L’attacco alla 194
Uomosessuali alla riscossa

di daniela tuscano

Ringraziamo daniela tuscano per averci segnalato questo suo articolo pubblicato sul blog: http://dimelaltra.blogspot.com


Ho evitato, finora, di affrontare direttamente la questione-aborto. L’ho fatto per un senso di rabbia, disgusto e - ammettiamolo - anche di noia di fronte all’ennesima, indecente strumentalizzazione d’un problema verso il quale l’unico atteggiamento accettabile sarebbe un rispettoso, partecipe silenzio. Partecipe, quindi niente affatto indifferente o ignavo.

L’ho fatto perché, del resto, da tempo vado denunciando ciò che sta realmente alla base dell’attacco alla 194 (Il testo della legge), e che ciclicamente si ripropone a distanza di anni, quando le circostanze paiono propizie: non la difesa dell’astratta Vita - dimenticando peraltro le vite "al plurale" di cui nessuno si occupa -, ma lo sconcio alibi per stornare l’attenzione dai gravi malanni di questo bellissimo e tremendo Paese. E, ovviamente, il tentativo di sottomettere nuovamente le donne, di privarle di quel minimo di autonomia e di emancipazione che hanno conquistato con fatica, con dolore e con sangue nel corso degli anni, senza l’aiuto di nessuno. Qualsiasi società regressiva, o neo-regressiva, è da sempre uomosessuale (L. Irigaray), e il suo primo obiettivo "normalizzatore" è quello di mettere il bavaglio al sesso potenzialmente sovversivo, qual è quello femminile. Così accade sempre, così accade oggi, e non è certo casuale che l’attuale pseudo-moratoria (l’inganno verbale dovrebbe essere evidente, la 194 è già, di per sé, una moratoria) invocata a tambur battente da Giuliano Ferrara, tribuno veemente e sterile, sia appoggiata in toto da una pattuglia di uomini spesso celibi o misogini (il Vaticano in primis, ma nella categoria inseriamo pure le vecchie vergini in cilicio, a riprova che l’appartenenza sessuale va ben oltre il fattore biologico).
Tutto quanto coi valori religiosi non c’entra nulla. Lo stesso Ferrara, il mese scorso, dichiarò sul "Corriere" d’essere "cattolico romano". Una frase molto simile a quella pronunciata, nei suoi anni d’oro, da Benito Mussolini: "Io non sono cristiano, sono cattolico". La tradizione degli atei devoti, in Italia, è dunque antica, e coincide appunto con quel desiderio grettamente (piccolo) borghese di ordine, di gerarchia, di "azzeramento": la semplificazione assurta a etica, dove la religione, o meglio le istituzioni religiose, servono a conferire autorevolezza a quel desiderio. Il sanfedismo, malattia endemica, è in fondo tutto qui.

Le donne, abbiamo detto, sono il primo fattore di disturbo in quest’utopistico micromondo perfetto; un mondo "uomosessuale" che incentra tutto sul maschio e contemporaneamente odia gli omosessuali, che riduce le donne a pura merce di scambio per pruriti di tardivi playboy o sedicenti tali; se riascoltiamo le istruttive confidenze tra Berlusca e Saccà ci sembra di tornare indietro di almeno cent’anni, e invece è storia odierna, pur essendo partita da lontano, con le tv palazzinare, le veline, le cronacacce nerissime e putrescenti, per giungere alle ormai diuturne violenze di cui siamo vittime.

L’uomo uomosessuale è impettito, sventola la sua cravatta come uno stendardo, nasconde sotto il doppiopetto un po’ di pancetta aziendale, si dice moderato ma nasconde un’insospettabile ferocia, detesta l’aborto ma non ha nulla in contrario verso la guerra, la pena di morte, la cacciata dei bimbi immigrati. Strepita per la santità della Famiglia, ma non l’abbiamo mai visto lottare perché alle famiglie siano garantiti salute e lavoro sicuro (è anzi spesso favorevole alla privatizzazione della sanità, e delle tragedie sul lavoro, scottante piaga di questi tempi disperati - pochi giorni fa, la morte d’un altro operaio - se ne infischia). Si delizia quando la Chiesa tuona contro i deviati sessuali, s’imbestialisce invece quando quel maledetto prete "comunista" gli ricorda che ben difficilmente il ricco entrerà nel Regno dei Cieli, che Gesù aveva raccomandato la condivisione e previsto il martirio. Gli piace il profumo dell’incenso, ignorando che il vero incenso è la voce inascoltata di migliaia di bimbi. Anche qui, fanciulli, che già son nati, ma che se ne vanno molto presto e in condizioni atroci, perché gli sprechi dell’uomo uomosessuale gl’impediscono di racimolare anche una ciotola di riso.

Strana la vita, anzi la Vita, difesa dall’uomo uomosessuale!

Già nel 1995, un uomo autentico - e non uomosessuale - l’aveva ricordato durante l’omelia di Sant’Ambrogio: "Non basta proclamare il valore primario della vita nella sua integrità, se non si creano anche politiche condivise che favoriscano l’amore alla vita con la creazione di condizioni sociali favorevoli alle giovani coppie, al sostegno delle condizioni della donna, alla politica della casa [...]. Non ogni lentezza nel procedere è necessariamente un cedimento. C’è pure il rischio che, pretendendo l’ottimo, si lasci regredire la situazione a livelli sempre meno umani" (grassetti miei). Sono frasi vecchie di tredici anni. Atterrisce constatarne ancora la vitalità, nonché la lucidità profetica.

Chi scrive non ha mai considerato l’aborto un diritto e/o una conquista sociale. Sempre mi sono battuta contro quest’interpretazione, ricordando fra l’altro che la 194 non è una legge "che protegge l’aborto" ma "a tutela della maternità". Nelle mie inchieste ho dato spazio alle iniziative a favore di quest’ultima, spesso volutamente ignorate da certa stampa "progressista". La mia è una visione alquanto pasoliniana, di principio; misterica, per dir così. Credo sia, alla fine, la posizione condivisa dalla maggioranza delle donne, le quali, contrariamente a ciò che vaneggiano gli uomosessuali, non si divertono ad abortire; ma che hanno preteso quella moratoria, per uscire dalla barbarie silente in cui gli uomosessuali le confinavano, una barbarie fatta di ferri da calza, di cucchiai, di anonime ragazze "disonorate" e dissanguate su tavolacci di legno.

Il resto del discorso - il sesso avulso dall’amore, una perversione intellettuale che vede nell’aborto un sistema contraccettivo, i corpi sbadatamente adoperati in scintillanti lussurie... - non può essere affrontato con gli uomosessuali, causa prima dell’attuale traviamento. Un discorso serio e profondo nascerà soltanto quando i sepolcri imbiancati taceranno per sempre. Quando un mondo più tenero partorirà uomini e donne, di ogni fede e di nessuna fede, ma capaci di compassione, che si curveranno deferenti verso l’impercettibile, eppur reale grumo di vita, e oggi abortiti dal fracasso inverecondo degli uomosessuali.


Sabato, 02 febbraio 2008