CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell'EUROPA ....
UNA GRANDE OCCASIONE PER RIPENSARE L'EUROPA! Atene inaugura il nuovo museo dell’Acropoli. Sull'evento, un articolo di Stefano Miliani

Sabato 20 giugno Atene inaugura il nuovo museo dell’Acropoli a 300 metri a sud est dal tempio: è un edificio inondato di luce filtrata da ampie vetrate, fatto di marmi, cemento e colonne d’acciaio e l’apertura riaccende una questione che investe la diplomazia e perfino l’idea di democrazia stessa.


a cura di Federico La Sala

La battaglia diplomatica

Atene inaugura il nuovo museo dell’Acropoli

di Stefano Miliani *

Più o meno 2.500 anni fa la democrazia ateniese guidata da Pericle costruì il tempio alla dea Atena: il Partenone, che nell’equilibrio, nella misura e nella bellezza delle colonne e delle sculture ha trasmesso l’idea della civiltà e del pensiero in cui nasceva la concezione della democrazia ancora oggi così spesso tradita e vilipesa. Era il V secolo A. C., Ictino fu l’architetto, Fidia lo scultore principale di capolavori in parte perduti.

Sabato 20 giugno Atene inaugura il nuovo museo dell’Acropoli a 300 metri a sud est dal tempio: è un edificio inondato di luce filtrata da ampie vetrate, fatto di marmi, cemento e colonne d’acciaio e l’apertura riaccende una questione che investe la diplomazia e perfino l’idea di democrazia stessa. La faccenda riguarda le parti del Fregio che decoravano il Partenone conservate al British Museum di Londra e chiamate “marmi di Elgin”.

La questione è: la Gran Bretagna dovrebbe restituire quei i marmi alla Grecia? È democratico che non restituisca quanto prese a inizio ’800 lord Elgin? Il nuovo museo, e un documentato libro di un giornalista britannico, Christopher Hitchens, danno un robusto sostegno al partito del sì. L’istituto londinese continua a trincerarsi dietro il “no”.

Partiamo dal museo: sostituisce quella trista raccolta in un edificio accanto al tempio, è vicinissimo al Partenone, nella zona di Makryianni, l’ha progettato lo studio dell’architetto svizzero Bernard Tschumi, ha tre piani principali e due intermediari, 14mila metri quadri di superficie espositiva, un’intera facciata di vetro. Nell’orientamento rispecchia la pianta del Partenone. Espone statue, vasi, il tesoro di Afrodite, cariatidi e quant’altro dall’antichità in poi. Soprattutto ha una galleria per il Fregio ricomposto nelle parti originali aggiungendovi, in copia, quelle di Londra. Il Fregio infatti era formato da 115 blocchi. In tutto era lungo 160 metri e alto appena più di un metro. Raffigura 378 figure umane e divinità dai corpi e dai panneggi stupendi e oltre 200 animali. È una processione sacra che porta agli ateniesi il culto di Atena. Di questo Fregio scolpito da Fidia e dai suoi aiutanti una cinquantina di metri è nell’Acropoli, un’ottantina di metri (con sculture non meno notevoli e commoventi) è al British, un blocco è al Louvre, frammenti vari sono a Palermo, in Vaticano, ad Heidelberg, Vienna e Monaco. Dai primi anni 80, a partire da Melina Mercouri quando era ministro per la cultura, la Grecia ha insistito per riavere il resto del Fregio. Invano.

Londra ha sempre risposto negativamente. Con varie motivazioni. Una è che al British quei marmi sono più al sicuro e si sono conservati meglio al riparo, ad esempio, dall’inquinamento terribile di Atene. Poi la restituzione creerebbe un “precedente”: ogni museo del mondo rischia di essere svuotato, e rischiano di trionfare le rivendicazioni puramente nazionaliste, se ogni paese rivuole indietro opere uscite dai confini nel passato remoto. Altro argomento: a Londra l’hanno visto e possono vederlo più persone che non ad Atene, della qual cosa ha beneficiato la conoscenza delle arti classiche. Ancora: i “Marmi Elgin” sono al museo dal 1817 dove si entra gratis: quindi sono per tutti. I Trustees del British ribadiscono: “Le sculture appartengono all’umanità e trascendono i confini nazionali. L’attuale divisione dell’opera permette di raccontare storie diverse e complementari, affermando inoltre l’eredità universale dell’antica Grecia”. Prima veniva anche detto che Atene non aveva un posto adatto per tutto il Fregio. Vero. Ma ora ce l’ha.

Il presunto atto di acquisto di Elgin. Tra il 1801 e l’inizio del 1803 lord Elgin, ambasciatore di sua Maestà presso l’impero ottomano, stacca - causando danni - e sega pezzi del Partenone per portarseli in Scozia insieme a reperti da Corinto, Micene e altri siti. Ufficialmente ha avuto un’autorizzazione, un “firmano”, dall’autorità turca che allora dominava la Grecia. Nel suo libro I marmi del Partenone (uscito ora in italiano per Fazi Editore, 163 pagine, 19,50 euro) Christopher Hitchens dimostra due o tre fatterelli di un discreto rilievo. Primo: Elgin agì per interesse personale e vendette le sculture al British solo in seconda battuta dovendo pagare debiti al Regno. Secondo fatterello, fondamentale: per ragioni di politica internazionale contingente lord Elgin ebbe un “firmano”, ovvero un’autorizzazione ufficiale dai turchi. Intanto - domanda Hitchens - come può avere forza morale un permesso concesso dagli occupanti ottomani ai danni degli occupati? Elgin, insiste citando lettere e documenti, agì “per cupidigia”, perché voleva abbellire la sua dimora in Scozia, non per amore dell’arte. Ma il punto più grave è che, scrive il giornalista comparando fatti e datte, quel permesso sarebbe stato scritto a posteriori, cioè dopo la razzia, non prima. Infine ricorda: il Fregio non è un quadro, racconta una storia, è un poema per immagini brutalmente interrotto. Non andrebbe ricomposto?

Diplomaticamente, i responsabili del museo a partire dal curatore Dimitrios Pandermalis fanno rispondere a l’Unità di non voler dichiarare nulla in proposito. Tacitamente però sanno di incassare, con questo edificio, un bel credito sulla scena internazionale. Conoscono il anche il libro e se ne rallegrano. Tanto più che l’ha scritto un cittadino britannico. Siglando un gol in casa avversaria, calcisticamente parlando.

Info pratiche: Il nuovo museo dell’ACropoli apre al pubblico da domenica 21 al 23 solo a chi ha comprato un e-ticket, dal 24 biglietti normali. Fino al 31 dicembre 2009 l’ingresso costa un euro. Orario 8-20 chiuso lunedì. www.newacropolismuseum.gr

Le foto del museo e delle sue opere sono di Nikos Daniilidis, Nuovo Museo dell’Acropoli, Atene

* l’Unità, 18 giugno 2009

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Sul tema, in rete, si cfr.:

-  Terra! Terra!
-  EUROPA!!! CHE COSA SIGNIFICA ESSERE "EU - ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE. Una ’memoria’ sul referendum del 2005, per le celebrazioni della nascita della Unione Europea (2007)
 

 



Giovedì 18 Giugno,2009 Ore: 19:15