana in una direzione più aperta alle piene dimensioni dell’intelligenza e della libertà dell’uomo che, come dicono i teologi, è "capace di Dio", e rimane tale anche nell’Italia e nell’Occidente di oggi».

Anche la Chiesa ha colpe per questa scristianizzazione?

«Tra gli uomini e le donne che formano la Chiesa, accanto a molti santi e autentici testimoni di Dio, vi sono, e temo vi saranno sempre, anche dei testimoni meno attendibili, tra i quali penso purtroppo di rientrare anch’io. Dio stesso, però, ci chiama tutti a una testimonianza più generosa e più coerente: questo è anzitutto un dono di Dio, per il quale personalmente prego ogni giorno».

La sentenza del Tribunale di Strasburgo che impone di togliere i crocifissi dalle scuole italiane non è in parte figlia di questo processo di scristianizzazione?

«Lo è certamente, e mostra l’ambiguità di questo processo. Infatti, pensando di tutelare al massimo la libertà del singolo, il Tribunale ha trascurato di salvaguardare la libertà di espressione di un popolo, le sue tradizioni, la sua cultura, il sentimento profondo che lo lega alla croce di Cristo».

Rilanciare Dio nella società di oggi significa anche rilanciare temi morali cattolici come la difesa della vita, la condanna dell’aborto, il no all’eutanasia, la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna che Benedetto XVI ha più volte definito "non negoziabili"?

«Obiettivo dell’evento internazionale su Dio è affrontare quel grande tema che è Dio stesso, la sua esistenza, il suo vero volto, il suo significato per noi. Di per sé, non entreremo dunque negli argomenti da lei indicati. E’ vero però che soltanto se Dio esiste, l’uomo, ogni essere umano, può essere qualcosa di più e di diverso da un semplice prodotto della natura, può essere un fine in se stesso. Questa è la base comune di tutti i temi che Benedetto XVI ha definito "non negoziabili": una base che può rimanere anche soltanto implicita, perché il valore dell’uomo ha una sua immediata evidenza».

A chi è destinato il messaggio legato a Dio oggi? Politici, gente comune, uomini di Chiesa?

«E’ destinato a tutti, non in particolare all’una o all’altra categoria, anche se il tipo di trattazione di un incontro di questo genere è più facilmente accessibile per chi ha una certa preparazione culturale».

Ma preti, vescovi, cardinali e papi hanno sufficiente attenzione verso Dio?

«Benedetto XVI ha scritto, nella sua lettera ai vescovi del 10 marzo scorso, che per lui e per la Chiesa tutta rendere Dio presente in questo mondo e aprire agli uomini l’accesso a Dio è la priorità che sta al di sopra di tutte le altre. E’ una parola che ci interpella tutti e dalla quale mi sento personalmente interpellato nel profondo».

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Sul tema, in rete, si cfr.:

 

 


La libertà di pensare Dio sfidando la Chiesa

Alcune riflessioni sul convegno dedicato a "Dio oggi": è necessario cambiare, non si possono più sostenere così come sono i dogmi e la morale sessuale Il cristianesimo continua a perdere di fascino e nel migliore dei casi consola L’attuale gerarchia ecclesiastica è in grado di aprirsi al rischio della libera intelligenza?

di Vito Mancuso (la Repubblica, 10 dicembre 2009)

Si apre oggi a Roma e durerà fino a sabato un convegno internazionale promosso dal Progetto Culturale della Cei con il patrocinio del Comune di Roma: "Dio oggi. Con lui o senza di lui cambia tutto". Il programma prevede la partecipazione di scienziati, storici, filosofi, scrittori, giornalisti, teologi. Condividendo l’urgenza dell’argomento, presento alcune considerazioni in forma necessariamente schematica che consegno alla pubblica riflessione.

1. La sfida della postmodernità alla fede in Dio non è più l’ateismo materialista. Tale era l’impresa della modernità, caratterizzata dal porre l’assoluto nello stato-partito o nel positivismo scientista, ma questi ideali sono crollati e oggi gli uomini sono sempre più lontani dall’ateismo teoreticamente impegnato. Gli odierni alfieri dell’ateismo vogliono distruggere la religione proprio mentre si connota il presente come "rivincita di Dio", anzi la vogliono distruggere proprio perché ne percepiscono il ritorno, ma i loro stessi libri anti-religiosi, trattando a piene mani di religione, finiscono per alimentare la rivincita di Dio.

