USCITA DALL'EGITTO - DEI FARAONI, 1945. "VENI, CREATOR SPIRITUS" (Benedetto Croce, 1947): COSTITUZIONE. CONCORDATO, CONCORDATO: DIO E' "CARO-PREZZO" (BENEDETTO XVI, "Deus caritas est", 2006)!!!
PER L'ORA DI RELIGIONE, VIA ALLA GUERRA: "DIO E' CON NOI"!!! IN ITALIA, 0GGI E' IL 25 APRILE 2009 - IN VATICANO E' DI NUOVO IL 1929. A ROMA, COME A BERLINO, E' ORA DI LANCIARE UN "KULTURKAMPF". Articoli sull'argomento ...
Il Papa ha voluto riaffermarlo oggi nel modo più solenne, concludendo in Vaticano il Meeting degli insegnati di religione promosso dalla Cei, che era stato aperto giovedì scorso dal cardinal Angelo Bagnasco e dal ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini.
a cura di Federico La Sala
Berlino. Se la capitale laica si divide sull’ora di religione I gruppi "Pro Reli" e quelli "Pro Ethik" domenica si sfidano sull’ingresso delle confessioni a scuola Uno scontro culturale e politico che via referendum rischia di ricreare il muro tra Ovest e Est Da una parte, con la Cdu-Csu, gruppi cattolici, protestanti, ebrei e musulmani di Andrea Tarquini (la Republica,24.04.2009) Una guerra sulla religione a scuola, un Kulturkampf, spacca Berlino e la Germania, e domenica gli elettori della capitale diranno chi vincerà. Sembra un paradosso, ma proprio la capitale, che è la più laica e atea tra le grandi città tedesche, è chiamata a decidere quali devono essere il posto e di fatto il rapporto di forze tra etica non confessionale e religioni nell’insegnamento e nella società. Lo scontro mobilita partiti, associazioni civiche, media e vip. E soprattutto polarizza più che mai, divide destra e sinistra democratiche, a volte con toni da guerra fredda. Il suo esito sarà rilevante anche in vista delle elezioni politiche di dicembre. Due milioni e quattrocentomila persone, tanti sono i berlinesi aventi diritto di voto, sono chiamati a esprimersi al referendum che "Pro Reli", cioè "Per la religione", un’associazione di base di cattolici, protestanti, ebrei, musulmani moderati, sostenuta dalla CduCsu della Cancelliera, ha ottenuto con una raccolta di firme. Sfida il sindaco-governatore socialdemocratico (Spd) Klaus Wowereit, il quale del 2006 ha fatto di Berlino un’eccezione nel paese sul tema difficile dell’ora di religione. Nella maggior parte dei 16 Stati (Bundeslaender) tedeschi, infatti, religione (cristiana, ebraica, musulmana o qualsiasi altra) o etica universale sono materie facoltative alternative, a pari dignità. Wowereit, che governa la città insieme ai postcomunisti della Linke, ha invece introdotto l’etica quale materia obbligatoria per tutti, mentre la religione è facoltativa. L’associazione di base "Pro Ethik" ("Per l’etica") fa campagna per lui. La vecchia opinione di Juergen Habermas, uno dei massimi pensatori laici tedeschi, secondo cui nella società, senza i valori religiosi, perdono punti di riferimento anche i non credenti, non sembra convincere l’ultralaico Wowereit. "Votate sì alla pari dignità tra etica e religione, perché è una questione di libertà", dicono i vip schierati con "Pro Reli". Personaggi non sospetti di foga clericale, anzi noti per posizioni liberal e aperte, come Guenter Jauck, uno dei più noti conduttori tv tedeschi, o la moderatrice Tita von Hardenberg: «Lo Stato non può arrogarsi su questo tema una posizione di monopolio». Tutto sbagliato, ribattono i portavoce del no, come il giovane scrittore di sinistra Arne Seidel: «Io voglio la lezione di etica insieme, per tutti gli scolari e studenti, quale che sia la loro confessione e origine». Sono due posizioni entrambe rispettabili, ma lontanissime. L’etica obbligatoria per tutti, afferma l’ex sindaco Spd Walter Momper, è importante anche in nome dell’integrazione tra diverse comunità, qui a Berlino dove 40 bambini su 100 