Ora non è più un dato opinabile. Cè una ricerca precisa, come documenta larticolo de La Stampa che di seguito riportiamo. Oggi il 60% delle donne che abortiscono in Italia si dichiara cattolica. Trentanni fa, ne siamo più che sicuri, le percentuali sarebbero state molto superiori, molto vicine al 90%. E questp è il segno della progressiva perdità di credibilità della Chiesa in questi anni. Se il card. Ruini, Ferrara e i Teodem-teocon vogliono darsi da fare per ridurre laborto nel nostro paese, invece di sbraitare e trasformare la questione in un affare "politico" o addirittura in una lista per occupare scranni parlamentari, non devono far altro che convincere il 60% delle donne che abortiscono, cattoliche, della loro religione, a non farlo. Invece di sbraitare contro lo Stato farebbero bene a prendersela con i loro parroci, con i loro catechisti incapaci di formare "cattolici doc" che invece non esitano a ricorrere allaborto. Come abbiamo più volte sostenuto su queste colonne laborto è un fenomeno prevalentemente "cattolico": sono Ruini e soci i responsabili primi dei tanti aborti che da sempre si sono fatti nel nostro paese. Loro con lattacco alla 194 e alla legalizzazione dellaborto vogliono in realtà mettere a posto ipocritamente la loro coscienza e credere così che non risponderanno davanti al loro Dio della loro incapacità di pastori a formare donne "ligie" ai doveri che loro ritengono "dettati da Dio". Da oggi in poi farebbero bene a tacere e a fare cose serie invece che trasformare la questione dellaborto in una questione "politica" per occupare lucrosi scranni parlamentari. Cosa di cui dovrebbero vergognarsi in eterno.
26/2/2008
Se laborto è Nimby Il 60% delle donne che ricorrono alla 194 sono cattoliche in un sondaggio realizzato ad Ascoli Piceno
FLAVIA AMABILE
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Sembra facile a dirsi ora, ma nessuno ci aveva pensato a chiedere la religione alle donne che andavano nei consultori a
chiedere un’interruzione di gravidanza. Lo ha fatto Tiziana Antonucci, ginecologa di Ascoli Piceno, ottenendo un risultato
non poco imbarazzante: sono cattoliche il 60% del totale, sei donne su dieci che abortiscono. Tiziana Antonucci da anni è una delle poche ginecologhe delle Marche a garantire l’applicazione della 194. Nel consultorio
dellAied dove lavora arrivano da tutta la regione dopo aver girovagato fra obiettori di coscienza di diversi paesi.
Tiziana le fa innanzitutto parlare e dopo averne ascoltate a centinaia per anni le è sorto un dubbio. «In alcune si
percepiva un forte senso di colpa», spiega. E allora decise di fare una ricerca. E’ andata a finire che nel 2007 su 513 richieste di interruzione giunte in
consultorio, 200 arrivavano da cattoliche praticanti e 108 da cattoliche non praticanti: il 60% del totale. Le sole
cattoliche praticanti rappresentano quasi il 39% degli aborti richiesti, molto di più dei 146, il 28,4%, che vengono da
donne di altre religioni: soprattutto musulmane, ortodosse, alcune buddiste, sikh e anche qualche atea. Le restanti 59
donne hanno preferito non rispondere.
Risultati poco in linea con la dottrina della Chiesa, ma che hanno una spiegazione precisa secondo Tiziana Antonucci. Le
non cattoliche arrivano più preparate, hanno maggiore dimestichezza con i contraccettivi. Risultati però che confermano in
pieno qualcosa che si percepisce anche da altri sondaggi. Nellaprile del 2006 lOrdine provinciale dei Medici Chirurghi e
degli Odontoiatri della Provincia di Torino intervistò degli infermieri (in maggioranza tra i 30 e i 40 anni, impiegati in
reparti di terapia intensiva, lungo-degenza e chirurgia). Fra i vari risultati emerse che il 76% degli infermieri credenti
era favorevole alleutanasia volontaria, e più o meno lo stesso era emerso a Milano. E il Nimby in versione etica. Aborto? No, grazie, dicono i cattolici. No, grazie, dicono le cattoliche. But not in my
uterus.
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su La Stampa http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=124&ID_articolo=203&ID_sezione=274&sezione=
Martedì, 26 febbraio 2008
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