2. La questione epocale è piuttosto un’altra, cioè che tale rivincita non corrisponde per nulla a una rivincita del Dio cristiano. La postmodernità col suo crescente desiderio di spiritualità non intende per nulla tradursi nelle tradizionali forme cristiane. Anzi, il cristianesimo continua a perdere fascino, annoia, nel migliore dei casi consola. La questione diviene quindi quale forma di spiritualità sia concepibile per un ’epoca che vuole essere religiosa (persino mistica come prevedeva Malraux) ma non intende più essere cristiana nella forma tradizionale del termine. Affrontare questa sfida è essenziale per la teologia cristiana.

3. La teologia può tornare a far pensare gli uomini a Dio solo a due condizioni: radicale onestà intellettuale e primato della vita. Ha scritto Nietzsche: "Nelle cose dello spirito si deve essere onesti fino alla durezza". È vero. Se vuole tornare a essere significativa, la teologia deve configurarsi come radicale onestà intellettuale. Vi sono stati pensatori che nel ‘900 hanno scritto di Dio in questo modo: penso a Florenskij, Bonhoeffer, Weil, Teilhard de Chardin. Si tratta di continuare sulla loro strada. Oggi la coscienza europea non è più disposta a dare credito a una teologia che dia il sospetto anche del minimo mercanteggiare.

4. In questa prospettiva la teologia deve intraprendere una lotta all’interno della Chiesa e della sua dottrina, talora persino contro la Chiesa e la sua dottrina, senza timore di dare scandalo ai fedeli perché il vero scandalo è il tradimento della verità e l’ipocrisia. Ha scritto nel 1990 il cardinal Ratzinger: "Nell’alfabeto della fede al posto d’onore è l’affermazione: In principio era il Logos. La fede ci attesta che fondamento di tutte le cose è l’eterna Ragione". Parole sublimi, ma ecco il punto: proprio dall’esercizio della ragione all’interno della fede sorgono acute difficoltà logiche su non pochi asserti dottrinali. Simone Weil rilevò il paradosso: "Nel cristianesimo, sin dall’inizio o quasi, c’è un disagio dell’intelligenza". Tale malaise de l’intelligence è attestato anche dal fatto che i principali teologi cattolici del ‘900 hanno avuto seri problemi con il magistero, penso a Teilhard de Chardin, Congar, de Lubac, Chenu, Rahner, Häring, Schillebeeckx, Dupuis, Panikkar, Küng, Molari. E oggi le cose non sono migliorate, anzi.

5. L’impostazione dominante rimane oggi la seguente: la teologia si esercita nella Chiesa e per la Chiesa e deve avere un esplicito controllo ecclesiale. Nel documento La vocazione ecclesiale del teologo, firmato dal cardinal Ratzinger nel 1990, il nesso chiesa-magistero-teologia è strettissimo. A mio avviso è precisamente questo nesso che oggi la teologia deve sottoporre a critica. Perché il cristianesimo possa continuare a vivere in Europa, è necessario che la teologia liberi il pensiero di Dio dalla forma rigidamente ecclesiastica impostale lungo i secoli con la morsa degli anathema sit e faccia entrare l’aria pulita della libertà. Non sto auspicando la scomparsa del magistero, ma il superamento della convinzione che la verità della fede si misuri sulla conformità a esso. Ciò che auspico è l’introduzione di una concezione dinamico-evolutiva della verità (verità uguale bene) e non più statico-dottrinaria (verità uguale dottrina). Ignazio di LoyolaUna teologia all’altezza dei tempi non può più configurarsi come obbedienza incondizionata al papa. L’obbedienza deve essere prestata solo alla verità, il che impone di affrontare anche le ombre e le contraddizioni della dottrina.