nascono figli di stranieri o di cittadini d’origine straniera. «Se ognuno studia la sua religione separato, danneggeremo l’integrazione che deve cominciare dalla scuola». Sul fronte opposto, pareri opposti. Da voci insospettabili di volontà discriminatorie: come Stephan Kramer, un leader della comunità ebraica. «Se voglio rispettare un’altra concezione del mondo devo prima sapere chi sono, quali sono le mie radici», afferma. Fin qui i toni civili del dibattito. Ma la propaganda dei due fronti poi si è fatta pesante. Un manifesto di "Pro Reli" mostrava una cesta con dentro indumenti solo di colore rosso, come a dire che chi chiede di votare no è automaticamente comunista. Neanche quelli di "Pro Ethik" vanno per il sottile: nei loro poster raffigurano la famosa stampa di Albrecht Duerer, le mani in preghiera, sullo sfondo di un tappeto di fiori bruni, il colore che in Germania indica i nazisti. Oppure affiancano un prete cristiano e un Taliban ritratti entrambi a far lezione. Chi vincerà? Gli ultimi sondaggi danno al "sì" un lieve vantaggio, il 51%, nonostante si calcola che i berlinesi non credenti siano 6 su 10. Ma se domenica sera il numero di partecipanti al voto si rivelerà insufficiente, il risultato del referendum sarà nullo. Comunque finisca, il Kulturkampf sull’ora di religione sta ricreando un Muro nelle anime tra le due Berlino: all’Ovest i paladini della pari dignità tra religione ed etica a scuola sono in decisa maggioranza, mentre nell’Est "rosso" il "no" si prepara a stravincere. EDUCAZIONE E VALORI «Ora di religione, risorsa di Gianni Santamaria(Avvenire, 24 Aprile 2009) L’ora di religione come momento riservato a chi crede? Come catechismo impartito per convertire chi non crede? Oppure come insegnamento etico, o peggio, asettico elenco di nozioni? Niente di tutto questo. I numeri dicono che la stragrande maggioranza degli studenti, il 91,1%, si avvale dell’insegnamento della religione cattolica (Irc). Ma oltre a questo, il valore della conoscenza non tanto del fenomeno religioso, quanto della religione cattolica come fattore che ha costruito il tessuto in cui viviamo è al centro da ieri di una tre giorni dal titolo Io non mi vergogno del Vangelo. L’insegnamento della religione cattolica per una cultura al servizio dell’uomo, organizzato dal servizio nazionale di settore della Cei. Insegnamento confessionale? La «confessionalità» - ha spiegato il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco davanti ai 300 convenuti, tra direttori diocesani e insegnanti di religione in rappresentanza dei circa 25mila specialisti - «non può essere vista come una complicazione o un intralcio all’esercizio della laicità, bensì essa costituisce una garanzia di identità ». Essa fa sì, dunque, che l’impegno vada a un insegnamento non «a-situato, cioè fuori contesto, ma al contrario che sia radicato in una tradizione viva, capace a sua volta di vivificarlo continuamente, e farlo progredire in un costante confronto con la realtà». E la realtà di oggi parla di una grande richiesta di senso. Ma è anche caratterizzata da spinte secolaristiche e dalla presenza plurale di altre religioni tra i banchi. Per i ragazzi di altro credo o che «si riferiscono ad altri sistemi di significato», però, conoscere la religione cattolica è tutt’altro che un orpello. L’alunno, al di là dell’appartenenza, infatti, è bene che percepisca «il significato dei valori che scaturiscono da questa fede» - ha proseguito il porporato - riconoscendo che essi sono «generalmente vissuti e condivisi e che nel nostro Paese sono parte integrante del patrimonio storico e culturale». Ma non è solo una questione di cultura libresca, bensì di vita quotidiana. L’insegnamento della religione cattolica, infatti, «potrebbe significare comprendere le persone che vivono coerentemente la fede cristiana», in vista della promozione di una «mentalità accogliente» che favorisca una «serena convivenza civile nel quadro del pluralismo». Obiettivo comune di Stato e Chiesa, in questo senso, è l’«alleanza educativa». Per raggiungere questi obiettivi - è emerso dall’intervento di Bagnasco, ma anche dalla presentazione del responsabile del Servizio nazionale per l’Irc, don Vincenzo Annicchiarico e dagli interventi di un direttore diocesano (di Brescia) e di una insegnante romana - occorre che la religione cattolica diventi sempre più disciplina scolastica a pieno titolo e con pari dignità. «La cura e la competenza dell’insegnante- ha confermato Annicchiarico - diventa espressione di una risorsa non solo per la scuola, ma per l’intera società», andando incontro «ai bisogni culturali ed educativi degli alunni e delle loro famiglie, mostrando così un impegno educativo per la piena realizzazione dell’uomo». A partire dalla loro precisa identità di credenti e uomini di «sintesi» tra fede e cultura, li ha definiti Bagnasco. «Testimoni della possibilità di riconoscere il Vangelo come sensato e significativo per la propria vita», è emerso dal saluto dei direttori diocesani. Con lo scopo di «formare la persona nella sua globalità», hanno ribadito gli insegnanti. Come modello, nell’Anno Paolino c’è l’Apostolo delle genti. Un promotore di dialogo e cultura. Non a caso l’incontro vedeva ieri seduti al tavolo con Bagnasco, la Gelmini, Annicchiarico e la sua vice, suor Feliciana Moro, anche il responsabile nazionale del Servizio nazionale per il progetto culturale Vittorio Sozzi e il vice Ernesto Diaco, che oggi prenderà la parola nella seconda giornata di lavoro. Più volte, infine, è ritornato l’accorato appello di Benedetto XVI sull’«emergenza educativa». E domani circa 8mila insegnanti da tutta Italia saranno ricevuti in udienza per la prima volta da Ratzinger. Gianni Santamaria Sul tema, in rete, si cfr. ( per leggere gli art., cliccarvi su): ___________________________________________________________________________ Benedetto XVI: "E’ parte integrante della scuola italiana e l’insegnante è una figura importante per i ragazzi" Il Papa difende l’ora di religione CITTA’ DEL VATICANO - L’ora di religione è parte integrante della scuola italiana ed è esempio di "laicità positiva". Lo ha ribadito oggi il Papa. "L’insegnamento della religione cattolica è parte integrante della storia della scuola in Italia, e l’insegnante di religione costituisce una figura molto importante nel collegio dei docenti", ha detto Benedetto XVI, come dimostra anche il fatto che "con lui tanti ragazzi si tengano in contatto anche dopo i corsi". Il Papa ha voluto riaffermarlo oggi nel modo più solenne, concludendo in Vaticano il Meeting degli insegnati di religione promosso dalla Cei, che era stato aperto giovedì scorso dal cardinal Angelo Bagnasco e dal ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini. Applaudito dagli ottomila professori radunati nell’Aula Nervi, il Papa ha sottolineato che "l’altissimo numero di coloro che scelgono di avvalersi di questa disciplina è il segno del valore insostituibile che essa riveste nel percorso formativo e un indice degli elevati livelli di qualità che ha raggiunto". Lungi dal costituire "un’interferenza o una limitazione della libertà", la presenza nella scuola pubblica italiana degli insegnanti di religione selezionati dalla Chiesa cattolica "è, anzi, un valido esempio di quello spirito positivo di laicità che permette di promuovere una convivenza civile costruttiva, fondata sul rispetto reciproco e sul dialogo leale, valori di cui un paese ha sempre bisogno", ha aggiunto il Papa. * la Repubblica, 25 aprile 2009 Sabato 25 Aprile,2009 Ore: 17:12 |