6. Ciò comporta il passaggio dal principio di autorità al principio di autenticità, ovvero il superamento dell’equazione "verità uguale dottrina" per porre invece "verità maggiore dottrina". È esattamente la prospettiva della Bibbia, per la quale la verità è qualcosa di vitale su cui appoggiarsi e camminare, pane da mangiare, acqua da bere. In questo orizzonte l’esperienza spirituale ha più valore della dottrina, il primato non è della dogmatica ma della spiritualità, e i veri maestri della fede non sono i custodi dell’ortodossia ma i mistici e i santi (alcuni dei quali formalmente eterodossi come Meister Eckhart e Antonio Rosmini). Ne viene che un’affermazione dottrinale non sarà vera perché corrisponde a qualche versetto biblico o a qualche dogma ecclesiastico, ma perché non contraddice la vita, la vita giusta e buona. Si tratta di passare dal sistema chiuso e autoreferenziale che ragiona in base alla logica "ortodosso-eterodosso", al sistema aperto e riferito alla vita che ragiona in base alla logica "vero-falso", e ciò che determina la verità è la capacità di bene e di giustizia. Così la teologia diviene autentico pensiero del Dio vivo, qui e ora.

7. Concretizzando. Non si può continuare insegnare che la morte è stata introdotta dal peccato dell ’uomo, mentre oggi si sa che la morte c’è da quando esiste la riproduzione sessuata, cioè milioni di anni prima della comparsa dell’uomo. Né si possono più sostenere così come sono i dogmi sul peccato originale, sull’origine dell’anima, sull’eternità dell’inferno, sulla risurrezione della carne.

Occorre inoltre prendere atto dell’insufficiente risposta alla questione del male e del dolore innocente, la più antica e la più attuale sfida a ogni pensiero di Dio. Per quanto riguarda poi la morale sessuale, le parole del card. Poupard sul caso Galileo, cioè che la Chiesa di allora fu incapace di "dissociare la fede da una cosmologia millenaria", devono portare a domandarsi se oggi non si è allo stesso modo incapaci di dissociare la fede da una biologia altrettanto millenaria e altrettanto sorpassata.

È necessario un immenso lavoro perché l’occidente torni a riconoscersi nella sua religione, e la condizione indispensabile è che il cantiere della teologia si apra alla libertà.

Infatti (per riprendere il sottotitolo del convegno romano) con o senza libertà cambia tutto. Ma l ’attuale gerarchia della Chiesa è spiritualmente grado di cogliere l’urgenza della situazione e di aprirsi al rischio della libera intelligenza?

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Sul tema, in rete, si cfr.:

  PER UNA NUOVA TEOLOGIA E PER UNA NUOVA CHIESA. 
  L’INDICAZIONE DI GIOVANNI XXIII E DI GIOVANNI PAOLO II: LA RESTITUZIONE DELL’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE. 
  Il loro successore ha il cuore di pietra e se lo tiene ben stretto. 
  Per lui Dio è Valore e tutto ha un caro-prezzo ("Deus caritas est")!!!

  Il “Deus charitas est” di Giovanni o il “Deus caritas est” di Benedetto XVI?! IL DIO DI MAMMASANTISSIMA E’ IL DIO-VALORE, MAMMONA. 
  LA MAFIA DEVOTA

  MATEMATICA E ANTROPOLOGIA, ALTRO CHE MISTERO. 
  GALILEO GALILEI E’ GALILEO GALILEI ... E LA TRASCENDENZA CRISTIANA NON E’ LA TRASCENDENZA "DELL’ENTE ...CATTOLICO-ROMANO", DEL VATICANO!!! 
  Cerchiamo di "non dare i numeri": il "Logos" non è un "Logo", e la "Charitas" non è la "caritas"!!!

  CRITICA DELL’ ECONOMIA POLITICA E DELLA TEOLOGIA .... 
  IL DOLLARO ("IN GOD WE TRUST") E LA CROCE ("DEUS CARITAS EST"): TUTTO A "CARO-PREZZO" ("CARITAS")! 
  EVADERE DALLE IDEE VECCHIE!!! CON MARX E KEYNES, OLTRE. 
  Un’indicazione e "una premessa... di civiltà"

  PIRANDELLO E LA BUONA-NOVELLA. DALL’ITALIA, DALLA SICILIA, DA AGRIGENTO, DA BONN, DA ROMA, DA MILANO, DA NAPOLI, DA SAN GIOVANNI IN FIORE, E DA GERUSALEMME: UN "URLO" MAGISTRALE PER BENEDETTO XV ... E BENEDETTO XVI. 
  Basta con la vecchia, zoppa e cieca famiglia cattolico-romana, camuffata da "sacra famiglia"!!!

 

 

 

 

 



Giovedì 10 Dicembre,2009 Ore: 16:11